La piattaforma di social media X di Elon Musk ha vinto un ricorso per bloccare parzialmente una legge della California che richiede alle aziende di social media di pubblicare le proprie politiche per combattere la disinformazione, le molestie, l’incitamento all’odio e l’estremismo.
Un collegio di tre giudici della Corte d’appello del 9° circuito degli Stati Uniti a San Francisco ha ribaltato la decisione di un giudice di tribunale di grado inferiore di rifiutare di sospendere l’applicazione della nuova legge della California.
La legge impone alle grandi aziende di social media di pubblicare resoconti pubblici in cui descrivono le loro pratiche di moderazione dei contenuti e di fornire dati sul numero di post discutibili e su come sono stati affrontati.
L’anno scorso Musk ha intentato una causa per impedire che la legge entrasse in vigore, sostenendo che violava la tutela della parola sancita dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
X e i suoi avvocati non hanno risposto immediatamente alle richieste di commento sulla decisione. Anche l’ufficio del procuratore generale della California, che ha difeso la misura, non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento.
Il caso di X è una delle numerose sfide legali riguardanti la portata dell’autorità degli Stati nel regolamentare le aziende di social media.
A maggio la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ordinato ai tribunali inferiori di rivalutare se le leggi sulla moderazione dei contenuti dei social media in Texas e Florida sollevassero preoccupazioni in merito al Primo Emendamento.
Nella causa intentata da X, il giudice distrettuale statunitense William Shubb di Sacramento si è rifiutato di bloccare la legge della California a dicembre, ritenendo che «non fosse ingiustificata o eccessivamente gravosa nel contesto della legge del Primo Emendamento».
La corte d’appello non è stata d’accordo, sostenendo che i requisiti della legge erano più estesi del necessario per giustificare l’obiettivo dello Stato di obbligare le aziende di social media a essere trasparenti riguardo alle loro politiche e pratiche di moderazione.
Il collegio ha affermato che il tribunale di grado inferiore deve valutare se la parte di legge relativa alla moderazione dei contenuti possa essere separata da altre disposizioni.
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