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Economia

Guerra di cifre e polemiche sul caro scuola: qual è la verità?

Rossana Prezioso
31 Agosto 2024
Guerra di cifre e polemiche sul caro scuola: qual è la verità?
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Tra aumenti più o meno alti e incertezze sulle capacità di spesa delle famiglie, l’istruzione rischia di diventare un lusso per pochi quando, invece, dovrebbe essere un diritto per tutti

Comincia l’anno scolastico e le prime preoccupazioni per i genitori sono quelle dei costi che, tra libri e corredo scolastico, ogni volta sembrano aumentare. L’istruzione rischia di diventare un lusso per pochi quando, invece, dovrebbe essere un diritto per tutti. Ma le cifre al riguardo non sempre collimano e tra allarmismi ed esigenze di studio, spesso non si ha un quadro chiaro della situazione reale. Antonio Terzi, Presidente Nazionale SIL Confesercenti, fa il punto della situazione.

All’inizio di ogni anno scolastico c’è sempre una vera e propria guerra dei numeri che riguardano l’aumento dei costi. Dal materiale scolastico ai libri, le cifre sono spesso discordi anche perchè il materiale scolastico comprende diverse voci. Una particolarmente importante, è costituita dai libri. Si può fare una fotografia della situazione attuale? 

«Sì, è assolutamente possibile, anzi sarebbe opportuno farla. Partiamo prima di tutto col dire che il prezzo dei libri di testo è fissato dagli editori il 1 gennaio di ogni anno. Quindi sgomberiamo il campo dal fatto che possano esserci rincari all’inizio dell’anno scolastico. Ed è anche molto semplice recuperare quello che è stato l’incremento praticato dagli editori su questi testi. Infatti è sufficiente confrontare il listino prezzi del 2023 con quello del 2024 a parità di codice di libro. Ogni libro, infatti, ha un codice di 13 cifre (il codice EAN) e verificare qual è stato l’incremento. Inoltre è possibile anche fare un paniere considerando il dato che si vuole ottenere (sulle scuole di primo grado, quelle di secondo o le superiori) magari in maniera trasversale materia su materia e ricavare un numero. Ebbene questo numero, dal 2023 al 2024, è del 3% medio. Abbiamo libri che sono aumentati dell’1,8% ma possiamo trovarne altri che sono aumentati del 3,5% ma la media è intorno al 3%. Quello che dispiace è che chi diffonde cifre, come detto, discordanti, questo esercizio non lo faccia arrivando a dire fino al 18% come detto da un’associazione di consumatori di cui ho il comunicato sotto mano, che parlava appunto di un +18%. A me, come a noi tutti librai, piacerebbe sapere quale metodo è stato utilizzato a questa cifra che è fuori da ogni considerazioni».

Per quale motivo le grandi catene di distribuzione e i giganti dell’online hanno la possibilità di vendere ad un prezzo inferiore? Cosa c’è dietro questo sistema di vendita? 

«Qui bisogna fare una precisazione. Anche il grande colosso, la famosa multinazionale che vende di tutto e che raggiunge le nostre case, da qualche anno non accorda più sconti significativi sui libri di testo. Lo sconto oscilla tra l’1 e il 3% a testimonianza del fatto che i margini per chi è più vicino al consumatore finale è veramente ridicolo. Citando le cifre delle librerie si nota che loro stesse comprano i testi dagli editori tra il 12 e il 14% di sconto rispetto al prezzo di copertina e questa cifra è ancora più bassa per quei librai che non si trovano nelle vicinanze dei capoluoghi di regione dove solitamente sono localizzati i distributori e i concessionari delle case editrici. Quindi abbiamo visto che l’online fatica a riservare sconti ma troviamo sconti del 15% sui prezzi di copertina nelle grandi distribuzioni. Questo accade non perché loro abbiano condizioni o sconti differenti dal distributore o dal concessionario rispetto a quelli ricevuti dai librai ma perché ammortizzano con lo sconto su tutti gli altri beni di consumo che possono offrire in vendita. Verosimilmente, quindi, si possono vedere ritocchi sugli alimentari proprio nel periodo in cui si aprono quei banchetti per 3 o 4 mesi l’anno e non di più. Spesso accade che noi librai ci troviamo, una volta smontati questi banchetti con il ritorno in libreria di molti ragazzi che non sono riusciti a trovare alcuni libri a causa di un servizio che purtroppo a volte lascia anche a desiderare. Il mio è un giudizio che si basa su quanto riferito dalla clientela stessa che giustamente è a caccia di sconti proprio perché fa fatica a reggere il peso economico dell’istruzione ma che si rivolge a queste modalità di acquisto che rappresentano un sottocosto (e come sindacato abbiamo anche segnalato a chi di competenza che i sottocosti andrebbero controllati e gestiti secondo normative specifiche esistenti) ma allo stesso tempo dovrebbero essere tutelate le rappresentanze sul territorio degli esercenti che lavorano in perdita. I costi per sostenere le aziende, infatti, non solo sono molto alti ma stanno man mano crescendo, soprattutto per quelli che hanno solo un bene da poter offrire ai propri clienti e che rischiano di rimanere fuori con gravi ricadute per l’offerta dei servizi sul territorio».

