Secondo quanto affermato da Piero Cipollone, componente del Comitato esecutivo della Bce l’intelligenza artificiale potrebbe avere impatti diretti sull’inflazione. «Gli algoritmi imparano continuamente ad applicare prezzi collusivi superiori a quelli competitivi, anche senza la necessità che le imprese comunichino tra loro, sfruttando in parte il fatto bene conosciuto che i consumatori non seguono sempre comportamenti razionali»
Inoltre l’AI «può incoraggiare politiche di prezzo finalizzate ad erodere la rendita del consumatore grazie all’analisi in tempo reale della domanda di consumo e della sua elasticità ai prezzi».
A questo si aggiunga anche la richiesta di energia «la potenza computazionale necessaria per sostenere lo sviluppo dell’IA raddoppierà ogni 100 giorni. Di conseguenza, i costi energetici potrebbero lievitare».
Pressioni al ribasso sull’inflazione, invece, potrebbero arrivare dal ruolo che l’AI riveste sul fronte lavorativo se avesse, in altre parole come «effetto netto la sostituzione del lavoro e l’aumento della produttività, potremmo assistere a una riduzione del rischio di carenza di manodopera e a pressioni al ribasso sulla crescita del costo del lavoro per unità di prodotto. Questo aspetto è particolarmente rilevante nell’area dell’euro, dove la disoccupazione è ai minimi storici e la popolazione in età lavorativa diminuirà del 19%, secondo le proiezioni, entro la fine del secolo a seguito dell’invecchiamento demografico».