Ogni 15 secondi un lavoratore muore sul lavoro a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale. Ogni 15 secondi, 153 lavoratori hanno un infortunio sul lavoro.
Si stima che ogni giorno, 6.300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie professionali, causando più di 2,3 milioni di morti all’anno. Gli incidenti che si verificano annualmente sul posto di lavoro sono 317 milioni, molti dei quali portano ad assenze prolungate dal lavoro per malattia.
Il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme e l’onere economico causato dalle scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è stimato essere ogni anno nel 4 per cento del prodotto interno lordo mondiale.
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) riporta che, in Italia nel 2017 le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAIL sono state poco più di 641 mila.
Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono poco meno di 417 mila, di cui circa il 19 per cento fuori dell’azienda, cioè con mezzo di trasporto o in itinere. Il dato fuori azienda è rilevante per la valutazione accurata delle politiche e delle azioni di prevenzione.
Gli infortuni accertati sul lavoro sono stati 617, di cui 360, pari al 58 per cento, fuori dell’azienda. Nei primi cinque mesi del 2018, i casi mortali denunciati sono stati 389, 14 in più rispetto allo stesso periodo del 2017.
L’attività che l’ILO svolge in materia di salute e sicurezza sul lavoro intende sviluppare e accrescere la consapevolezza, a livello mondiale, circa le conseguenze degli infortuni, delle lesioni e delle malattie professionali sui luoghi di lavoro, attraverso attività di informazione e assistenza per tutti i lavoratori e le lavoratrici a livello internazionale, e sostenendo azioni pratiche a tutti i livelli.
L’ILO ha adottato più di quaranta convenzioni e raccomandazioni riguardanti specificamente la salute e la sicurezza sul lavoro e ha adottato oltre quaranta codici di comportamento.
Morti sul lavoro del primo trimestre 224: 191 le vittime. Le zone rosse dell’emergenza aumentano. In crescita gli infortuni mortali in occasione di lavoro.
Nel primo trimestre sono 151 gli infortuni mortali in occasione di lavoro, 40 quelli in itinere. Diminuiscono gli infortuni in itinere, ma continuano a crescere, invece, gli infortuni mortali in occasione di lavoro (+2%).
In zona rossa c’è la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige, Puglia, Calabria, Sardegna e Umbria. Ancora è il settore delle costruzioni quello con più vittime. Continua anche a crescere il numero delle denunce di infortunio complessive, mortali e non con lo 0,4% in più rispetto a marzo 2023.
«I dati su infortuni e malattie professionali ci parlano purtroppo di una situazione pressoché identica a quella che avevamo dieci anni fa. In questi decenni, purtroppo il bilancio infortunistico non ha fatto registrare miglioramenti apprezzabili e siamo ancora ben lontani dall’abbattimento auspicato all’indomani del varo della nuova normativa. In particolare poi i settori in cui si verifica la maggior parte degli infortuni gravi e mortali sono sempre gli stessi: le costruzioni e l’agricoltura, tra tutti, sono quelli che fanno contare, ancora oggi, il maggior numero di incidenti, con dinamiche che si ripetono sempre con le stesse modalità», Così Emidio Deandri presidente di Anmil – Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro.
«In Italia, nei primi 8 mesi di quest’anno, sono stati denunciati all’Inail 386.554 infortuni sul lavoro, di cui 680 mortali: quasi 3 morti al giorno sul lavoro, ai quali però ci si dimentica di aggiungere i circa 5 decessi quotidiani per malattie professionali, ampiamente sottovalutate anche dai media e dall’opinione pubblica, nonostante le vittime vivano anni di sofferenze e, spesso, anche di battaglie per vedersi riconoscere dall’Inail la malattia stessa – aggiunge il presidente Anmil – non fanno parte di queste statistiche gli appartenenti alle forze dell’ordine, le partite IVA e tutti i soggetti non assicurati dall’Inail, che di sovente svolgono attività anche particolarmente rischiose. Senza contare tutti quegli incidenti che non vengono mai denunciati, perché accadono nell’ambito di rapporti di lavoro irregolari o per paura di ripercussioni».
«Non numeri ma persone che, in un giorno di lavoro come tanti, hanno visto la loro vita cambiare in peggio e per sempre e alle quali dovrebbe essere garantita una migliore tutela, sia dal punto di vista delle prestazioni economiche, sia da quello delle prestazioni sanitarie, fino al reinserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro».
