Dopo l’attacco missilistico iraniano contro Israele i prezzi del greggio sono aumentati di circa il 10% accendendo i riflettori sulle possibili interruzioni di forniture di greggio a causa di un conflitto. Attualmente il Brent quota sopra i 79 dollari al barile e il WTI sopra i 76 dollari ma sullo sfondo Goldman Sachs non sembra intravedere grandi pericoli.
Infatti a meno di gravi eventi che potrebbero bloccare le forniture, il Brent dovrebbe oscillare, stando alle sue previsioni nel range di 70-85 dollari al barile con una media di 77 dollari al barile per il quarto trimestre 2024 e 76 dollari al barile per il 2025.
A far temere, però, sono tre scenari differenti. Quello che prevede danni alle infrastrutture petrolifere iraniane, un possibile rafforzamento delle sanzioni ed eventuali interruzioni più diffuse.
“L’elevata capacità inutilizzata globale (oltre 6 mb/d) e la nostra analisi storica delle interruzioni dell’approvvigionamento rafforzano la nostra opinione che le barriere fisiche o politiche all’impiego della capacità inutilizzata siano il principale rischio di coda al rialzo per i prezzi del petrolio – si legge nella ricerca – Facendo una media tra gli episodi, stimiamo che l’aumento della produzione combinata di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti compensi in genere l’80% della produzione interrotta entro 2 trimestri”.