L’esito delle elezioni in India si è rivelato un duro colpo politico per il primo ministro Narendra Modi e il suo partito al potere, visto che non hanno ottenuto la vittoria schiacciante che era prevista all’inizio. Entrerà nel suo terzo mandato con un risultato di fatto debole. Il suo partito Bharatiya Janata ha perso infatti dozzine di seggi portando il totale previsto a 240, non raggiungendo la maggioranza assoluta nella camera bassa del parlamento del paese. Si tratta di una netta differenza rispetto agli ampi mandati del 2014 e del 2019, quando il BJP ottenne rispettivamente 282 e 303 seggi, ottenendo da solo la maggioranza.
Il principale partito di opposizione indiano, l’Indian National Congress, un tempo dominante, ha ottenuto 99 seggi, una netta inversione di tendenza rispetto ai 52 seggi ottenuti nel 2019. Insieme ai suoi partner della coalizione – l’Indian National Developmental Inclusive Alliance, o INDIA – l’alleanza dell’opposizione ha ottenuto 233 seggi, un risultato molto migliore di quanto previsto.
Sotto il regime decennale di Modi l’economia indiana ha registrato una solida crescita, con gli ultimi dati sul PIL che mostrano che l’economia è cresciuta dell’8,2% nell’anno fiscale 2024 terminato a marzo. Questo valore è stato superiore alla previsione iniziale del governo del 7,6%, e ha mantenuto il paese sulla buona strada come una grande economia con la crescita più rapida del mondo.
L’India è un Paese molto osservato dagli analisti in questi ultimi tempi perché che sta crescendo a vista d’occhio, in rapida espansione secondo l’Fmi ed in procinto di diventare la terza economia più grande al mondo entro il 2027 secondo il ministro delle Finanze.