Il rischio di morte, Regione per Regione, primo trimestre 2o24: dalla zona rossa alla zona bianca
A finire in zona rossa a marzo 2024 con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 6,4 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Puglia, Calabria, Sardegna e Umbria. In zona arancione: Campania, Emilia-Romagna e Toscana. In zona gialla: Sicilia, Liguria, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte. In zona bianca: Lazio, Abruzzo, Marche, Veneto, Basilicata e Molise.
Anche nel primo trimestre dell’anno l’Osservatorio mestrino elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).
Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancora preoccupante tra i lavoratori più anziani; e infatti l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (21,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (10,6).
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro nel mese di marzo sono 37 su un totale di 151. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere quasi triplo rispetto agli italiani. E, infatti, gli stranieri registrano 15,6 morti ogni milione di occupati, contro i 5,4 degli italiani che perdono la vita durante il lavoro.
I numeri assoluti delle morti sul lavoro e degli infortuni in Italia a marzo 2024 parlano di 191 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 151 in occasione di lavoro (3 in più rispetto a marzo 2023: +2%) e 40 in itinere (8 in meno rispetto a marzo 2023). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (28). Seguono: Puglia (15), Emilia-Romagna (14), Campania (12), Lazio e Toscana (11), Piemonte (10), Trentino-Alto Adige e Sicilia (9), Calabria (6), Veneto e Sardegna (5), Liguria (4), Umbria e Friuli-Venezia Giulia (3), Valle d’Aosta, Abruzzo e Marche (2).
Basilicata e Molise non registrano vittime nel primo trimestre 2024.
Il settore delle costruzioni risulta il più colpito dal fenomeno delle morti sul lavoro: alla fine del primo trimestre del 2024 è ancora il settore delle Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 25. Seguito dalle Attività Manifatturiere (19), da Trasporti e Magazzinaggio (13) e dal Commercio (10).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (54 su un totale di 151).
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro a marzo 2024 sono 10, mentre 6 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 37, mentre sono 13 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.
Il mercoledì risulta essere il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nel primo trimestre dell’anno (21,2%).
In crescita le denunce di infortunio sul lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le denunce di infortunio totali crescono dello 0,4% rispetto a marzo 2023. Erano, infatti, 144.586 a fine marzo 2023, nel 2024 sono passate a 145.130.
I numeri delle denunce totali di infortunio per settore: alle attività manifatturiere va la maglia nera. Anche a fine marzo del 2024 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (16.371). Seguono: Sanità (7.701), Costruzioni (7.627), Trasporto e Magazzinaggio (6.986) e Commercio (6.943).
Denunce totali per genere: nazionalità ed età
Le denunce di infortunio delle lavoratrici a marzo 2024 sono state 52.915, quelle dei colleghi uomini 92.215. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi dunque gli infortuni in itinere) sono state 124.319 a fine marzo 2024: 42.449 sono le donne e 81.870 gli uomini.
Le denunce di infortunio in occasione di lavoro degli italiani sono 100.440, mentre degli stranieri sono 23.879.
La fascia di età più colpita in occasione di lavoro e in itinere è quella che va dai 45 ai 54 anni con 31.114 denunce (il 21,4% del totale).
L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
Nel periodo gennaio-agosto 2024 i morti denunciati sono stati 680 in crescita del 3,5% rispetto agli otto mesi dell’anno scorso, quando ne erano stati registrati 657.
Anche il ministro del lavoro Marina Calderone, più volte in prima fila sulla questione è tornata a elencare i risultati della patente a punti, provvedimento introdotto dal governo Meloni e resa obbligatoria dal primo ottobre 2024.
Cos’è la patente a punti edilizia
La patente a crediti nei cantieri è un nuovo strumento introdotto dal governo Meloni con il decreto legge Pnrr per migliorare la sicurezza sul lavoro e ridurre gli infortuni.
Rilasciata in formato digitale, la patente a punti è obbligatoria dal 1° ottobre 2024 per le imprese e i lavoratori autonomi del settore edilizia operanti nei cantieri, temporanei o mobili, anche se con sede Ue o extra Ue.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo del ministero del Lavoro relativo al regolamento della patente a punti, parte ora l’iter delle aziende per ottenerla.
