Sono passati sei anni dalla mattina del 14 agosto del 2018, quando, alle 11.36, il ponte Morandi collassò tra la pila 8 e la pila 10, inghiottendo le vite di 43 persone.
Una data che Genova non potrà dimenticare mai: per quelle vittime, per gli sfollati, per due quartieri distrutti ma anche perché ha portato a galla il problema delle manutenzioni delle infrastrutture.
Un sesto anniversario che vedrà una presenza ridotta di esponenti di governo rispetto agli anni precedenti, con la sola presenza del viceministro Rixi, e che arriva dopo un periodo di forte scossa in Liguria, con le inchieste che hanno decapitato i vertici della Regione che, in prima linea insieme al Comune, gestì le fasi dell’emergenza post crollo e della ricostruzione, studiando e definendo in una serie di Cdm straordinari svolti nel capoluogo ligure le linee di quel Decreto Genova per la ripartenza della città dopo la tragedia.
Genova ricorda le persone che persero la vita nel disastro del viadotto Polcevera con la cerimonia che anche quest’anno si terrà nella radura della Memoria, sotto l’impalcato del ponte San Giorgio nel quartiere di Certosa, lo stesso che vide il vecchio ponte Morandi crollare la mattina della vigilia di Ferragosto, con l’impalcato spezzato diventato simbolo di un’altra ennesima tragedia italiana.
Il sesto anniversario del crollo del ponte Morandi arriva mentre i familiari delle vittime ancora attendono giustizia e l’individuazione nel processo sul crollo, della catena di responsabilità che portò al disastro.
Le udienze, sospese per la pausa estiva, ripartiranno l’11 settembre, entrando nel cuore del procedimento, con la conclusione dei controesami dei consulenti di Aspi e Spea.
Il processo inizia nel luglio 2022, nella tensostruttura allestita nell’atrio del palazzo di Giustizia di Genova. Oggi sono 58 le persone alla sbarra tra dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea, la società responsabile delle manutenzioni e delle ispezioni.
Società che, insieme con autostrade, è uscita dal processo con un patteggiamento di quasi 30 milioni, mentre il procedimento continua per i singoli manager e funzionari.
Tra gli imputati figurano l’ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci, il capo delle operazioni Paolo Berti e l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, oltre all’ex amministratore delegato di Spea Antonino Galatà, al responsabile tecnico Massimiliano Giacobbi, all’ex direttore di Autostrade per Genova Stefano Marigliani, al successore Riccardo Rigacci e al braccio destro Paolo Strazzullo.
Le accuse sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. I reati di falso ideologico, relativi anche a documenti informatici sono prescritti a giugno 2024, e prescritti sono anche i reati di rifiuto in atti di ufficio.
Ad oggi 13 imputati hanno preannunciato la volontà di rendere dichiarazioni spontanee. Ad oggi sono state celebrate 170 udienze dalla prima del 7 luglio 2022 all’ultima, quella del 16 luglio di quest’anno. Sono state ascoltate complessivamente 324 persone e le udienze sono state trascritte su oltre 16.000 pagine.
Il processo riprenderà l’11 settembre, occasione in cui si procederà con esame, controesame e riesame di altri 11 consulenti tecnici delle difese. Un procedimento lungo e molto complesso, pieno di perizie e testimoni che rischia di vedere la fine solo tra fine 2025 e il 2026.