Risulta in calo l’inflazione in Malesia. Il dato, misurato dall’indice dei prezzi alla produzione, è aumentato dell’1,3% annuo a luglio, più lentamente rispetto all’aumento dell’1,6% del mese precedente, secondo quanto ha dichiarato oggi il Dipartimento di Statistica della Malesia.
La crescita complessiva è stata guidata da tutti i sottosettori. Il settore minerario è cresciuto del 2,2%, il settore agricolo, forestale e della pesca si è espanso del 3,4%, mentre il settore manifatturiero ha registrato una crescita dello 0,9%.
Nel frattempo, l’indice di fornitura dell’acqua è aumentato del 9%, mentre l’indice di fornitura di elettricità e gas ha registrato un aumento dello 0,3%, secondo i dati.
Ricordiamo che la Malesia si può considerare una delle economie più aperte ed in espansione del sud-est asiatico, come dimostra il crescente flusso di investimenti provenienti in primis dai Paesi dell’Asia orientale (in particolare Cina, Indonesia, Giappone, Singapore e Corea) ma in misura crescente anche da Stati Uniti e Paesi UE. L’economia vanta due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, il cui volume annuo si avvicina alla metà del volume complessivo mondiale, e quello della produzione di stagno, anch’esso quasi la metà del totale mondiale. Lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Sarawak e del Sabah ha consentito l’autosufficienza energetica del paese (logicamente in rapporto al suo limitato sviluppo industriale). Tra le attività più produttive ricordiamo la coltura, soprattutto quella del riso, seguono poi la manioca, il mais, le patate e le patate dolci, i frutti tropicali, soprattutto l’ananas, caffè, cacao, arachidi, palme da cocco, palme da olio, pepe e altre spezie. I principali giacimenti di stagno si trovano nel Perak, nel Johor, nel Pahangh e presso Kuala Lumpur. Altre risorse minerarie sono i minerali di ferro, oro, bauxite, manganese e tungsteno.