Secondo i dati della Cgia di Mestre, le imprese interessate dalla norma sono 832.500: più della metà (54,9%), 457mila, sono ditte individuali, il 32,9% società di capitali (circa 274mila).
Oltre 320mila attività (quasi il 40%) sono costituite da artigiani senza dipendenti.

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Come funziona la patente a punti nei cantieri che è obbligatoria dal 1° ottobre 2024 per le imprese e i lavoratori autonomi operanti nei cantieri. Non è obbligatoria invece per coloro che effettuano forniture o prestazioni di natura intellettuale.
In sostanza ogni impresa avrà una patente con una dotazione iniziale di 30 punti: per poter operare nei cantieri, è necessario disporre di almeno 15 punti.Crediti che possono venire persi in seguito a incidenti e infortuni sul lavoro e a violazioni della normativa sulla sicurezza.
La patente ha una validità continuativa, ma il punteggio può essere modificato nel tempo.Al rilascio della patente è attribuito un punteggio di 30 crediti, che vengono decurtati in caso di infortuni e violazioni sulla sicurezza. Con un incidente mortale si perdono 20 crediti, che possono arrivare a 40 se ci sono più vittime.
Si perdono 15 punti in caso di inabilità permanente al lavoro, 10 in caso di malattia professionale.Le imprese più virtuose verranno premiate con crediti bonus: si può arrivare fino a un massimo di 100 punti. Si possono ottenere fino a 30 crediti in base alla storicità dell’azienda, mentre altri eventuali 40 crediti sono legati a investimenti o formazione in tema di sicurezza sul lavoro. Inoltre, indipendentemente dai punti, la patente viene sospesa fino a 12 mesi in caso di infortunio mortale per “colpa grave” dell’impresa.
Per ottenere la patente va presentata l’apposita domanda, a partire dal 1 ottobre, sul portale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, fornendo tutta la documentazione necessaria.
Il rilascio è automatico e comunque è possibile lavorare nel periodo tra la presentazione della domanda e il rilascio. I dettagli relativi alla procedura saranno contenuti in una circolare dell’Ispettorato nazionale del lavoro in arrivo a breve.I requisiti per poter presentare domanda per la patente a crediti sono:
Anmil: “basta vittime sul lavoro, la sicurezza è la priorità”. Le parole del presidente di ANMIL Emidio Deandri
La sensibilizzazione e l’informazione hanno un ruolo decisivo, perché permettono di formare cittadini consapevoli dei rischi a cui vanno incontro favorendo comportamenti individuali improntati alla sicurezza e alla tutela di se stessi e degli altri sono indispensabili per dare concretezza alle norme.
Come ANMIL riteniamo che si debba dare maggiore rilevanza alla diffusione della cultura della prevenzione, già a partire dalle scuole, puntando sulla testimonianza diretta delle vittime di infortuni e malattie professionali, che sono in grado di lasciare insegnamenti profondi e di grande impatto, stimolando una vera riflessione su questi temi.
Conoscenza e consapevolezza sono essenziali per agire in sicurezza, nel lavoro come in ogni altro aspetto della vita. Fretta, sottovalutazione del rischio, convinzione di avere l’esperienza per riuscire a fare bene anche senza una formazione adeguata o rispettare le regole, sono le principali cause di tanti incidenti.
La nostra storia inizia dove finisce la prevenzione” è lo slogan che più si addice a descrivere chi è l’ANMIL, ma anche la vita di chi dopo un grave infortunio ne fa le spese insieme alla propria famiglia e ai suoi cari. Da tutte queste storie l’ANMIL vuole trarre un insegnamento che possa veramente arrivare là dove la formazione burocratica non può, ovvero alle coscienze dei lavoratori.
L’ANMIL ha iniziato oltre 20 anni fa a portare le testimonianze dei suoi volontari nelle scuole e nelle aziende: un’attività che abbiamo voluto trasformare in uno specifico progetto, attraverso la Scuola della testimonianza ANMIL, che si occupa proprio della formazione dei Testimonial mirata ad una efficace comunicazione e narrazione delle loro esperienze.

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Oggi, molte aziende ci contattano per avere le nostre testimonianze all’interno dei loro programmi formativi su salute e sicurezza e, dopo i nostri incontri, moltissimi Responsabili per la Sicurezza hanno dichiarato che la testimonianza rappresenta l’unico modo veramente efficace per invertire il bilancio infortunistico.
