Meta sta collaborando con due importanti banche del Regno Unito per un accordo di condivisione delle informazioni volto a proteggere i consumatori dalle frodi.
Meta ha affermato che stava ampliando il suo Fraud Intelligence Reciprocal Exchange (FIPE) per consentire alle banche del Regno Unito di condividere direttamente informazioni con il gigante dei social media, nel tentativo di aiutarlo a individuare e bloccare gli account truffaldini e i piani di frode coordinati.
Secondo Meta, NatWest e Metro Bank sono le uniche banche nel Regno Unito ad aver aderito al momento al patto per la condivisione delle informazioni sulle frodi, ma in futuro si prevede che altre aderiranno.
«Questo lavoro ci ha già visti intervenire contro migliaia di account gestiti da truffatori, a dimostrazione dell’importanza che banche e piattaforme lavorino insieme per affrontare questo problema sociale», ha affermato Nathaniel Gleicher, responsabile globale della lotta alle frodi presso Meta.
«Sconfiggeremo questi criminali solo se lavoreremo insieme e condivideremo informazioni rilevanti relative alle truffe. Le istituzioni finanziarie possono condividere con noi informazioni uniche che a nostra volta possiamo utilizzare per addestrare i nostri sistemi a intervenire contro altre truffe a livello globale», ha aggiunto Gleicher.
Meta è da tempo alle prese con le richieste delle banche del Regno Unito di fare di più per impedire ai truffatori di dilagare sulle sue piattaforme, tra cui Facebook, Instagram e WhatsApp.
Le app di Meta sono state spesso oggetto di abusi da parte di truffatori che hanno tentato di truffare gli utenti e sottrargli denaro attraverso vari metodi fraudolenti.
Una delle forme di truffa più comuni in cui gli utenti si imbattono sulle piattaforme dell’azienda è la frode dei pagamenti push autorizzati, attraverso la quale i criminali tentano di convincere le persone a inviare loro denaro impersonando individui o aziende che vendono un servizio.
Meta ha già delle policy in atto che vietano la promozione di frodi finanziarie, come truffe sui prestiti e schemi che promettono alti tassi di rendimento. L’azienda proibisce anche le pubblicità che promettono risultati irrealistici o garantiscono un rendimento finanziario.