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Autostrade: la rete del futuro tra tech, green e sostenibilità

Maria Lucia Panucci
15 Giugno 2024
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Il percorso di rigenerazione della rete per una mobilità sempre più sostenibile e moderna grazie allo sviluppo di tecnologie innovative: la nostra intervista a Danilo Gismondi, Chief information and digital transformation officer di Autostrade per l’Italia

Il parco auto italiano è rappresentato da circa 40 milioni di veicoli. Oggi il 90% degli spostamenti quotidiani di merci e l’85% di quelli di persone avviene su gomma. Numeri che confermano da un lato la strategicità della rete autostradale per il tessuto economico del Paese, dall’altro l’esigenza di una riflessione generale sulla modernizzazione e rigenerazione della rete, per allungarne la vita utile e la sua capacità di resistere allo stress a cui viene sottoposta quotidianamente. Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Danilo Gismondi, Chief information and digital transformation officer di Autostrade per l’Italia.

La rete autostradale italiana in questo 2024 compie un secolo di vita. Oggi guardiamo al futuro. Come state intervenendo per modernizzare e digitalizzare la rete?

 «Parto con il dire che l’infrastruttura autostradale italiana si conferma fondamentale e imprescindibile per l’economia nazionale, non solo facilitando gli spostamenti ma anche influenzando direttamente la distribuzione demografica e le scelte imprenditoriali. Circa il 70% della popolazione italiana vive, infatti, entro un raggio di 20 chilometri da uno svincolo autostradale, un dato che sottolinea la forte dipendenza da queste vie di comunicazione e il loro ruolo nel plasmare le dinamiche abitative. Una prossimità che assume un significato ancora più pregnante nel contesto lavorativo, dove oltre la metà dei lavoratori, il 58% per l’esattezza, beneficia del fatto che il proprio luogo di lavoro si trova entro 10 chilometri da uno svincolo autostradale. Una vicinanza non casuale, ma che è il risultato di strategie aziendali mirate a ottimizzare logistica e tempi di spostamento, fattori critici per l’efficienza e la competitività nel mercato globale.  Vorrei anche sottolineare che nessun altro Paese ha così tanti ponti: sulle autostrade italiane, si sviluppano complessivamente per 1200 chilometri (molti più dei 260 della Germania o dei 229 della Spagna), con il numero delle strutture che è quattro volte superiore alla media dell’UE. Se poi guardiamo alle gallerie autostradali, l’Italia ha da sola la metà di tutte quelle europee: ben 500 chilometri di estensione. In totale, sui 6000 chilometri complessivi della rete autostradale a pedaggio italiana, quasi 2000 sono costituiti da ponti e gallerie, che gli addetti ai lavori chiamano “opere d’arte”. Questo importante patrimonio, però, deve essere ammodernato: la maggioranza dei ponti, dei viadotti, delle gallerie, nonché della stessa rete autostradale, è stata costruita fra il 1960 e il 1980. La digitalizzazione e la decarbonizzazione rappresentano i due pilastri della cosiddetta “settima rivoluzione” nel settore dei trasporti, che si caratterizza essenzialmente per le innovazioni tecnologiche, come l’avvento dei veicoli a guida assistita e autonoma e la diffusione dei servizi di smart mobility. Le soluzioni digitali integrano le tecnologie più avanzate nella rete autostradale italiana per facilitarne la gestione e accrescere efficienza e sicurezza. La raccolta e l’analisi in tempo reale di grosse quantità di dati permette di automatizzare tutti i processi operativi e migliora in modo significativo l’esperienza di guida degli utenti. Con il Programma Mercury, Smart Sustainable Mobility, Autostrade per l’Italia lavora alla costruzione di un grande polo unitario e coordinato per l’innovazione tecnologica, al fine di garantire infrastrutture più sicure e partecipare da protagonisti alla rivoluzione che decarbonizzazione, digitalizzazione e nuovi servizi di trasporto stanno apportando a tutti i sistemi di mobilità. Gli obiettivi di decarbonizzazione del Gruppo vanno poi di pari passo con la digitalizzazione, ma questo non è l’unico fattore che permette di accelerare il processo nel caso della rete autostradale. Il Programma Mercury prevede infatti anche molti altri ambiti di intervento, dalle fonti di energia rinnovabile per alimentare l’illuminazione, al potenziamento dell’infrastruttura di ricarica dei veicoli elettrici. A questo proposito è stata ultimata l’installazione di 100 stazioni di ricarica ad alta potenza. Decarbonizzare significa anche prevedere opere eco-sostenibili, con cantieri improntati ai princìpi dell’economia circolare: riuso e ricondizionamento dei materiali, utilizzo virtuoso delle risorse idriche, riduzione degli sprechi, contenimento dell’inquinamento».

