Gli afflussi netti di Amundi nel secondo trimestre hanno superato le stime, trainati dalle sue joint venture asiatiche e da una domanda sostenuta di prodotti avversi al rischio.
Il patrimonio totale gestito (AUM) è aumentato di 15,5 miliardi di euro (16,8 miliardi di dollari) nel secondo trimestre, raggiungendo i 2,16 trilioni di euro a fine giugno, stabilendo un nuovo record, in crescita del 9,9% rispetto all’anno precedente. Gli analisti si aspettavano in media afflussi netti pari a 8,8 miliardi di euro.
A fine giugno le attività gestite in Asia ammontavano a 451 miliardi di euro, ovvero quattro volte gli AUM della regione nel 2015.
Le persistenti incertezze macroeconomiche e geopolitiche hanno inoltre alimentato la domanda da parte di clienti al dettaglio e istituzionali di investimenti sicuri, come attività a medio e lungo termine, attraverso fondi negoziati in borsa (ETF).
Sempre nel secondo trimestre l’utile netto ha registrato una crescita del 9,4% su base annua, attestandosi a 350 milioni di euro, superando anche in questo caso la stima media degli analisti, che si attestava a 335 milioni. I ricavi del periodo sono aumentati del 7,7%, attestandosi a 887 milioni di euro.