Parliamo sicuramente di aziende virtuose che fanno della prevenzione una colonna portante della propria attività, andando anche oltre le prescrizioni obbligatorie di legge, ma noi vogliamo arrivare anche alle piccole imprese, far comprendere a tutti che investire in sicurezza è un vantaggio e non un onere.
In Italia ci sono oltre 4 milioni di imprese e la grande maggioranza di esse è composta da piccole o piccolissime realtà ed ora, per fare la differenza, è a loro che dobbiamo arrivare.
Anche le parole sono importanti e parlare ancora di incidenti sul lavoro come “fatalità” o “disgrazie” o, peggio, definirle “morti bianche”, offende il dolore di lavoratori e famiglie di certo non aiuta a mettere a fuoco le responsabilità che ci sono sempre dietro questi eventi. Definire con i termini corretti questi eventi è già un primo passo per affrontarli nella giusta prospettiva, facendo ognuno la propria parte e collaborando attivamente nel contrasto del fenomeno. Nessuno si deve sentire escluso da una battaglia che possiamo vincere solo sentendoci tutti responsabili.
I casi di cronaca di infortuni e vittime sul lavoro: la misura è colma
- Esplosione allo stabilimento della Toyota a Bologna: 2 le vittime e 11 i feriti. L’esplosione avvenuta nel tardo pomeriggio del 23 ottobre nella ditta Toyota Material Handling di via Pesicetana Vecchia 10 a Borgo Panigale, a Bologna è costata la vita a due lavoratori, ha coinvolto un reparto logistico.
- L’atroce storia di Satnam Singh a Latina: una vicenda che ha sconvolto non solo il mondo del lavoro. Singh, che non aveva un contratto di lavoro regolare, è stato agganciato dal macchinario avvolgiplastica a rullo, trainato da un trattore, che gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato gli arti inferiori. Nessuno ha chiamato i soccorsi: l’uomo è stato caricato su un van e abbandonato nei pressi della propria abitazione, mentre il braccio tranciato è stato lasciato in una cassetta per la raccolta degli ortaggi. A raccontarlo agli investigatori è stato lo stesso datore di lavoro Antonello Lovato arrestato giorni dopo. E mentre il mezzo percorreva la strada verso Sant’Ilario la moglie del bracciante, impiegata nella stessa azienda, a bordo implorava di chiamare l’ambulanza.
- Cinque operai morti a Casteldaccia: uccisi dalle esalazione, non avevano le maschere. Sollevando un tombino lungo la statale 113 che collega Casteldaccia a Palermo, una strada larga appena una decina di metri con villette su entrambi i lati, tre operai si sono calati all’interno del locale della fogna, profondo circa 5 metri, per effettuare lavori di manutenzione per conto della ditta Quadrifoglio Srl, che aveva vinto l’appalto dell’Amap, l’azienda municipalizzata di Palermo. Non sentendoli, altri due colleghi, sempre scendendo dal tombino, hanno raggiunto il solaio in cemento per capire cosa stesse succedendo, ma anche loro sono rimasti intrappolati: l’idrogeno solforato, dieci volte sopra il limite consentito, li ha storditi subito.
- Strage di Suviana: cosa è accaduto a 40 metri di profondità. Sono 7 le vittime sul lavoro dell’esplosione della centrale elettrica sul lago di Suviana e altri cinque operai feriti. La Procura sta ancora indagando con un pool di esperti cosa sia realmente accaduto, sul malfunzionamento degli impianti, le regole di accesso, il sistema degli appalti e le singole mansioni dei dipendenti. Si cerca di fare chiarezza anche sull’ipotesi dell’alternatore da 150 tonnellate che potrebbe aver causato il disastro.
- Tragedia in un cantiere a Firenze: 5 i morti e tre i feriti in gravi condizioni a febbraio. Altro bilancio severo nel cantiere per la costruzione di un nuovo supermercato in via Mariti a Firenze, dove una trave di cemento è crollata schiacciando diversi operai. Il cantiere è stato posto sotto sequestro. Dalle indagini è poi emerso che l’azienda committente e la ditta appaltatrice del crollo nel cantiere Esselunga sono gli stessi degli incidenti avvenuti nel cantiere di un altro supermercato del gruppo lombardo della Gdo a Genova, nella zona di San Benigno avvenuto il 10 febbraio 2023 in cui tre operai erano rimasti feriti a causa del cedimento di una rampa del parcheggio.
