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Economia

Manovra, le misure stimolo per l’occupazione e la crescita

Maria Vincenza D'Egidio
24 Ottobre 2024
  • copiato!

Dal bonus assunzioni a fringe benefit per chi si sposta. Novità per la web tax e lotta all’evasione. Ma le polemiche non mancano

La Legge di bilancio è alle sue battute decisive e conclusive, dopo la firma del presidente della Repubblica Mattarella, si attendono gli iter parlamentari.

Il testo della legge di bilancio, chiuso la notte del 22 ottobre al Ministero dell’Economia, è stato firmato nella mattinata del 23 ottobre dal Capo dello Stato, può quindi ora iniziare il suo iter parlamentare.

Il testo contiene 144 articoli e sarà esaminato in prima battuta dalla Camera dei Deputati. Nel provvedimento, misure fiscali come il taglio del cuneo e il riordino delle detrazioni, le norme sulle pensioni e quelle sulla revisione della spesa.

«Con la manovra 2025, il taglio del cuneo coinvolgerà 1,3 milioni di lavoratori in più rispetto ai 13 milioni già interessati dalla misura attualmente in vigore – ha confermato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – rispetto alla norma in vigore, quest’anno per i redditi fino a 35mila euro, arriviamo ai redditi fino a 40mila».

Il titolare di via XX Settembre ha inoltre annunciato una misura nuova: «Il benefit fiscale fino a cinquemila euro per rimborsare le spese dei lavoratori che le aziende trasferiscono».

All’interno del testo della Legge di Bilancio 2025 sono previste le misure che riguardano il mondo del lavoro e hanno l’obiettivo di dare una spinta all’occupazione: come ad esempio, la maxideduzione per le assunzioni fino al 2027. Sono previsti, poi, fringe benefit maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferirsi a oltre 100 chilometri da casa.

Sul fronte fiscale, novità anche per la web tax e nella lotta all’evasione. Polemiche per le misure sulle criptovalute, che potrebbero essere modificate.

Nella Manovra del governo di Giorgia Meloni, sono previste delle misure che riguardano il mondo del lavoro e hanno l’obiettivo di dare una spinta all’occupazione.

Alcune misure sono già collaudate e sono state rispolverate, come il bonus assunzioni al 120%, ma sono state allungate nel tempo, con la stessa prospettiva pluriennale con cui l’esecutivo ha voluto stabilizzare anche il taglio del cuneo fiscale.

Una delle misure previste dalla Manovra è la maxideduzione per le assunzioni fino al 2027. La misura ha funzionato e quindi il governo Meloni ha deciso di prorogare, stavolta per tre anni, la maxideduzione per le assunzioni a tempo indeterminato.

Le imprese avranno la possibilità di dedurre il costo dei neoassunti in forma maggiorata del 20% o addirittura del 30% in caso di assunzione di soggetti ritenuti svantaggiati, si dovrebbero confermare i profili dell’anno scorso, cioè ex detenuti, disabili, donne disoccupate con almeno due figli minori, donne vittime di violenza, giovani ammessi al programma Gol o ex beneficiari di reddito di cittadinanza.

Il principio per avere la maxideduzione per le assunzioni è quello di “chi più assume meno paga“: la proroga di tre anni, infatti, vale di anno in anno solo per le aziende che aumentano progressivamente il numero di occupati.

Inoltre, per le mamme lavoratrici con almeno due figli viene confermata la decontribuzione al 100% che viene estesa anche alle mamme lavoratrici autonome.

Sono previsti, poi, premi e fringe benefit per chi si sposta. Nella Manovra, per tre anni, è anche prorogata la tassazione agevolata per i redditi fino a 80mila euro dei premi di produttività fino a 3mila euro, al 5% anziché al 10%, e per il welfare aziendale, con il tetto di esenzione fiscale dei fringe benefit che sale da 258 euro a 1.000 per tutti e a 2mila per chi ha figli.

Sui fringe benefit si interviene anche per un primo assaggio del piano casa richiesto da Confindustria: gli importi, infatti, saranno maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferirsi a oltre 100 chilometri da casa.

Focus Lavoro: nella Manovra 2025 si prorogano gli ammortizzatori sociali, si finanzia la formazione e si sostengono settori in crisi e di imprese strategiche

Il disegno di legge della Manovra 2025 prevede un intervento ampio e strutturato in materia di ammortizzatori sociali per lavoratori in costanza di lavoro, rifinanziando il Fondo Sociale per l’Occupazione e la Formazione e investendo in parallelo nel potenziamento del Programma Garanzia Occupabilità Lavoratori (GOL).

Viene prorogato per il 2025 il trattamento straordinario di integrazione salariale, con un massimo di dodici mesi e un limite di 100 milioni di euro stanziati per coprire le richieste.

Questi fondi, provenienti dal Fondo Sociale per l’Occupazione e la Formazione, mirano a proteggere i lavoratori nelle situazioni di crisi aziendali o di ristrutturazione, garantendo un reddito nei periodi di sospensione dell’attività.

