I dazi sui veicoli elettrici importati dalla Cina nel vecchio continente sono stati confermati nonostante le proteste non solo della Cina ma anche delle stesse case automobilistiche che hanno avvertito su possibili aumenti dei prezzi dei loro prodotti.
I dazi, però, non colpiranno solo i giganti cinesi come BYD ma anche quelli occidentali che producono le loro vetture in Cina. Inclusa Tesla, che ha un impianto a Shanghai.
Le imposte, che possono variare dal 17,4% al 37,6%, sono state adottate come contromisura per riuscire a contrastare la politica commerciale dei rappresentanti cinesi in Europa con offerte a prezzi troppo competitivi, spesso supportate da sovvenzioni da parte dello stato cinese. Una strategia che rappresenta a sua volta una minaccia per le principali case automobilistiche del continente soprattutto sul fronte dei veicoli elettrici, ramo in cui i produttori europei devono denunciare un ritardo.
Da parte sua il produttore cinese di veicoli elettrici Nio ha dichiarato che “non si può escludere che i prezzi delle autovetture possano essere modificati in una fase successiva a seguito dell’imposizione di queste tariffe”. Stessa cosa per Tesla che potrebbe ritoccare al rialzo i prezzi europei del suo Model 3. L’UE deve ancora dire quale livello specifico di dazi Tesla dovrà affrontare, ma ha osservato il mese scorso che la casa automobilistica statunitense “potrebbe ricevere un’aliquota di dazio calcolata individualmente”.