Quali saranno nel concreto i vantaggi per gli automobilisti italiani?

 «La prospettiva di medio periodo è quella di un’autostrada completamente automatizzata, una smart road, in grado di inviare tempestivamente agli utenti maggiori informazioni utili. Come? Attraverso un insieme di tecnologie combinate in un nuovo modo di concepire la mobilità, che proietta le autostrade nel futuro, grazie all’interconnessione tra veicoli e infrastrutture, in una concezione dove strade, utenti e veicoli comunicano in sincronia. In quest’ottica Movyon – società del Gruppo Aspi, leader nello sviluppo e nell’integrazione di soluzioni tecnologiche avanzate di Intelligent Transport Systems e monitoraggio delle infrastrutture – ha realizzato il sistema di comunicazione tra veicolo e infrastruttura (V2I), che permetterà di fornire informazioni agli utenti relative a incidenti, code, veicoli fermi o contromano, strada sdrucciolevole, presenza di persone o ostacoli su strada, presenza di cantieri, eventi meteo, in tempo reale. Inoltre le vetture potranno essere in grado di recepire le informazioni per prendere decisioni in autonomia durante la guida, come frenare davanti a un ostacolo, scegliere percorsi e offrire al viaggiatore anche suggerimenti su servizi disponibili lungo il tragitto (parcheggi, limitazione di accessi, rifornimenti). Ovviamente il livello di informazioni che la vettura sarà in grado di ricevere ed elaborare dipenderà dalla tecnologia prevista a bordo».

Foto Ufficio stampa

E a livello di spesa quanto ci è costata una rete più digitale e innovativa?

«Da tre anni a questa parte nel Gruppo Autostrade per l’Italia c’è stata un’accelerazione notevole sull’utilizzo della tecnologia, che è diventata l’asse determinante nella gestione e nel monitoraggio dell’infrastruttura, al punto che adesso abbiamo strumenti tali da condurre operazioni inimmaginabili fino a dieci anni fa. Solo nell’ultimo triennio ammontano a 200 milioni gli investimenti dedicati alla digitalizzazione». Proprio per questo il tasso di digitalizzazione del Gruppo si è triplicato, sia nei processi interni, sia in quelli esterni. In ambito monitoraggio, ci siamo mossi sulle tre principali direttrici di: censimento (oltre quattromila opere sono mappate con un gemello virtuale, che è la trasposizione digitale dell’opera, recante tutte le sue caratteristiche tecniche, fisiche e geospaziali); con un catasto digitale della rete, di cui gestiamo circa 3.000 km (la metà dell’intera rete autostradale del Paese), quindi per tutte le concessionarie che fanno parte del nostro gruppo siamo intervenuti referenziando ogni singolo centimetro dell’infrastruttura. La terza direttrice fa leva sull’utilizzo di tecnologie visive o radar, che vanno a identificare difetti, anomalie a problematiche di varia natura lungo il sedime autostradale».

La tecnologia può quindi essere d’aiuto anche sul fronte della sicurezza autostradale? Come intervenire per ridurre i rischi?

