Scende l’inflazione in Malesia. Il dato, misurato dall’indice dei prezzi alla produzione, è calato del 2,1% su base annua a settembre, invertendo un aumento dello 0,3% nel mese precedente, secondo quanto ha dichiaro oggi il Dipartimento di Statistica del Paese.
Il calo è stato guidato dal settore minerario, che si è ridotto del 16,1%, seguito da una contrazione dell’1,5% nel settore manifatturiero.
D’altro canto il settore agricolo, forestale e della pesca ha registrato un’espansione del 5,8%. Anche l’indice di fornitura idrica è aumentato del 7,8%, mentre l’indice di fornitura di elettricità e gas è aumentato dello 0,3%, secondo i dati.
Ricordiamo che la Malesia si può considerare una delle economie più aperte ed in espansione del sud-est asiatico, come dimostra il crescente flusso di investimenti provenienti in primis dai Paesi dell’Asia orientale (in particolare Cina, Indonesia, Giappone, Singapore e Corea) ma in misura crescente anche da Stati Uniti e Paesi UE. L’economia vanta due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, il cui volume annuo si avvicina alla metà del volume complessivo mondiale, e quello della produzione di stagno, anch’esso quasi la metà del totale mondiale. Lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Sarawak e del Sabah ha consentito l’autosufficienza energetica del paese (logicamente in rapporto al suo limitato sviluppo industriale). Tra le attività più produttive ricordiamo la coltura, soprattutto quella del riso, seguono poi la manioca, il mais, le patate e le patate dolci, i frutti tropicali, soprattutto l’ananas, caffè, cacao, arachidi, palme da cocco, palme da olio, pepe e altre spezie. I principali giacimenti di stagno si trovano nel Perak, nel Johor, nel Pahangh e presso Kuala Lumpur. Altre risorse minerarie sono i minerali di ferro, oro, bauxite, manganese e tungsteno.