La crescita dei posti di lavoro negli Stati Uniti è rallentata più del previsto a luglio, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, il che potrebbe aumentare i timori che il mercato del lavoro si stia deteriorando e potenzialmente rendere l’economia vulnerabile ad una recessione.
Le buste paga non agricole sono aumentate di 114.000 posti di lavoro il mese scorso, dopo l’aumento di 179.000 di giugno, secondo quanto ha dichiarato il Bureau of Labor Statistics del Dipartimento del Lavoro nel suo rapporto sull’occupazione. Gli analisti si aspettavno un aumento di 175.000 unità.
La retribuzione oraria media è aumentata dello 0,2% il mese scorso, dopo essere salita dello 0,3% a giugno. Nei 12 mesi fino a luglio, i salari sono aumentati del 3,6%. Si è trattato del guadagno più basso su base annua dal maggio 2021 e ha fatto seguito ad un aumento del 3,8% a giugno.
Sebbene la crescita dei salari rimanga al di sopra della fascia del 3%-3,5%, considerata coerente con l’obiettivo di inflazione del 2% della Fed, ha prolungato la serie di dati favorevoli all’inflazione. Il rapporto sull’occupazione ha confermato l’ipotesi di un taglio dei tassi a settembre da parte della banca centrale statunitense.
La disoccupazione è salita al 4,3% dal 4,1% di giugno, segnando il quarto aumento mensile consecutivo.
«Il rapporto sui posti di lavoro di luglio ha disatteso ampiamente le aspettative degli economisti. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%, un dato che ora è superiore al tasso di disoccupazione previsto dalla Fed per la fine del 2024 – ha commentato Bret Kenwell, US Investment analyst di eToro. – Tutto sembra puntare a un’ormai imminente intervento della Fed sui tassi di interesse: il mercato del lavoro continua ad ammorbidirsi e questo dovrebbe indurre la banca centrale Usa ad agire nel corso della prossima riunione di politica monetaria. Un taglio dei tassi a settembre è nei radar degli investitori, ma adesso il dibattito si è spostato dal “quando” al “quanto”. Circolano voci di un taglio di 50 punti base e questo rapporto sui posti di lavoro più debole del previsto potrebbe aggiungere benzina al fuoco. Il mercato del lavoro è la linfa vitale dell’economia statunitense e la Fed deve assicurarsi di non rischiare di indebolirlo troppo solo nel tentativo di ridurre l’inflazione. E’ importante notare che l’aumento del tasso di disoccupazione potrebbe indurre un repentino cambio di narrativa anche per quanto riguarda la tenuta generale dell’economia Usa. Da atterraggio morbido a recessione, a questo punto, secondo i principi macroeconomici, il passo è breve. Secondo la Sahm Rule, infatti, l’inizio di una recessione viene segnalato quando la media mobile a tre mesi del tasso di disoccupazione statunitense supera di mezzo punto percentuale o più il tasso di disoccupazione medio mobile a tre mesi più basso dei 12 mesi precedenti. Non è detto, tuttavia, che la cosa si concretizzi. L’economia continua a correre e la crescita degli utili dell’S&P 500 rimane solida, ma non si può negare l’indebolimento del mercato del lavoro. La Fed dovrà allentare la politica fiscale per garantire che il “morbido” non si trasformi in “debole”».