La bilancia commerciale della Malesia ha continuato a registrare un’eccedenza di 13,2 miliardi di ringgit a settembre, anche se è crollata del 45,9% rispetto ai 24,4 miliardi di ringgit di un anno prima, secondo i dati rilasciati oggi dal Dipartimento di Statistica del Paese.
In particolare le esportazioni sono scivolate dello 0,3% su base annua a settembre, a 124,0 miliardi di ringgit, mentre le importazioni, invece, sono balzate del 10,9% a 110,8 miliardi di ringgit rispetto ad un anno fa, ha detto il Dipartimento.
Il commercio totale è balzato del 4,7% a 234,8 miliardi di ringgit da 224,3 miliardi di ringgit dell’anno precedente.
Ricordiamo che la Malesia si può considerare una delle economie più aperte ed in espansione del sud-est asiatico, come dimostra il crescente flusso di investimenti provenienti in primis dai Paesi dell’Asia orientale (in particolare Cina, Indonesia, Giappone, Singapore e Corea) ma in misura crescente anche da Stati Uniti e Paesi UE. L’economia vanta due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, il cui volume annuo si avvicina alla metà del volume complessivo mondiale, e quello della produzione di stagno, anch’esso quasi la metà del totale mondiale. Lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Sarawak e del Sabah ha consentito l’autosufficienza energetica del paese (logicamente in rapporto al suo limitato sviluppo industriale). Tra le attività più produttive ricordiamo la coltura, soprattutto quella del riso, seguono poi la manioca, il mais, le patate e le patate dolci, i frutti tropicali, soprattutto l’ananas, caffè, cacao, arachidi, palme da cocco, palme da olio, pepe e altre spezie. I principali giacimenti di stagno si trovano nel Perak, nel Johor, nel Pahangh e presso Kuala Lumpur. Altre risorse minerarie sono i minerali di ferro, oro, bauxite, manganese e tungsteno.