Vittorio Trifari ci parla di Robosan realtà Made in Italy che si occupa di aumentare l’efficienza e la sicurezza nella preparazione dei campioni biologici.
Robosan è una startup innovativa e spin-off accademico dell’Università di Napoli Federico II che come obiettivo di diventare un punto di riferimento internazionale per l’automazione del punto prelievo del futuro.
Robosan è un progetto nato nel 2020 quando, durante il lockdown, si sono riuniti (virtualmente) amici e colleghi dell’Università Federico II con diverse competenze in ambito di ricerca per mettere a fattor comune le skill sul tema prima del Covid e poi della sanità più in generale. La mission è diventata così portare qualità e sicurezza nella fase preanalitica. Che il progetto sia “made in Napoli” è un punto focale, dato che l’obiettivo è quello di ricreare un modello della Silicon Valley con un clima che non solo porti alla crescita, ma anche a essere motivo di non abbandonare il Sud, con un’ottica trasversale, meritocratica e connessa simile a quella statunitense. In pochi anni dalla sua nascita Robosan è riuscita a raccogliere incentivi per oltre un milione di euro, tra incentivi statali e investitori tra cui RoboIT e Pariter Partners che hanno visto il potenziale del progetto. Con questi fondi Robosan sta lavorando per realizzare un primo POC, ha ottenuto la certificazione ISO 13485 e conta, nel 2025, di debuttare sul mercato.
La riflessione alla base della startup è semplice: si spendono milioni per costruire macchinari molto sofisticati per fare analisi molto accurate in tempi molto rapidi, ma in caso di qualche non conformità l’output può andare incontro a un rischio di errore. Basti pensare che in Europa e negli Stati Uniti ogni anno vengono analizzati 22 miliardi di campioni di sangue, di questi oltre 660 milioni sono affetti da non conformità che rappresentano costi tra i 150 e i 200 euro, per singolo errore, per il sistema sanitario e per le aziende private. Oltre ai costi però non sono da sottovalutare le inefficienze, così Robosan arriva alla decisione di spostare l’automazione anche fuori dal punto prelievo, automatizzando tutti i processi grazie a una piattaforma robotica che automatizza tutte le fasi, dal post prelievo fino alla spedizione dei campioni nei laboratori.
La startup ha scelto un settore che oltre a offrire un servizio per il benessere delle persone rappresenta una grande opportunità, dato che non si tratta di un settore altamente presidiato e che, a seguito della pandemia da Covid-19, l’interesse per l’introduzione di questo genere di automazione è aumentata a dismisura. Inoltre, aggiungere tracciabilità e automazione in questo settore ne aumenta la qualità anche per il paziente che, banalmente, non dovrà tornare a ripetere i test in caso del rilevamento di una non conformità.
La piattaforma di Robosan intende supportare i fornitori e i servizi diagnostici, quindi laboratori privati, ospedali, cliniche private, nell’automatizzare tutta la fase di preparazione dei campioni biologici. Le provette di sangue, urine, o qualunque genere di campione arrivano nella macchina della startup viene eseguita una prima trance di controlli e si effettua uno smistamento in base alla necessità del laboratorio, dopodiché viene effettuata una sanificazione esterna sia delle provette sia dei contenitore che le trasportano in modo da garantire la sterilità, a questo punto viene confezionato e reso idoneo alla spedizione verso il laboratorio. Un’ulteriore sfida è quella delle dimensioni di questo genere di macchinari e Robosan ha deciso di accettare anche questa sfida lavorando molto intensamente sulla modularità, quindi la possibile di dividere la nostra piattaforma robotica in più pezzi sinergici tra di loro, e sulla adattabilità, sviluppando anche una versione free stand che può essere a libera installazione come anche in versione da scrivania. Per venire il più possibile incontro ai clienti Robosan offre sopralluoghi ed è stata sviluppata una app in realtà aumentata che valuta il grado di installabilità delle configurazione scelta dal cliente all’interno del laboratorio.
Sempre a proposito di sfide la startup se da una parte si trova a competere con le operazione manuali che si svolgono nei centri diagnostici e negli ospedali, dall’altra si scontra contro i colossi dell’automazione e sta lavorando per andare a presidiare una porzione della filiera del processo preanalico in modo da essere sinergici e complementari alle soluzioni di automazione parziale già in uso in queste strutture.
In materia di brevetti Robosan può vantare un brevetto concesso in Italia ed è al lavoro per la sua estensione a livello internazionale, per la quale sono in corso le fasi nazionali in Europa, Stati Uniti, Canada, Cina, Giappone, India e Singapore. Paesi che rappresentano i mercati più interessanti per la startup. Robosan inoltre sta lavorando a nuovi dispositivi e piccoli moduli a grande valore aggiunto che determineranno nuove applicazioni per proprietà intellettuale e nuovi brevetti futuri che possano espandere sempre di più il presidio dell’automazione preanalitica.
Robosan è una realtà che ha l’obiettivo di operare in ottica business to business e il principale target sono oltre 80mila, a livello globale, tra ospedali, centri diagnostici, cliniche. Per perseguire un obiettivo di rapida scalabilità la startup ha inoltre deciso di intercettare le grandi aziende private che operano grandi network di laboratori come ad esempio Synlab e Cerba HealthCare in Europa, oltre ad altri colossi in tutto il mondo. A livello nazionale comunque non manca l’attenzione di Robosan che, infatti, sta portando avanti il progetto Nodes, per il Nord Ovest Sostenibile, nell’ambito del PNRR, in modo di adattare i bisogni del dispositivo della startup alle peculiarità del settore ospedaliero che, essendo le più disparate, possono necessitare di spacchettamenti della macchina di Robosan, parallelamente la startup sta lavorando all’automazione che riesca anche a uscire dal punto di prelievo, entrando direttamente in casa delle persone, così da garantire la qualità del prelievo automatizzato anche a domicilio, tenendo conto che i prelievi domiciliari arrivano a rappresentare il 30% del fatturato di alcune aziende italiane.