E’ tempo di bilanci per Giorgia Meloni. Esattamente due anni fa, il 22 ottobre 2022, debuttava il suo esecutivo. Tolti i due sottosegretari, Vittorio Sgarbi e Augusta Montaruli, e i ministri Gennaro Sangiuliano (sostituito da Alessandro Giuli dopo il “caso Boccia”) e Raffaele Fitto (atteso all’esame da commissario Ue a novembre), la squadra è la stessa di quella che, 24 mesi fa, prestava giuramento al Quirinale.
Già solo la sua figura vanta due primati: è la prima presidente del Consiglio donna nella storia d’Italia e nel 2008 è stata nominata Ministro per la gioventù, la più giovane della storia dell’Italia repubblicana. Questi traguardi la dicono lunga sulla sua voglia di arrivare e sulla sua grande determinazione. Al di là delle opinioni politiche, è infatti innegabile che abbia un carisma che ha messo a tacere molti dei suoi avversari politici. In questi anni al comando non si è mai lasciata scalfire da nulla: né quando gli attacchi riguardavano il suo operato lavorativo né quando anche la sua vita privata è finita sotto i riflettori per gli atteggiamenti, diciamo poco rispettosi e discutibili, dell’allora suo compagno Andrea Gianbruno. Ha mostrato la forza e la tenacia di un uomo, cosa che ha spiazzato in molti soprattutto in un Paese come l’Italia dove la donna non ha grandi possibilità di emergere come la sua controparte maschile, ma questo forse è un altro tema.
Ed ora che sono passati due anni è tempo per lei e per noi italiani di bilanci. Cosa ha fatto il suo Governo per la crescita economia del nostro Paese? Intanto c’è da dire che questo secondo anniversario coincide con una delle più importanti leggi economiche mai scritte dall’esecutivo, la Manovra finanziaria per il 2025. Il Governo qui ha giocato la carta del blitz ed ha provato a chiudere, riuscendoci, con una settimana d’anticipo i cantieri sulla legge di bilancio. Per ora c’è stato solo l’ok da parte del Consiglio dei ministri, manca il passaggio parlamentare prima di diventare ufficiale, ma intanto i tempi si sono accorciati e questo è merito sicuramente della Meloni che non perde mai tempo quando si tratta di prendere decisioni così importanti.
La prima Manovra del governo Meloni era stata varata in corsa, dopo l’avvicendamento con Mario Draghi: pesava molto la crisi energetica e l’esecutivo non si era discostato poi di molto dal solco tracciato dal predecessore. Le prime misure economiche, quelle contenute nella legge di bilancio per il 2023, furono quindi in buona parte obbligate dalla formazione tardiva del Governo e quindi per lo più già definite dalla nota di aggiornamento al Def stilata dall’esecutivo precedente. Unica norma distintiva fu l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, tanto voluto dal Governo Conte. Un tema centrale fin dal primo momento fu la riduzione delle spese dello Stato, in particolare quelle dovute al Superbonus 110%. Su spinta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti il Governo approvò un decreto per porre un limite all’utilizzo di questo strumento. Furono limitati i casi di applicazione e soprattutto la possibilità di compravendita dei crediti fiscali, anche al fine di limitare le truffe. Meloni ha anche dato molta importanza all’applicazione del Pnrr per non perdere i fondi dell’Unione europea.
Il 2023 è anche l’anno dell’approvazione da parte del Parlamento della Delega Fiscale. Essendo una legge delega, questa misura non ha introdotto nuove norme, ma ha dato al Governo la possibilità di riformare il fisco entro due anni senza più passaggi parlamentari.
Il 2024, che sta per volgere quasi al termine, vede in campo molte novità decise dal Governo come il taglio del cuneo fiscale per i redditi medi, la riforma delle aliquote Irpef, le misure assistenziali e per la natalità tra cui la carta Dedicata a Te, gli incentivi all’assunzione con le deduzioni superiori al 100%, il finanziamento della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. A questo seguì un ulteriore taglio al Superbonus. Il Governo ha anche concluso la vendita della compagnia aerea Ita a Lufthansa, concludendo quindi definitivamente la storia di Alitalia.
E poi c’è la nuova Manovra di 30 miliardi, cinque in più della prima e due in meno della scorsa. Per il 2026-2027, invece, le Leggi di bilancio costeranno rispettivamente 35 e 40 miliardi. Tra le voci principali di spesa rientrano gli 11 miliardi per la conferma del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, 4,3 per la conferma delle 3 aliquote Irpef e 1,8 milioni di misure per le famiglie. E sulla Sanità? Secondo le stime del governo dagli attuali 134,1 miliardi gli stanziamenti saliranno il prossimo anno a 136,5, circa 2 miliardi e mezzo in più. Mentre nel 2026 toccheranno quota 140,6 miliardi. Ma il tema rimane un punto di forte discussione tra maggioranza e opposizioni.
In questi due anni uno dei pilastri dell’azione governativa è stata sicuramente la promozione del lavoro. Nel nostro Paese l’occupazione è arrivata a livelli record (+62,3%), con la disoccupazione ai minimi dal 2008. Le imprese hanno beneficiato di incentivi per l’assunzione e della super deduzione del costo del lavoro mentre l’abolizione del Reddito di Cittadinanza ha segnato l’introduzione dell’Assegno di inclusione, volto proprio a favorire il reinserimento lavorativo.
Con un’economia solida ed in ripresa il 2023 è stato un anno record per la richiesta di titoli di Stato italiani, di cui 425 miliardi da investitori nazionali. La Meloni ha anche focalizzato l’attenzione al Sud dove sono stati realizzati investimenti senza precedenti per aumentare il sostegno e la competitività alle imprese locali, soprattutto quelle giovanili. Per non parlare della promozione territoriale con gli accordi di coeasione e sviluppo con le singole Regioni.
A livello internazionale l’Italia ha rafforzato la sua centralità nelle alleanze globali dalla Nato all’Ue, rilanciando i rapporti con l’Africa e l’Indo-Pacifico.
Nelle ultime settimane, poi, la presidente del Consiglio ha incontrato diversi rappresentanti delle big tech globali: il presidente di Microsoft, Brad Smith, a cui vanno aggiunti anche il presidente e ad di BlackRock, Larry Fink, Elon Musk e l’ad di OpenAI Sam Altman. Con tutti i discorsi hanno riguardato l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, con possibili investimenti anche in Italia.
Per il futuro la Meloni è determinata a consolidare i traguardi raggiunti e a migliorare le sorti del nostro Paese sia in ambito nazionale che in ottica internazionale. Non è detto che ci riuscirà ma la determinazione non le manca di certo e questo è un ottimo punto di partenza