Continua la polemica sul caro scuola ed anche il botta e risposta tra l’UNC ed il Sindacato dei librai. «Negli ultimi giorni sono state diffuse notizie riguardo al costo delle dotazioni per l’inizio dell’anno scolastico molto lontane dalle realtà: si parla di aumenti quantificabili nel 15%, quando gli aumenti si collocano mediamente attorno al 3%, in un range che va dall’ 1,8% al 3,5%. E a dirlo non siamo noi: è sufficiente confrontare il prezzo dei singoli testi presenti nei cataloghi degli editori sia nel 2023 che nel 2024 per riscontrare l’effettivo aumento del prezzo dei libri di testo».
A parlare in questo caso è Antonio Terzi, Presidente SIL Confesercenti che incalza: «purtroppo, come avviene da anni, queste ricostruzioni non rappresentano certo una fotografia reale della situazione: spesso vengono conteggiati anche gli aumenti anche della cancelleria di base. Ma pur mettendo insieme i due dati – gli aumenti della cancelleria sono nell’ordine del 4/5% e sono legati principalmente ad articoli griffati – siamo comunque ben lontani dal 15% in più sul 2023 fatto circolare in questi giorni. Va anche spiegato che nelle classi di capocorso si spende di più mentre nelle classi successive molto meno e che sul corredo scolastico incidono le scelte degli acquirenti: ammesso che esistano, non certo in cartolibreria, zaini da 210 euro o diari da 35 euro, articoli inseriti in queste rilevazioni, non possono essere considerati in un’analisi sugli acquisti medi delle famiglie. Far passare picchi massimi di spesa come medie ingenera solo allarmismi esagerati e orienta in maniera errata le scelte d’acquisto. Non va dimenticato anche che articoli come i dizionari svolgono la loro utilità per l’intero ciclo scolastico e non vengono di certo acquistati ogni anno».
«Come SIL riteniamo significativo il fatto che l’Istat evidenzi come spese per l’istruzione rappresentino solo lo 0,9% del totale delle spese annuali delle famiglie italiane – continua. – Quello che dispiace maggiormente è che ad essere messe alla gogna, in relazione agli aumenti, sono sempre librerie e cartolibrerie: in realtà, come abbiamo più volte spiegato, i librai non fissano i prezzi dei libri né possono, con il margine risicatissimo loro riservato, farsi carico di riduzioni o sconti significativi, mentre per quanto concerne il materiale sono in grado di soddisfare le richieste per ogni fascia di utenti, garantendo prezzi base. Come Sindacato, infine, teniamo a ribadire che la filiera del libro tutto l’anno – e non solo tra agosto e settembre – chiede alle istituzioni di intervenire con sostegni alle famiglie, nel rispetto delle esigenze e del diritto al lavoro della categoria che rappresenta. I librai da sempre sono con le famiglie, perché senza acquirenti i nostri esercizi non avrebbero senso di esistere».
Non si è fatta attendere la replica di UNC. «E’ vero! La loro stima del 3% per i rincari dei libri scolastici è esattamente uguale a quella che abbiamo diffuso anche noi, in tempi non sospetti, ossia venerdì scorso, ma va detto che resta un rialzo sia superiore all’inflazione programmata del Governo, pari al 2,3%, sia all’ultimo dato tendenziale Istat, pari a luglio all’1,3% – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Inoltre se si considera che nello scorso anno scolastico, 2023/2024, secondo i dati Istat, l’aumento è stato del 4,9%, ecco che rispetto a due anni fa i libri ora costano l’8,1% in più, addirittura il 10,5% rispetto al 2022/2023. Insomma, la stangata c’è anche quest’ anno, soprattutto perché le famiglie continuano a pagare per gli incrementi degli anni passati. Ad esempio, per quadernoni e risme di carta, se ora costano solo l’1,1% in più rispetto a un anno fa, nel confronto con due anni fa ora si sborsa il 10,4% in più e addirittura il 18,5% sul 2021. Penne, matite ed evidenziatori lievitano del 3,2% sul 2023, del 9% sul 2022 e del 16,1% sul 2021. Il Governo deve intervenire contro il caro scuola, ad esempio varando un decreto urgente che modifichi la Legge 27 luglio 2011, n. 128, che nel 2020, per fare un favore ai librai, è stata ulteriormente peggiorata, danneggiando le famiglie e vietando alle grandi catene di supermercato e alle piattaforme digitali di poter fare sconti sui libri scolastici superiori al 15% del prezzo di copertina, anche sotto forma di buoni spesa. Nel 2019 i ribassi arrivavano, grazie ai buoni sconto, anche al 25%, mentre ora non possono superare quella soglia. Una tassa occulta del 10% a danno dei consumatori. Urge eliminare ogni vincolo agli sconti sui libri scolastici».
Nei prossimi giorni noi di Business24 intervisteremo Terzi sull’argomento e sul settore in generale. Ovviamente l’UNC potrà replicare se vorrà.