logo_business24it
  • ECONOMIA
    • IMPRESA
    • FISCO
  • FINANZA
    • BANCHE
    • CRIPTOVALUTE
  • SPORT
  • LAVORO
  • ATTUALITA’
    • Esteri
    • TUTTO E’ BUSINESS
    • GREEN
  • POLITICA
  • INTERVISTE
Link utili >
Programmi TV
Radio
  • ECONOMIA
    • IMPRESA
    • FISCO
  • FINANZA
    • BANCHE
    • CRIPTOVALUTE
  • SPORT
  • LAVORO
  • ATTUALITA’
    • Esteri
    • TUTTO E’ BUSINESS
    • GREEN
  • POLITICA
  • INTERVISTE
  • PROGRAMMI TV
  • RADIO
  • PRESS
  • CAST
  • INFORMAZIONI
  • CONTATTI
  • Canale 824 di Sky
  • PRESS
  • CAST
  • INFORMAZIONI
  • CONTATTI
Cerca nel sito
Report & analisi

Federmoda, Felloni: “la moda è in crisi dal 2023 per il rincaro dei prezzi e concorrenza sleale”

Maria Lucia Panucci
26 Ottobre 2024
  • copiato!

“Contro il caro affitti abbiamo chiesto al Governo di applicare una cedolare secca, come sugli appartamenti, anche sui locali dei negozi”

L’e-commerce, la concorrenza sleale di grandi marchi, l’aumento spropositato dei prezzi ed il caro-affitti: tutti questi elementi stanno mettendo in seria diffoltà il settore moda ed in particolare i negozi di vicinato e le botteghe storiche, il cuore pulsante di un territorio. Ne abbiamo parlato con il presidente di Federmoda-Confcommercio, Giulio Felloni, intervistato in video-collegamento dal nostro direttore editoriale, Matteo Vallero, negli studi romani di Business24.

Recentemente Confartigianato ha segnalato “una crisi profonda del settore moda”. Presidente cosa sta accadendo?

«Il periodo di negatività del settore moda ci sta accompagnando almeno fin dall’inizio del 2023 e quindi dopo la ripresa dal Covid c’è stato un cambiamento da parte dei consumatori, per due ragioni fondamentali. Per prima cosa l’aumento dei prezzi che inevitabilmente ha comportato che il consumatore non si avvicinasse più con la stessa leggerezza, che aveva in precedenza, al bene da acquistare. L’’acquisto di un prodotto costoso presenta indubbiamente difficoltà anche da un punto di vista psicologico. Altro fattore è la concorrenza, devo dire, sleale, soprattutto da parte dei grandissimi gruppi e dal mercato online che molto spesso non rispettano le stesse regole dei negozi di vicinanza. Per sleale si intende che spesso non vengono pagate le stesse tasse, soprattutto con domicilio fiscale all’estero. Noi in Italia abbiamo tasse che spesso ci paralizzano».

Che periodo sta vivendo il settore e quali sono i dati in vostro possesso, anche in riferimento agli ultimi dati legati ai saldi estivi conclusi da poco?

«Abbiamo rilevato una diminuzione nel mese di luglio del 7% e ad agosto dell’8% nella media italiana rispetto all’anno precedente. A parte i saldi, nel mese di settembre possiamo dire che c’è stata un’inversione di tendenza perché il 60% degli esercenti ci sta dicendo che stiamo raggiungendo la stabilità. Forse non raggiungeremo il dato positivo, ma questo inversione di tendenza ci fa ben sperare per il futuro».

A soffrire sono soprattutto i piccoli negozi. Molti stanno chiudendo anche nelle vie centrali delle grandi città. Colpa del grande successo dell’e-commerce? In che direzione stanno andando i consumi?

«Fortunatamente abbiamo una speranza, c’è una inversione di tendenza come dicevo prima. Poi dico che soddisfazione c’è nel cliccare tutto il giorno su un computer invece di socializzare, entrare in un negozio e provare un capo di abbigliamento? Questo per fortuna sta cambiando come atteggiamento, anche nei più giovani. Ed anche chi tra i nostri negozi sta facendo l’e-commerce non sta andando molto bene. C’è una grossa crisi nel settore soprattutto per l’aumento spropositato dei prezzi».

