Il rapporto Today Abitazioni dell’Istat, con dati aggiornati fino al 2021, parla di 9.581.772 edifici abitabili senza un occupante fisso, su un totale di 35.271.829. Va precisato però che per “non occupata” si intende sia un’abitazione vuota che occupata da una persona non residente: potrebbe quindi essere in affitto.
Le percentuali più elevate di case non occupate si concentrano al Sud Italia: 26,8%. A poca distanza c’è il Nord-ovest (26,3%), mentre sono più distanti il Nord-est (16,0%), il Centro (15,5%) e le Isole (15,3%). Guardando alle singole regioni, Valle d’Aosta (56,0%), Molise (44,6%) e Calabria (42,2%) sono in cima alla classifica.
Il 27,2% delle case sul territorio italiano non è occupato, cioè è vuoto oppure non ha alcun residente al suo interno (quindi potrebbe essere affittato). Si tratta di un’abitazione su tre.
E ciò avviene nonostante gli immobili abitati siano aumentati del 6,4% in 10 anni. Sono i dati diffusi dall’Istat con il rapporto Today Abitazioni, che stima in 35.271.829 il numero complessivo di abitazioni presenti nel nostro Paese al censimento permanente del 2021, anno a cui si riferisce l’indagine.
I numeri più alti di case non occupate, rispetto al totale regionale, sono quelli di Valle d’Aosta, Molise e Calabria. Più di un’abitazione su due è poi stata costruita nella seconda metà del secolo scorso: è un problema per l’efficientamento energetico.
La ripartizione geografica indica il 27,5% delle abitazioni in Italia si trova nelle regioni del Nord-Ovest. Poi segue il Sud, con il 22,8%. Al Centro resta il 18,9%, al Nord-est il 18,8%, alle Isole il 12%.
La graduatoria è la stessa che si riscontra anche osservando i dati delle abitazioni occupate: il 28,0% si concentra nel Nord-ovest, il 21,3% al Sud, il 20,2% al Centro, il 19,8% nel Nord-ovest e il restante 10,7% nelle Isole.
E’ laValle d’Aosta (56,0%), come nel 2011, a detenere il primato della percentuale più elevata di abitazioni non occupate, seguita dal Molise (44,6%) e dalla Calabria (42,2%). In ordine, poi si trovano la Provincia di Trento (39,2%), l’Abruzzo (38,7), la Liguria (36,6), la Sicilia (36,4), la Basilicata (36,1), la Puglia (30,4), la Sardegna (30,2), il Piemonte (29,6), le Marche (27,1), l’Umbria (25,2), la Campania (24,7), la Toscana (23,8), il Friuli-Venezia Giulia (23,7), la Provincia di Bolzano (22,8), il Veneto (22), l’Emilia-Romagna (21,8), la Lombardia (21,2) e il Lazio (19,5)
Sono soprattutto gli alloggi piccoli ad essere tendenzialmente vuoti, mentre quelli tra gli 80 e i 99 metri quadrati sono i più occupati.
Il report di Istat evidenzia altri primati: Roma è la città con più case in tutta Italia. Solo l’area metropolitana della Capitale contiene il 6,4% delle abitazioni censite a livello nazionale, seguita da Milano e Napoli.
I dati diventano allarmanti se letti insieme al problema dell’efficientamento energetico delle abitazioni. Il report “La consistenza del parco immobiliare nazionale” – stilato dall’agenzia per l’energia Enea – ha sottolineato come il 60% delle case italiane sia stato realizzato prima del 1976, quando entrò in vigore la legge sul risparmio energetico. Lo stesso vale per il 12% degli edifici non residenziali.
Si tratta di un’ampia quantità di immobili, che richiederà un grande sforzo per raggiungere gli standard di prestazioni richiesti dagli accordi europei che con una prima tappa nel 2030 punta alla neutralità climatica degli edifici nel 2050.
Ma un altro dato emerge dal censimento. In Italia le case nuove, costruite a partire dal 2006, sono poche e scarsamente abitate: la maggior parte delle persone risiede in abitazioni costruite tra gli anni Sessanta e Ottanta