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Attualita'

Confartigianato audiovisivo, Azzollini: “rischiamo la sopravvivenza. Puntiamo sulle nostre imprese artigiane”

Maria Lucia Panucci
29 Giugno 2024
  • copiato!

“Modernizziamo le sale e rimettiamo mano all’intero sistema. Il cinema deve tornare protagonista in modo indipendente dall’audiovisivo”. La nostra intervista al presidente Azzollini

L’industria audiovisiva in Italia sta attraversando un periodo difficile soprattutto per la poca chiarezza della nuova normativa sul tax credit che sulla carta sostiene le grandi realtà a scapito invece delle piccole e medie imprese e del cinema indipendente. Il primo trimestre 2024 ha registrato un arresto brusco della produzione dovuto all’incertezza e al protrarsi del ritardo nell’attuazione delle misure di sostegno pubblico al settore. Tra caro-vita ed il boom dello streaming le sale sono poi pressocché vuote, sempre di meno e non ammodernate. Abbiamo fatto il punto con Corrado Azzollini, presidente nazionale di Confartigianato Cinema e Audiovisivo, intervenuto presso i nostri studi televisivi a Roma ed intervistato dal nostro direttore editoriale Matteo Vallero.

Gli artigiani e le piccole e medie imprese sono da sempre la massima espressione del made in italy. Tra queste vantiamo anche quelle del comparto cinema ed audiovisivo. Presidente, di quante imprese parliamo e qual è il contributo alla crescita economica del Paese?

«Il settore audiovisivo include al suo interno varie tipologie di imprese, dalle aziende di produzione, a quelle di distribuzione, all’esercizio delle attività. Chiaramente parliamo di un indotto importante, variegato e nella sua totalità è impossibile quantificare il contributo alla crescita economica del nostro Paese. Se parliamo invece di specificità e quindi di codici Ateco è più semplice. Va detto che oggi il cinema e l’audiovisivo in generale sta affrontando un cambiamento importante, epocale. Abbiamo tutte le piccole e medie imprese che rappresentano il nostro made in Italy, mentre molte delle grandi imprese sono invece partecipate di multinazionali straniere che poco hanno a che fare con la nostra territorialità ed unicità. Ed è proprio questa la discussione del momento, nel senso che secondo noi il Governo non fa abbastanza per proteggere il made in Italy in questo comparto, quindi le Pmi, quelle che hanno fatto la storia dell’audiovisivo in Italia. Ci aspettiamo più tutele e garanzie da parte della politica nei confronti di queste aziende, piuttosto che favorire aziende straniere che ormai si sono impossessate quasi totalmente del mercato italiano. Il rischio è che della creatività italiana rimanga ben poco, assoggettati invece sempre di più agli standard internazionali».

Parliamo quindi del nostro cinema italiano, quello bello e che ci rende orgoglii in Italia e nel mondo: guardiamo per esempio alla Cortellesi e al nuovo progetto, Cinema Revolution…

«Il film della Cortellesi, “C’è ancora domani”, ha avuto senz’altro un successo inaspettato, un caso sui generis visto che non ha ottenuto alcun contributo da parte del Ministero. Forse è l’unico film italiano uscito nel 2024 che ha avuto un ritorno economico di successo di quel tipo. Ma io sono dell’idea che la cultura va sostenuta. E’ difficile per noi operatori del settore sostenersi totalmente in autonomia, vista anche l’estrema lentezza da parte degli enti pubblici nell’erogazione dei contributi. Cinema Revolution non sta fuinzionando perché in realtà tutto il nostro settore avrebbe bisogno di una revisione totale. Oltretutto c’è anche un rallentamento da parte degli enti pubblici nell’erogare i contributi. È vero che siamo sostenuti in maniera importante dal pubblico ma è anche vero che i tempi di riscossione di questi contributi sono lunghissimi. Difatti spesso i produttori fanno anche da banche e non dovrebbe essere così. Cinema Revolution è una iniziativa partita malissimo che non sta funzionando perché tutto il nostro settore necessita di una revisione totale, bisogna avere il coraggio di ripensare interamente le regole del settore. Fino a qualche anno fa il tax credit sosteneva unicamente il prodotto cinematografico, poi è stato inserito anche il generico audiovisivo e la commistione di queste due tipologie di prodotto, completamente diverse tra loro, all’interno di uno stesso sistema di contribuzione secondo me ha finito per danneggiare in modo importante il cinema che ha sempre meno aiuti e si sente sempre meno protagonista del settore. Cinema Revolution ha l’obiettivo di portare la gente al cinema attraverso uno sconto sul biglietto che viene pagato dallo Stato. Il problema è che nel periodo estivo le distribuzioni hanno già un sostegno importante com il tax credit. Quindi se andiamo a sommare questo aiuto con quello offerto da Cinema Revolution il contributo totale supera il 100% della spesa e questo non è un sistema corretto di sostegno. Ripeto, la cultura va sostenuta ma in modo efficiente e giusto. Per portare la gente al cinema bisognerebbe in primis modernizzare le sale che attualmente sono sporche, obsolete ed hanno bisogno di un restyling importante per rendere la fruizione del film un piacere ed una esperienza sotto tutti i punti di vista».