Un mercato che invece sembra non subire alcuna crisi è quello della “seconda mano”. Che dati avete e a cosa attribuite questo boom? 

«Ci può stare sempre un discorso di prezzi, perché il prodotto usato costa molto ma molto meno. Ci sono dei marchi che hanno molto appeal, se parliamo del mercato del lusso poi va molto bene. C’è ancora nel mondo della moda alcuni capi che valgono come se non più del nuovo. Uomini e donne sono attratti dall’usato, soprattutto tra i giovani c’è la passione di cercare dei jeans griffati non molto appariscenti, dei jeans degli anni ’60, ’70. E’ la moda del momento l’usato, mi sento di dire».

L’intervista completa a Giulio Felloni (Presidente Federmoda) è andata in onda sul canale 410 del digitale terrestre

Il lusso sarà sempre più un lusso. I risultati più recenti delle aziende di alta moda mostrano che continuano a crescere soprattutto quelle che si rivolgono ai più ricchi, come Hermès e Loro Piana. Che numeri del comparto e chi traina questo settore in Italia?

«Ci sono aziende consolidate nelle città più importanti come Milano, Roma, Firenze e Bologna, con vie dedicate al lusso, con le case di moda super gettonate, soprattutto da parte da parte di una clientela straniera. Questi marchi di lusso sono molto ricercati, il discorso è sempre di moda, non solo di qualità, con gli stranieri a fare la parte del leone, in testa gli americani, gli arabi, una parte dei giapponesi, cinesi e svizzeri che hanno possibilità di acquistare con la tax free, ovvero non pagano l’iva. Anche aziende italiane, oltre ai grandi gruppi, possiamo citare Cuccinelli e Loro Piana stanno andando bene. con ottimi risultati. I centri storici senza i negozi multimarca sono destinati a perdere appeal, diventano vie asettiche, spesso pericolose. I negozi di vicinato e le botteghe storiche sono il nostro patrimonio culturale e creativo perché cercano di restare sul mercato innovandosi. E in tempi così duri e difficili si arriva alla chiusura, molto spesso dettata dai loro stessi fornitori. Ad esempio, i negozi fanno le vetrine, creando outfit appositi per il consumatore finale, poi succede che la marca, quando il cliente va a vedere su Internet, propone il capo a prezzi scontati, diventando in questo modo il maggiore concorrente del negozio. Questo crea grosse problematiche, come il costo degli affitti. Molto spesso si trovano dei proprietari di immobili che preferiscono tenere locali vuoti piuttosto che magari diminuire un pochino il prezzo per aiutare chi vuole fare commercio. Nel 2024 hanno chiuso 24 negozi al giorno di abbigliamento in Italia, poi ne hanno aperto altri 12 ma spesso di qualità molto inferiore. Anche qui stiamo facendo una battaglia contro il fast fashion, una moda mordi e fuggi, dove si acquistano prodotti che si utilizzano tre o quattro volte e poi viene buttata via. Non solo è uno spreco ma crea un inquinamento senza precedenti, tonnellate di prodotto che non vengono riciclati ma buttati in mare».

Contro il caro affitto come associazione state proponendo qualche soluzione?

«In prima battuta abbiamo proposto al tavolo della moda una riduzione del 30%, una cedolare, poi abbiamo chiesto di applicare una cedolare secca come sugli appartamenti anche sui locali dei negozi, per dare possibilità a chi è in affitto di abbassare la locazione. Speriamo che venga ascoltato il tavolo della moda, stiamo parlando anche con Comuni e Province, perché è a livello locale che possiamo trovare supporto. Il negozio è un bene comune dei territori».

Una difficoltà può essere anche il passaggio generazionale, soprattutto nelle botteghe storiche?

«Sicuramente. Oggi chi ha un negozio cerca di disincentivare i propri figli e nipoti a fare lo stesso lavoro, perché purtroppo è troppo oneroso. Bisogna lavorare anche alla possibilità di incentivare i dipendenti di un negozio, non solo i familiri, a prendersi carico dell’attività. Altro elemento positivo è quello turistico, le città quando diventano polo di attrazione turistica, incentivano al movimento e agli acquisti. Anche i negozi diventano ulteriore attrazione per i turisti».

Cosa andrà di moda questo autunno inverno?