Quali possibilità hanno i librai per riuscire a vincere questa battaglia?

«Certamente non consorziarsi come alcune associazioni di consumatori ci invita a fare perché chi fa il prezzo, chi fa gli sconti, chi riserva le condizioni alle librerie sono gli editori e per ottenere condizioni di fornitura differenti bisognerebbe raggiungere ordini di cifre troppo importanti. Certamente il libraio lavora sul servizio, il librario è quello che può garantire che le liste che escono dalle scuole sono controllate e che non si vada allo sbaraglio. Si tratta di liste che spesso sono piene di errori per giunta accentuati negli ultimi anni con l’introduzione dei testi in digitale e con un codice relativo alla parte in digitale quando invece i docenti vogliono il testo cartaceo allo scopo di non sforare i famosi testi di spesa imposti dal ministero. Quindi è assolutamente necessario un lavoro di consulenza. In più, spesso, sono gli stessi librai che, al momento dell’arrivo delle liste, chiedono se ci sono fratelli o coetanei che hanno frequentato la stessa scuola e che possono perciò avere testi utili. Inoltre molti librai si sono riconvertiti alla gestione del libro usato. Insomma, noi puntiamo sulla competenza e sui servizi accessori per quanto riguarda le economie. Molte librerie ormai offrono il servizio di copertura libri, si sono informatizzate facendo venire in libreria i ragazzi solo quando i testi sono effettivamente arrivati o dando la possibilità di usare applicazioni per la consultazione della loro scheda clienti per vedere quando disponibile il testo da loro richiesto. Ma soprattutto ci siamo 365 giorni l’anno. Infatti può capitare che dopo qualche mese i ragazzi si sono accorti di aver comprato in grande distribuzione un libro con errori oppure mancante di alcune pagine e lo sostituiscono in libreria. Insomma, tanti fattori che la categoria non riesce più a sostenere».

Quali possono essere i consigli da dare alle famiglie?

«Prima di tutto di prendere in maniera critica i dati e le osservazioni pubblicati da queste associazioni. Perché è più che lecito che le famiglie cerchino il risparmio per riuscire a non spendere troppo per mandare i ragazzi a scuola ma è altrettanto vero che bisogna farlo con senso critico. Mentre le parlo ho sotto gli occhi i vari volantini della GDO che evidenziano prezzi, anche sul corredo, che vengono esposti come ribassati o d’occasione ma in alcuni casi di fatto sono addirittura più alti di quanto si può trovare in cartolibreria. Per questo motivo è sempre bene attendere l’inizio delle scuole per l’acquisto del corredo dal momento che ogni docente avrà esigenze diverse. Da qui il consiglio di non comprare tutto subito ma spalmare gli acquisti nel corso dell’anno. Fare quindi il controllo dei prezzi visitando più punti vendita e non fidarsi del fatto che questi prezzi bassi si trovino solo nella GDO ma di guardare anche nelle cartolibrerie. Altro consiglio è quello di evitare il materiale griffato dal momento che sconta anche costi di marketing e pubblicità».

Ma soprattutto , conclude Terzi, di guardare oltre cercando di salvaguardare una rete di prossimità che non deve servire solo tra agosto e settembre ma che fornisce un servizio 365 giorni l’anno particolarmente importante nelle realtà sociali più piccole.

FOTO: shutterstock
  • Antonio Terzi
  • Presidente Nazionale SIL Confesercenti

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