Il tasso di inflazione in Israele è salito ad agosto, raggiungendo il livello più alto in quasi un anno, secondo i dati diffusi dall’Ufficio centrale di statistica, riducendo la probabilità di ulteriori tagli dei tassi di interesse nel prossimo futuro.
In particolare su anno i prezzi al consumo sono cresciuti al 3,6% il mese scorso dal 3,2% di luglio, il livello più alto da ottobre scorso, andando oltre le aspettative del 3,2% in un sondaggio Reuters e superando di gran lunga l’intervallo obiettivo annuale del governo dell’1-3%.
I funzionari governativi hanno attribuito in gran parte la causa dell’impennata dell’inflazione ai problemi di approvvigionamento legati alla guerra.
Su mese il dato ha visto un aumento dello 0,9% più alto del previsto ad agosto rispetto a luglio, sostenuto dai maggiori costi di prodotti freschi, cibo, alloggi, trasporti, istruzione e intrattenimento. Questi sono stati solo in parte compensati dai cali di abbigliamento e calzature, telecomunicazioni e mobili.
Dopo aver tagliato il tasso di interesse di riferimento a gennaio, la Banca d’Israele ha lasciato il tasso invariato nelle riunioni successive di febbraio, aprile, maggio, luglio e agosto, adducendo come motivazione le tensioni geopolitiche, la crescente pressione sui prezzi e una politica fiscale più accomodante dovuta alla guerra di Israele con il gruppo militante palestinese Hamas. Il tasso è al 4,5% al momento.
La prossima decisione sui tassi sarà il 9 ottobre. I banchieri centrali israeliani hanno dichiarato che non prevedono tagli dei tassi prima del 2025.