In una lettera aperta un gruppo di dipendenti (attuale ed ex) OpenAI ha evidenziato le paure per la mancanza di supervisione in un mondo in rapida evoluzione come quello del settore dell’intelligenza artificiale.
Il gruppo ha attirato l’attenzione sul fatto di possedere “sostanziali informazioni non pubbliche” su ciò che la loro tecnologia può fare, sulla portata delle misure di sicurezza che hanno messo in atto e sui livelli di rischio che la tecnologia ha per diversi tipi di danni.
«Comprendiamo anche i gravi rischi posti da queste tecnologie», hanno scritto, aggiungendo che le aziende «attualmente hanno solo deboli obblighi di condividere alcune di queste informazioni con i governi, e nessuno con la società civile. Non pensiamo che si possa fare affidamento sul fatto che tutti lo condividano volontariamente». «Le aziende di intelligenza artificiale hanno forti incentivi finanziari per evitare una supervisione efficace e non crediamo che strutture su misura di governance aziendale siano sufficienti per cambiare la situazione».
OpenAI, Google, Microsoft e altre aziende sono al timone di una corsa agli armamenti dell’intelligenza artificiale generativa, un mercato che si prevede raggiungerà i mille miliardi di dollari di entrate entro un decennio. In tutto questo le aziende dei più disparati settori si affrettano ad aggiungere chatbot basati sull’intelligenza artificiale per evitare di essere lasciate indietro dai competitors.