Il Gruppo BHP ha registrato un aumento del 2% dell’utile annuale grazie alla crescita delle attività nel minerale di ferro e nel rame, che ha contribuito a compensare i prezzi più deboli del carbone.
L’utile sottostante attribuibile per l’anno concluso il 30 giugno è stato di 13,66 miliardi di dollari, battendo il consenso di 13,26 miliardi di dollari e superando i 13,42 miliardi di dollari di un anno fa.
La più grande società mineraria quotata al mondo sta spingendo molto per espandersi nel settore del rame, dato il ruolo smisurato di questa materia prima nella transizione energetica. Il rame rappresenta circa il 30% dei profitti del minatore, ma è destinato ad aumentare. Nel South Australia la società sta valutando opzioni per produrre più di 500.000 tonnellate metriche di rame all’anno nei primi anni del 2030, rispetto alle 322.000 tonnellate dell’ultimo anno finanziario. BHP ha dichiarato il mese scorso che avrebbe acquisito Filo Corp per i suoi progetti di crescita del rame vicino al confine tra Argentina e Cile, pagando 4,5 miliardi di dollari canadesi (3,25 miliardi di dollari) alla canadese Lundin Mining.
Al 30 giugno l’indebitamento netto era pari a 9,1 miliardi di dollari, più o meno a metà tra l’intervallo obiettivo di 5 e 15 miliardi di dollari. BHP ha dichiarato un dividendo provvisorio di 74 centesimi per azione, per un dividendo annuale di 1,46 $ per azione. È stato il suo dividendo annuale più basso dall’anno finanziario 2020, ma è comunque tra i primi quattro che ha dichiarato nella sua storia.