Le aziende non trovano circa metà dei laureati che cercano. Avviso di cui tenere conto per le future matricole. Gli studenti che hanno archiviato da poco gli esami di maturità, molto presto si troveranno a dover fare una scelta importante per la loro vita.
Infatti, nel corso dell’estate dovranno decidere, se non lo hanno già fatto, a quale università iscriversi e, quindi, da quale porta fare il proprio ingresso nel mondo del lavoro.
Questa decisione viene indirettamente influenzata anche dalla tenuta economica del nostro paese. E per prenderla in maniera totalmente conscia, diventa utile analizzare il report 2023 che Unioncamere ha realizzato in sinergia con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali sulle opportunità di lavoro per i laureati.
Sul podio si piazzano anche gli ingegneri dell’informazione (80,7%) e le professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche (80,3%).
Per le aziende italiane, inoltre, è complicato reperire sul mercato del lavoro anche tecnici gestori di reti e di sistemi telematici (74,5%) e i farmacisti (73,1%). Percentuali abbastanza elevate di difficoltà di reperimento si riscontrano anche per gli specialisti in terapie mediche (71,4%), i medici generici (70,9%), i progettisti e amministratori di sistemi (69,8%), gli analisti e progettisti di software (66%).
Chiudono questa top ten i tecnici programmatori (65,8%). Dati che mostrano come le professioni che la società fa più fatica a reperire per quanto riguarda i laureati interessano soprattutto gli ambiti ingegneristico, medico e paramedico e scientifico.
Sempre secondo la ricerca, il complicarsi di questa situazione, che già nel 2019 riguardava un laureato su tre, è dovuto nel 62,9% dei casi al gap di offerta, ovvero dal numero ridotto di candidati disponibili sul mercato. Solo nel 29,3% dei casi le difficoltà sono ricollegabili invece al gap di competenze, cioè quelle legate alla formazione non adeguata.
A definire il quadro sono i dati dell’indagine di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. In particolare, nel 2022 il tasso di occupazione a un anno dal conseguimento del titolo, è stato pari al 75,4% tra i laureati di primo livello e al 77,1% tra quelli di secondo. Il confronto con le rilevazioni precedenti conferma un trend positivo rispetto al 2021 e al 2019.
Trascorsi i primi dodici mesi dalla laurea, le opportunità addirittura migliorano. Nel dettaglio, a cinque anni il tasso di occupazione è pari al 92,1% per i laureati di primo livello, mentre all’88,7% per quelli di secondo. Gli indirizzi di laurea che vengono maggiormente premiati sono quelli di ingegneria elettronica e dell’informazione (96,2%), statistica (95,8%), ingegneria industriale (95,6%), altri indirizzi di ingegneria (95%) e quelli dell’area scientifica, matematica, fisica e informatica (92,6%).