La Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato l’annullamento, da parte del Tribunale, della decisione della Commissione europea che ha constatato un abuso di posizione dominante da parte di Intel, infliggendo un’ammenda di 1,06 miliardi di euro.
Nel maggio 2009 la Commissione aveva inflitto la sanzione basandosi sulla convinzione che la società aveva messo in atto due pratiche commerciali scorrette. La prima concedendo sconti, totalmente o parzialmente occulti, ai produttori di computer a condizione che acquistassero tutte o quasi tutte le loro Cpu x86 da Intel, la seconda pagandoli per bloccare o ritardare il lancio di specifici prodotti contenenti Cpu x86 della concorrenza e per limitarne i canali di vendita disponibili (le cosiddette “naked restriction” o “restrizioni nude”).
Nel 2014 il Tribunale aveva respinto il ricorso, ma su impugnazione la Corte ha annullato la sentenza rinviando la causa dinanzi al Tribunale che ha quindi ha annullato parzialmente la decisione della Commissione e ha annullato integralmente l’ammenda di 1,06 miliardi di euro. La Commissione ha impugnato la sentenza del Tribunale nel 2022.
A sostegno dell’impugnazione, la Commissione faceva valere che il controllo esercitato dal Tribunale sulle valutazioni della Commissione relative al test del concorrente altrettanto efficiente (“as efficient competitor test”) era viziato da irregolarità procedurali, da errori di diritto e da snaturamento degli elementi di prova.
Nella sua sentenza la Corte respinge tutti i motivi dedotti dalla Commissione.