Inoltre, viene prorogata fino al 2025 l’integrazione salariale collegata alla formazione professionale, con un limite di spesa di 19 milioni di euro, specificamente per i lavoratori impegnati nella gestione delle bonifiche ambientali.

La disposizione relativa all’art. 22-bis del D.Lgs. 148/2015, che prevede forme di integrazione salariale, è prorogata fino al 2027 con un finanziamento annuale di 100 milioni di euro per ciascun anno dal 2025 al 2027. La proroga è essenziale per garantire il sostegno economico ai lavoratori di settori in difficoltà per un periodo prolungato.

Per le imprese di interesse strategico nazionale con più di mille dipendenti, è prevista la possibilità di ottenere un ulteriore periodo di cassa integrazione straordinaria (CIGS) fino al 31 dicembre 2025.

La misura, con un finanziamento di 63,3 milioni di euro, è pensata per le aziende che stanno affrontando complessi piani di riorganizzazione aziendale non ancora completati. L’obiettivo è salvaguardare i posti di lavoro e mantenere le competenze chiave all’interno delle imprese.

La manovra destina ulteriori 70 milioni di euro per il completamento dei piani di recupero occupazionale (art. 44, comma 11-bis, D.Lgs. 148/2015). Tali risorse saranno ripartite tra le regioni tramite decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con il Ministro dell’Economia.

Le risorse potranno essere utilizzate per iniziative di recupero e progetti di formazione professionale, mirando al reinserimento lavorativo a lungo termine. L’INPS sarà responsabile del monitoraggio dei flussi di spesa, con rendicontazioni semestrali al Ministero del Lavoro per garantire il rispetto dei limiti finanziari.

La manovra prevede che le risorse del Programma GOL possano essere utilizzate anche per finanziare le iniziative di formazione professionale per i lavoratori che rientrano nelle categorie individuate dal Pnrr.

L’intervento mira al miglioramento delle competenze ed al reinserimento dei lavoratori nel mercato del lavoro, con particolare attenzione alla sostenibilità e all’innovazione.

Web tax si va avanti tra le polemiche

Nonostante la soddisfazione del presidente del consiglio Giorgia Meloni e del titolare dell’Economia Giorgetti sui risultati della Manovra 2025, le polemiche politiche e del mondo sindacale e del lavoro non si placano e promettono battaglia.

In attesa del cosiddetto Pillar 2 della global minimum tax, sul quale manca ancora un accordo a livello internazionale, cambia e si allarga la web tax italiana. Verranno eliminati i tetti di fatturato previsti dalla normativa attuale, ampliando quindi la platea degli interessati.

Oggi a essere soggetti al pagamento della digital tax con aliquota al 3% sono le imprese che realizzano ovunque nel mondo, singolarmente o congiuntamente a livello di gruppo, un ammontare complessivo di ricavi di almeno 750 milioni di euro e che percepiscono un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiore a 5,5 milioni in Italia. Entrambi i tetti verranno eliminati.

La lotta all’evasione è un caposaldo di ogni Manovra di qualsiasi governo, nella legge di bilancio 2024-25 le spese che imprese e professionisti intendono portare in deduzione, dal taxi alle spese di rappresentanza, dovranno essere state effettuate con il Pos o con un bonifico. Il Pos dovrà essere collegato al registratore di cassa per allineare quanto incassato e i dati trasmessi all’Agenzia delle Entrate. La bolla che accompagna le merci in dogana diventerà solo elettronica.

In quest’ottica c’è anche una norma sulle entrate da giochi e Bitcoin, che ha provocato qualche polemica dei diretti interessati e anche del M5S.

Le plusvalenze sulle critpovalute saranno tassate al 42% rispetto all’attuale 26%, arrivando ai livelli massimi in Europa: una mossa che, secondo le voci critiche, provocherà probabilmente una fuga di capitali.

Tra le misure di entrata, la Manovra prorogherà inoltre per due anni le concessioni del gioco fisico, come bingo e macchinette, in scadenza il 31 dicembre. Si va inoltre verso la proroga della rideterminazione dei valori di acquisto di terreni e partecipazioni.

Sulla Manovra, comunque, nella maggioranza c’è già chi pensa alle prime modifiche. La Lega, ad esempio, ha iniziato il pressing contro l’aumento della tassa sulle criptovalute e si prepara a intervenire in sede di conversione.

Il mondo delle cripto, intanto, è in pieno fermento: su X è comparso l’hashtag “StopTassaCrypto42”, mentre nel web circolano consigli per evitare di pagare le tasse sui bitcoin, ad esempio spostando i propri interessi verso altri Paesi, dal Portogallo agli Emirati.

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L’azienda di cripto CheckSig ha scritto una lettera aperta al Mef e al governo in cui, evidenziando il danno per il settore ma anche l’effetto controproducente per l’erario, chiede di riconsiderare la proposta di aumento dell’aliquota, evidenziando anche il rischio di incostituzionalità.