«Dai primi segnali stanno tornando di moda i colori chiari, come i grigi e i beige anche nei cappotti, così come il cioccolato, chiamato così perché è un marrone molto caldo, andrà molto bene. Anche la cravatta tornerà di moda, pure tra i giovanissimi. Il nostro mondo della moda è fatto di cicli e ricicli e la classicità della cravatta tornerà».

Insomma, in tempi come questi, per risparmiare si fa una selezione dei prodotti da mettere nel carrello o si compra in base alle offerte. Ma le prime a rimetterci sono le aziende di abbigliamento e accessori perché le persone rinunciano a rinnovare il guardaroba o comprano il minimo, solo quello che serve. Neanche la stagione degli sconti ha risollevato le sorti dei piccoli negozi di quartiere, con il risultato che molti stanno scomparendo a vantaggio di grandi marche e attività commerciali di lusso trainate dagli stranieri che vengono in Italia. Eppure il Sistema Moda è un settore chiave per l’economia italiana, con un fatturato di 100 miliardi di euro e un universo di circa 53.000 aziende. Circa il 20% di queste sono piccole e medie imprese, che contribuiscono alla metà del fatturato complessivo del settore. Per garantire la crescita e migliorare la competitività, soprattutto in un contesto economico complesso come quello presente, è cruciale che le imprese investano in sostenibilità e innovazione. Anche la moda deve evolversi, cambiare seguendo le esigenze dei propri clienti. Questo è fisiologico. Ma non si può rimanere inermi. I negozi di vicinato e le botteghe storiche sono il nostro patrimonio culturale e creativo, un bene comune, l’anima di un territorio che meritano di essere tutelate per continuare a vivere.

  • abbigliamento
  • saldi
  • moda
  • federmoda
  • felloni
  • sistema moda
  • botteghe storiche

Ti potrebbero interessare

Economia
2 Gennaio 2025
Saldi, UNC: “sconti più bassi rispetto al 2024”
Ecco i consigli utili sugli acquisti
Guarda ora
Economia
6 Ottobre 2024
Second Hand, il riuso come nuovo modello di consumo
Report Wallapop: il settore cresce in Italia, ormai il 64% acquista usato
Guarda ora
Impresa
1 Maggio 2024
Abbigliamento, la britannica Next conferma le previsioni di profitto nel 2024
+5,7% per le vendite a prezzo pieno nel primo trimestre
Guarda ora
Economia
21 Gennaio 2024
Federmoda-Confcommercio: “il momento è delicato ma il settore può ripartire”. L’analisi del presidente
Il Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Giulio Felloni, ci ha spiegato le difficoltà che sta vivendo il settore, ormai da qualche…
Guarda ora
Economia
12 Marzo 2023
La moda made in Usa si fa in Cina. E non c’è altra soluzione
Bloomberg ha effettuato una panoramica sui principali produttori di abbigliamento americani ed è emersa la loro difficoltà, per non dire…
Guarda ora
Cmp

Business24™ - testata giornalistica del Gruppo Editoriale World Vision s.r.l.
Dir. resp.le: Maria Lucia Panucci

  • ECONOMIA
  • IMPRESA
  • ATTUALITA’
  • LAVORO
  • BORSA
  • FINANZA
  • POLITICA
  • CAST
  • CONTATTI
  • INFORMAZIONI
  • RADIO
TORNA ALL'INIZIO

Business24™ - testata giornalistica del Gruppo Editoriale World Vision s.r.l.
Dir. resp.le: Maria Lucia Panucci

Attenzione: errori di compilazione
Indirizzo email non valido
Indirizzo email già iscritto
Occorre accettare il consenso
Errore durante l'iscrizione
Iscrizione effettuata
Privacy Policy Cookie Policy Cmp Copyright © 2024. All Rights Reserved. Business24™
registrata presso il Tribunale di Genova
iscr. n° 10/2020 del 23/06/2020
World Vision s.r.l. P.I. 02848430993
Exit mobile version
Menu
  • ECONOMIA
    • IMPRESA
    • FISCO
  • FINANZA
    • BANCHE
    • CRIPTOVALUTE
  • SPORT
  • LAVORO
  • ATTUALITA’
    • Esteri
    • TUTTO E’ BUSINESS
    • GREEN
  • POLITICA
  • INTERVISTE