«Iniziamo per gradi, partendo da chi mette a disposizione la propria competenza e mano d’opera nella realizzazione dell’infrastruttura. Da un lato il Gruppo sta configurando il cantiere come un habitat nel quale la relazione uomo-macchina e le possibili interferenze siano monitorate da una rete di app che producano scambi di dati e informazioni orizzontali. Dunque, più intelligenza predittiva, sul modello della domotica abitativa, all’insegna della sicurezza dei lavoratori. L’obiettivo è mettere le persone che operano sul campo nelle condizioni di acquisire best practices e operare in un contesto di cantiere dove la tecnologia possa declinarsi sul lavoro dell’uomo, per riconoscere e prevederne le esigenze, gli imprevisti ed essere uno strumento dialogante, che guardi ai problemi delle maestranze per elaborare soluzioni immediate, efficaci, col massimo standard di sicurezza. Occupiamoci ora della sicurezza di chi percorre quotidianamente la nostra rete: gli utenti. Il Gruppo ASPI ha introdotto molteplici iniziative e progetti anche per la sensibilizzazione al tema della sicurezza, in collaborazione con la Polizia di Stato, le istituzioni e le associazioni di settore. In tal senso sta conducendo molte iniziative per migliorare l’esperienza di viaggio degli utenti che ogni giorno percorrono i suoi 3000 km di rete. Sono stati realizzati numerosi interventi per implementare la sicurezza dei viaggiatori il più importante è il sistema Tutor, sviluppato da ASPI l e interamente gestito dalla Polizia Stradale, un sistema per la rilevazione automatica della velocità. Basti pensare che solo dopo il primo anno dall’installazione, sulle tratte coperte, il tasso di mortalità si è ridotto del 51%».

Danilo Gismondi Chief information and digital transformation officer di Autostrade per l’Italia -foto ufficio stampa

Cosa mi dice della guida autonoma? Autostrade si sta muovendo per renderla più performante sulla rete e soprattutto più sicura?

«La rete di Autostrade per l’Italia ha già avviato una nuova fase di progetti dedicati alla guida autonoma. Dopo l’entrata in esercizio dei primi 50 km di Intelligent Roads in A1 tra Firenze Sud e Firenze Nord e sul nodo urbano di Bologna, è partita la sperimentazione di un sistema che consentirà al veicolo di comunicare con l’infrastruttura, mantenendo lo stesso livello di guida autonoma, anche in assenza del segnale satellitare. A oggi sono già state effettuate diverse sperimentazioni: sia in ambiente protetto, sia in un tratto autostradale. ASPI è la prima concessionaria in Italia a consentire la circolazione di questa tipologia di veicoli».

Veniamo ora all’intelligenza artificiale. Quale il suo ruolo nella mobilità, quali i vantaggi ma anche i rischi?

«L’intelligenza artificiale ha un ruolo di supporto, non di sostituzione dell’uomo. Attualmente un progetto sta rivoluzionando la gestione dei cantieri autostradali e ottimizzando l’impatto che questi hanno sul traffico autostradale. Grazie all’impiego di tecnologie e modelli come il Deep Learning (DL) e il Machine Learning (ML). Il sistema sfrutta al massimo l’ampio patrimonio informativo della Società, con l’analisi di dati in tempo reale, le serie storiche e l’elaborazione di modelli predittivi. Offre inoltre una soluzione innovativa per stimare le code, i tempi di percorrenza e ottimizzare la pianificazione degli interventi. Altro aspetto cruciale è l’utilizzo di oltre 900 sensori ITS/C-ITS (sistemi di trasporto intelligenti – in continua evoluzione in prospettiva Smart Roads e Connected Infrastructure), posizionati lungo l’autostrada, che raccolgono una vasta gamma di dati relativi al traffico, come i flussi di veicoli, la velocità, le condizioni meteorologiche e altri parametri rilevanti. Sono informazioni fondamentali per i clienti, che possono pianificare il loro percorso di conseguenza, evitando ritardi, riducendo lo stress e viaggiando in sicurezza. Inoltre, un traffico più fluido contribuisce a ridurre l’impatto ambientale, migliorando la qualità dell’aria e diminuendo le emissioni di CO2».

Insomma l’infrastruttura autostradale ricopre un ruolo strategico e insostituibile per la mobilità delle merci e delle persone. Oggi, a distanza di 100 anni dalla nascita di ASPI, siamo entrati in una nuova “rivoluzione” della mobilità. Gismondi ha delineato una visione chiara e ambiziosa per il futuro dei trasporti, sottolineando l’importanza di puntare sull’innovazione, la sostenibilità e la tecnologia. Il tutto con l’unico obiettivo di portare avanti l’ambizioso progetto di rigenerazione della rete.

 

 

FOTO: UFFICIO STAMPA
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