La Cina allontana anche a maggio il rischio formale di deflazione, ovvero una diminuzione generalizzata dei prezzi che genera un incremento del potere d’acquisto della moneta. Il dato, misurato dall’indice dei prezzi al consumo, segna infatti un rialzo annuo dello 0,3%, lo stesso di aprile e meno dello 0,4% atteso, tenendo una ripresa per il secondo mese di fila con la risalita della domanda interna. E’ quanto riporta l’Ufficio nazionale di statistica cinese.
Su base mensile, la performance dell’inflazione è stata pari a -0,1%, in forte ritirata rispetto alla crescita di aprile, pari a +1%.
I prezzi dei prodotti alimentari, del tabacco e dell’alcol sono scesi dell’1,0% su base annua; all’interno di questa categoria, i prezzi della carne sono diminuiti del 2,2%, mentre i prezzi della carne di maiale sono aumentati del 4,6%.
Gli economisti affermano che è necessaria un’ulteriore serie di misure di stimolo fiscale e monetario più forti e coordinate per aumentare in modo sostenibile la domanda.
Diffuso anche l’altro parametro dell’inflazione dell’indice dei prezzi alla produzione, sempre di maggio. Il dato, bloccato in deflazione da settembre 2022, è sceso ad un ritmo più lento dell’1,4% a maggio dopo essersi contratti del 2,5% ad aprile, e rispetto a un calo previsto dell’1,5%. Si tratta del ventesimo mese di fila di calo al passo più morbido da febbraio 2023. Su base mensile, il rialzo è dello 0,2%, il primo in sei mesi (-0,2% ad aprile).