Secondo quanto affermato da Patrick Harker, presidente della Federal Reserve Bank di Philadelphia «Il promettente percorso della disinflazione nella seconda metà del 2023 si è interrotto senza preavviso nel primo trimestre del 2024. Mi aspettavo degli ostacoli sulla strada, ma il “bump” del primo trimestre del 2024 minacciava di diventare una montagna da scalare. Tuttavia, anche se la mancanza di progressi verso l’obiettivo di inflazione è stata preoccupante, l’inflazione non si è riaccesa».
«E pur restando molto attento ai rischi di inflazione, gli ultimi dati sull’inflazione sono stati piuttosto promettenti riguardo alla ripresa dei progressi sulla disinflazione – ha aggiunto – Ma “promettente” non è sufficiente a garantire la fiducia che voglio avere, prima di tagliare i tassi, che l’inflazione sia su un percorso sostenibile per tornare al target».
Il livello dei tassi di interesse attuale potrebbe «essere utile ancora per un po’, mantenendoci in territorio restrittivo per riportare l’inflazione al livello target e mitigare i rischi al rialzo».
Partendo da questo punto, secondo la sua view, è facile prevedere un possibile taglio dei tassi entro la fine dell’anno. Una proiezione che, però, sottolinea l’esponente della Fed, è appunto questo, una previsione e non un impegno. Il motivo? La politica monetaria della Fed continuerà a dipendere dai dati.
Harker non è l’unico a puntare a dicembre per il prossimo taglio dei tassi. Proprio ieri il presidente della Federal Reserve di Minneapolis, Neel Kashkari, ha affermato che è una “previsione ragionevole” che la banca centrale americana taglierà i tassi di interesse una volta quest’anno, aspettando fino a dicembre per farlo. «Dobbiamo vedere più prove per convincerci che l’inflazione è sulla buona strada per tornare al 2%».