L’intervista completa a Corrado Azzollini – Presidente Confartigianato audiovisivo andata in oda sul canale 410 del digitale terrestre

Qualche giorno fa si è svolta a Roma una grande manifestazione da parte degli operatori. Quali sono le difficoltà che sta vivendo il settore? Lei ha detto che siamo a rischio sopravvivenza. Perché?

«Questo è sicuramente il periodo più difficile del settore negli ultimi tempi dopo il 2017 poiché, come dicevo prima, c’è una lentezza nell’erogazione dei contributi statali e i fondi previsti sono stari ridotti significativamente, ma già non erano sufficienti. Inoltre l a bozza della nuova legge sul tax credit, che sta circolando, seppur non definitiva, impone di avere un contratto con le prime venti case di distribuzione cinematografica, condizione che penalizzerebbe in modo significativo i produttori più piccoli, i quali rimarrebbero esclusi dai benefici. Insomma a conti fatti la cultura cinematografica subirebbe un taglio che sarebbe letale. La soluzione è ripensare il cinema in modo indipendente dell’audiovisivo, merita una riflessione a parte».

Sicuramente il covid ed il boom dello streaming non hanno aiutato. Quanto hanno inciso nella crisi del settore? A che punto è la ripresa post-Covid?

«Secondo me lo streaming fa parte di quella evoluzione della fruizione del prodotto che va compresa, gestita e mai negata. Quindi sarò impopolare ma io reputo positiva la creazione di nuovi canali moderni di divulgazione. È chiaro che a questo tipo di evoluzione ne deve corrispondere un altro ovvero quello della sala. Se abbiamo la possibilità di vedere a casa un film su uno schermo a 100 pollici, con sistema surround, per decidere di andare al cinema devo avere un film in anteprima e devo poter vivere una vera esperienza di qualità che oggi di fatto non viene minimamente garantita».

Il 60% degli operatori è disoccupato. Mancano i fondi? Il Governo come deve intervenire?

«Mancano i fondi e manca la normativa. Il credito d’imposta è bloccato ma se dovesse passare la bozza attuale, ripeto, la situazione precaria dei lavoratori non migliorerebbe. Il 70 percento delle ore lavorate dagli operatori è garantito dalle piccole e medie imprese. Se dovesse passare questa normativa sarebbero fatte fuori perché non sarebbero in grado di soddisfare i nuovi criteri».

Qual è il rapporto della nostra industria con l’estero? Attrarre investimenti dall’estero ed esportare ancora di più i nostri film può essere una soluzione per rilanciare il comparto?

«Non può essere la soluzione ma solo un di più, anche perché le aziende che oggi in Italia si occupano di esternalizzazione sono pochissime. Anche per sviluppare questo settore il Governo dovrebbe intervenire con delle politiche mirate. Come Confartigianato abbiamo un dialogo attivo con il Governo ma forse oggi non si ha il coraggio di rimettere mano al sistema».

E l’intelligenza artificiale fa parte di quella evoluzione, anche comunicativa, che va abbracciata ma che non può e non deve sostituire l’uomo. D’altronde ciò che ci rende insostituibili è proprio la nostra umanità: la capacità di creare emozioni attraverso il nostro genio. Ed è per questo che Azzollini insiste sulla necessità di preservare, tutelare e sostenere la nostra capacità creativa. Si parla tanto del made in Italy, è necessario valorizzarlo anche dal punto di vista cinematografico, puntando sulle realtà artigiane. Perché vogliamo che ci sia ancora un domani e che questo sia prospero per una industria che vanta delle eccelenze, orgoglio italiano in tutto il mondo.

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