Il commissario Consob Federico Cornelli, invece, su Avvenire ha definito «il risparmio in criptovalute senza fondamentali caratteristiche di utilità sociale – e ha difeso la scelta – ha un suo fondamento razionale».

La Manovra, come citato, contiene le annunciate misure per ridurre le tasse ai lavoratori e aiutare le famiglie. Aumentano i promessi sacrifici a carico di banche e assicurazioni, ci sono i tagli ai ministeri e il tetto agli stipendi dei manager degli enti.

Ma è sulla sanità che si consuma lo scontro: le risorse deludono i sindacati dei medici che proclamano lo sciopero.

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E anche l’aumento delle pensioni minime fa discutere: per gli anziani con l’assegno più basso, viene calcolato dai sindacati, sono appena 10 centesimi al giorno.

La manovra vale 30 miliardi per il 2025, conferma il premier Giorgia Meloni, che torna all’attacco del Superbonus, affermando che «senza si sarebbe ampiamente potuto aumentare le pensioni minime con 20mila euro per ogni pensionato. Il presidente del consiglio si concentra sulle priorità: lavoro, salari, famiglia e sanità e lo fa senza aumentare le tasse e mantenendo i conti in ordine».

«Dal prossimo anno, con maggiori risorse – afferma Meloni facendo implicito riferimento al concordato – la sfida è quella di ridurre gli scaglioni del ceto medio».

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Nei 144 articoli del disegno di legge si spazia dal nuovo meccanismo per rafforzare le busta paga dei dipendenti, arriva un bonus fino a 20mila euro e meccanismo fiscale a decalage fino a 40mila euro, alla stretta sulle detrazioni per chi ha un reddito oltre i 75mila euro con quoziente familiare, dal tetto ai compensi per gli enti alle risorse per i contratti pubblici, dall’estrazione aggiuntiva per il Superenalotto al restyling dei bonus edilizi, fino alle pensioni, con la proroga di Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.

Sul fronte previdenziale c’è anche l’aumento delle pensioni minime, che dal 2025 salgono del 2,2% a 617,9 euro: tre euro in più dai 614,77 attuali. Ma senza un’intervento sarebbero calate, scese a 604 euro.

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Le polemiche non si fanno attendere e insorge la Uil pensionati che fa i calcoli: «I pensionati si dovranno accontentare di 10 centesimi al giorno per il 2025 e probabilmente circa 4 centesimi per il 2026».

Anche dall’opposizione si alza il grido contrariato per quelli che vengono definiti aumenti esigui: «Un’elemosina senza pudore», la definisce il leader M5s Giuseppe Conte. Ma la stangata arriva anche per la sanità, sempre da come denunciato dalle opposizioni.

La manovra stanzia 1,3 miliardi per il 2025 e risorse per i contratti. Promettendo assunzioni dal 2026. Per i sindacati dei medici e degli infermieri non basta: si conferma la riduzione del finanziamento rispetto a quanto annunciato, denunciano Anaao, Cimo e Nursing Up, che il 20 novembre incroceranno le braccia e scenderanno in piazza.

«E’ confermata una batosta clamorosa per il servizio sanitario nazionale», accusa la segretaria Dem Elly Schlein. Per Avs è una manovra perversa, che si accanisce contro chi ha di meno.

Durissima la Cgil: «E’ un vero festival dei tagli al welfare, porterà il Paese a sbattere».

«Il contributo per le banche si concretizza nel rinvio delle deduzioni sulle Dta con cui il governo conta di incassare 4 miliardi nel 2025 e 2026: un sacrificio per le banche, che però non si tradurrà in un aumento dei costi», assicura il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

Le assicurazioni dovranno pagare annualmente l’imposta di bollo sulle polizze vita. I sacrifici a carico dei ministeri si traducono in 7,7 miliardi di tagli in 3 anni, con lo sforzo maggiore a carico, come sempre, del Mef.

Una stretta arriva anche per la Rai, che dal 2026 dovrà ridurre la spesa per personale e consulenza. Non compare invece nel testo l’annunciata conferma del taglio del canone da 90 a 70 euro. Per la Pa arriva quindi la stretta sul turn over, nel limite del 75% nel 2025, mentre la scuola dovrà fare i conti con i tagli per docenti e personale Ata.

Con il testo depositato in Parlamento si apre l’iter di conversione. Che quest’anno, per l’alternanza, parte dalla Camera. I parlamentari avranno un tesoretto da 120 milioni per le modifiche.

I tempi sono incerti soprattutto nel clima di polemica e agitazione che si è creato nelle ultime ore. La manovra appena arrivata alla Camera sembra, infatti già avere tempi lunghi. Le audizioni, inizialmente previste dalla prossima settimana, non inizieranno prima del 4 novembre, mentre il termine per gli emendamenti potrebbe essere fissato intorno all’11 novembre.

L’obiettivo è portare il testo in Aula a metà dicembre, ma già si dice che non ce la si farà prima del 20. Rendendo la seconda lettura anche quest’anno quasi una pura formalità. E mandando in fumo l’auspicio di chiudere prima di Natale.

FOTO: Ansa
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