Oggi la Corte di Cassazione europea si è pronunciata contro Apple nella battaglia legale che il gigante della tecnologia porta avanti da 10 anni in merito alle sue vicende fiscali in Irlanda, appoggiando una precedente decisione del braccio esecutivo del blocco nel 2016 e confermando che due filiali del colosso tecnologico nel Paese hanno ricevuto benefici fiscali illegali per un valore di 13 miliardi di euro che costituivano un aiuto di Stato tra il 1991 e il 2014. La corte suprema ha definito tali aiuti “illegali” e ha ordinato all’Irlanda di recuperare l’importo totale dall’azienda.
Nel 2014 la Commissione Europea, organo esecutivo dell’Unione Europea, ha avviato un’indagine sui pagamenti delle tasse effettuati da Apple in Irlanda, sede centrale del gigante della tecnologia nell’UE. Nel 2016 la commissione ordinò a Dublino di recuperare fino a 13 miliardi di euro di tasse arretrate da Apple, affermando all’epoca che la società tecnologica aveva ricevuto benefici fiscali “illegali” dall’Irlanda nel corso di due decenni. Apple e l’Irlanda hanno fatto ricorso contro la decisione della Commissione nel 2019 e nel 2020 la Corte generale dell’UE si è schierata con il gigante tecnologico statunitense. La seconda corte più alta dell’UE ha annullato la decisione della Commissione del 2016 e ha affermato che il braccio esecutivo non ha dimostrato che il governo irlandese avesse concesso ad Apple un vantaggio fiscale. La Commissione a sua volta ha impugnato la decisione del Tribunale, rinviando la controversia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Oggi la Corte di giustizia europea ha annullato la decisione del Tribunale e confermato la sentenza originaria della Commissione del 2016.
In una dichiarazione separata, il Governo irlandese ha affermato che “rispetterà” le conclusioni del tribunale e inizierà il processo di trasferimento dei beni in un fondo di garanzia in Irlanda. Il Paese ha ribadito la sua posizione di non concedere un trattamento fiscale preferenziale a nessuna azienda o contribuente, e ha già apportato modifiche alle sue leggi sull’attribuzione dei profitti alle filiali di aziende non residenti che operano nello Stato.
«Siamo delusi dalla decisione odierna, poiché in precedenza il Tribunale aveva esaminato i fatti e annullato categoricamente questo caso», ha dichiarato un portavoce dell’azienda in un comunicato.