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Sciopero porti Usa, almeno 45 navi portacontainer bloccate fuori

Maria Lucia Panucci
3 Ottobre 2024
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La Casa Bianca fa pressione sui datori di lavoro del porto affinché aumentino l’offerta salariale

Oggi lunghe file di navi portacontainer si sono formate all’esterno dei principali porti degli Stati Uniti, mentre il più grande sciopero dei lavoratori portuali degli ultimi cinquant’anni entra nel terzo giorno, impedendo le operazioni di scarico e minacciando la carenza di qualsiasi cosa, dalle banane ai ricambi per auto.

Non erano previste trattative tra l’International Longshoremen’s Association e i datori di lavoro, ma i proprietari del porto, sotto pressione da parte della Casa Bianca affinché aumentassero la loro offerta salariale per concludere un accordo, hanno segnalato ieri sera di essere disponibili a nuovi colloqui.

Un’alternativa sarebbe quella di navigare verso i porti della costa occidentale dall’altra parte del paese, probabilmente utilizzando il Canale di Panama, un viaggio di migliaia di chilometri che aumenterebbe i costi e aggiungerebbe settimane ai tempi di consegna.

Martedì l’ILA ha indetto uno sciopero con 45.000 lavoratori portuali dal Maine al Texas, il primo grande sciopero dal 1977, dopo che i colloqui per un nuovo contratto di sei anni con l’associazione dei datori di lavoro della United States Maritime Alliance (USMX) si sono arenati.

L’ILA sta cercando un grande aumento di stipendio insieme all’impegno di fermare i progetti di automazione portuale che teme possano uccidere posti di lavoro. L’USMX aveva offerto un aumento di stipendio del 50%, ma l’ILA ha affermato che non era sufficiente per rispondere alle sue preoccupazioni.

L’amministrazione del presidente Joe Biden si è schierata con il sindacato, esercitando pressioni sui datori di lavoro del porto affinché aumentassero la loro offerta per garantire un accordo e citando gli enormi profitti del settore marittimo registrati dopo la pandemia di COVID-19.

Lo sciopero riguarda 36 porti, tra cui New York, Baltimora e Houston, che gestiscono una vasta gamma di merci trasportate in container.
Ieri la National Retail Federation, insieme ad altre 272 associazioni di categoria, ha chiesto all’amministrazione Biden di avvalersi della sua autorità federale per porre fine allo sciopero, affermando che lo sciopero potrebbe avere “conseguenze devastanti” per l’economia.
L’amministrazione Biden ha ripetutamente affermato che non farà ricorso ai poteri federali per fermare lo sciopero.

Gli economisti affermano che le chiusure dei porti inizialmente non faranno aumentare i prezzi al consumo, poiché le aziende hanno accelerato le spedizioni negli ultimi mesi per i beni essenziali. Tuttavia, alla fine si infiltrerà un fermo prolungato, con i prezzi dei prodotti alimentari che probabilmente reagiranno per primi.

FOTO: SHUTTERSTOCK
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