«Per l’area euro nei prossimi mesi si profila un allentamento delle condizioni monetarie nel quale bisognerà considerare che un’azione tempestiva e graduale permetterà di contenere la volatilità macroeconomica rispetto a un’azione tardiva e precipitosa». Lo dice il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nelle considerazioni annuali, secondo cui una “graduale” riduzione dell’attivo Bce – come i bond acquistati – “è certamente appropriata” ma “è fondamentale non interferisca con l’orientamento della politica monetaria, evitando carenze di liquidità nel sistema o episodi di frammentazione nella trasmissione degli impulsi monetari“.
Panetta ribadisce il suo appello alle banche a “non abbassare la guardia“. «Non possiamo farci cogliere impreparati da tensioni che potrebbero emergere in futuro ricordando come la vigilanza, ad aprile, abbia chiesto alle banche di costituire una riserva di capitale macroprudenziale. Bisogna riconoscere le perdite attese sui crediti che saliranno nel prossimo biennio e a tenere sotto controllo la liquidità visto anche “il rialzo del costo della raccolta», ha spiegato.
I segnali di frammentazione degli scambi commerciali e finanziari si stanno intensificando. La contrapposizione politica e commerciale tra Stati Uniti e Cina si è inasprita; tensioni e conflitti armati affliggono più aree del mondo. Secondo Panetta, è prematuro parlare di deglobalizzazione, ma è chiaro che il processo di rapida integrazione dell’economia mondiale si è interrotto. «L’incidenza del commercio internazionale sul prodotto è rimasta al 30 per cento negli ultimi quindici anni, dopo essere raddoppiata nei due decenni precedenti – ha spiegato. – Le imprese stanno rivedendo le proprie strategie al fine di riorganizzare su base nazionale o regionale attività che in passato venivano svolte su scala globale e di diversificare le fonti di approvvigionamento. Al tempo stesso, le conseguenze negative di una frammentazione economica e di un ritorno del protezionismo non vanno sottovalutate».
Per il Governatore è essenziale creare un mercato dei capitali europeo, poichè sarebbe illusorio pensare di finanziare l’enorme volume di investimenti necessari per la competitività dell’economia europea senza un preponderante apporto del risparmio privato e senza la professionalità degli intermediari. «Un mercato dei capitali unico – ha sottolineato Panetta – accrescerebbe i flussi di investimento tra paesi e offrirebbe a famiglie, imprese e intermediari migliori opportunità di diversificazione dei rischi, attenuando l’impatto delle fluttuazioni cicliche».
Utilizzare al meglio i fondi del Pnrr in tempi contenuti è arduo per le amministrazioni. Ma è cruciale per risollevare la crescita potenziale dell’economia. «Il Pnrr – spiega ancora Panetta – impegna l’Italia ad attuare riforme e fornisce cospicue risorse per l’ammodernamento del sistema produttivo e della P.a: secondo nostre elaborazioni, 16 miliardi per la digitalizzazione, 19 per la ricerca e l’innovazione, 33 per le infrastrutture di trasporto e 17 per gli investimenti delle imprese. La piena attuazione degli investimenti e delle riforme previste dal Pnrr, oltre a innalzare il prodotto di oltre di 2 punti percentuali nel breve termine, avrebbe effetti duraturi sulla crescita dovuti a incrementi di produttività stimabili tra 3 e 6 punti percentuali in un decennio».
Guardando alla nostra economia non siamo condannati alla stagnazione ma non dobbiamo farci illusioni: “la nostra economia soffre ancora di problemi gravi, alcuni radicati e di difficile soluzione” e cita in primis il ritardo economico del Sud e l’elevato debito pubblico, “questioni ineludibili per la politica economica“. E sul fronte dell’occupazione un aiuto concreto potrebbe venire dal flusso di immigrati regolari superiore a quello ipotizzato dall’Istat“. «Occorrerà gestirlo, in coordinamento con gli altri paesi europei e rafforzando le misure di integrazione. C’è poi il tema giovani: molti hanno cercato migliori prospettive di lavoro all’estero e l’esodo indebolisce la dotazione di capitale umano del nostro paese».
Il debito pubblico italiano è “una tale zavorra che ci costringe ogni anno a impegnare considerevoli risorse pubbliche per pagare interessi, sottraendole all’innovazione e allo sviluppo“. Secondo Panetta “potremo liberarci del fardello del debito soltanto coniugando prudenza fiscale e crescita“. «Per affrontare il problema del debito serve “un piano credibile volto a stimolare la crescita e la produttività, e nel contempo realizzare un graduale e costante miglioramento dei conti pubblici“. Bisognerà portare il debito/Pil “su una traiettoria stabilmente discendente“.