Questo solo un parziale esempio degli infortuni e tragedie che hanno colpito il mondo del lavoro nel solo 2024, i casi sono moltissimi, ogni giorno le cronache sono costrette ad annoverare nuovi casi di infortuni sul lavoro in tutta Italia.
Infortuni sul lavoro: cosa succede oltreoceano?
Occorre premettere che il confronto dei dati in materia di salute e sicurezza è complesso, perché sono diverse le definizioni, le fonti dati, ma soprattutto le tecniche di raccolta dati e le forme assicurative. Queste differenze sostanziali rendono estremamente complesso il raffronto dei dati. Se si osservano le statistiche, l’unico dato chiaramente paragonabile rimane quello degli infortuni mortali.
I numeri relativi ad incidenti e decessi legati al lavoro negli Usa sono ben tracciati dai primi anni ottanta dello scorso secolo. Il dato più importante è che nel 2010 il numero di infortuni mortali era di 4690 (fonte CFOI).
I dati 2022 e 2023 parlano rispettivamente di 5428 e 5734 eventi mortali (fonte OSHA). Gli aumenti sono significativi (oltre il 20%) ed in contro tendenza rispetto ai trend UE, che vedono diminuzioni anche importanti e comunque costanti.
Gli incidenti legati ai trasporti rappresentano poco più di un terzo del totale. Il trend appare costante negli ultimi dieci anni e non subisce sostanziali variazioni. Il confronto con la media Ue, vede numeri europei decisamente inferiori. Si parla di un quarto degli infortuni totali Ue con percentuali che si aggirano intorno al 22-24%. Il numero italiano è leggermente più alto e si attesta sul 27% circa.
La violazione delle normative Usa più frequente da parte delle aziende statunitensi riguarda la protezione anticaduta e rappresentano il 20 % del totale dei decessi (più di 1100 morti solo di caduta dall’alto nel 2023). Le statistiche Usa parlano di eventi traumatici non intenzionali includendo in questa categoria : cadute, scivolamenti, incidenti con macchinari, folgorazioni.

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Nel solo 2022, il numero di decessi sul lavoro dovuti a scivolamenti, inciampi e cadute è aumentato dell’1,8%. Questo dato è un campanello d’allarme per l’industria e richiede azioni immediate per garantire la sicurezza dei lavoratori. Il Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti fornisce dati al minuto per aumentare la comprensibilità del fenomeno e comunicarlo meglio ai lavoratori. Il dato è:
- Un lavoratore è morto ogni 96 minuti a causa di un infortunio sul lavoro nel 2022.
- Si registra un’aumento di 5 minuti rispetto alla media di 101 minuti nel 2021.
Difficile comprendere come ad oggi, con tutte le tecnologie, le risorse e le informazioni disponibili sulla sicurezza così tante persone perdano la vita con un trend in costante aumento. I dati dimostrano che i numeri stanno decisamente peggiorando.
E nel mondo?
Ogni giorno, in media, più di 8.000 persone nel mondo muoiono a causa di incidenti o malattie professionali, secondo statistiche dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) delle Nazioni Unite (ONU).
Ogni anno quindi si stima che muoiano quasi 3 milioni di lavoratori, sia sul lavoro che a causa di qualche tipo di incidente sul posto di lavoro. Il numero di lavoratori che muoiono ogni giorno nel mondo è superiore al numero di lavoratori Usa che muoiono in un anno intero ed è il doppio della somma dei lavoratori Ue morti in un anno.
Un recente rapporto ILO (A Call for Safer and Healthier Working Environments) dettaglia molto bene le cause principali e le zone del mondo interessate. Quasi il 7 % di tutti i decessi nel mondo sono legati a condizioni lavorative. Il continente africano segna le percentuali più alte (7.4%) seguito dall’Asia (7.1%) La maggior parte dei decessi (75%) è legata alle malattie professionali (malattie circolatorie, tumori e malattie respiratorie).

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Il principale fattore di rischio professionale che contribuisce direttamente alle morti è l’esposizione ad orari di lavoro “prolungati”. Occorre tenere presente che a livello mondiale per ILO si considera lungo un orario superiore a 55 ore settimanali.
Il fattore di rischio successivo è l’esposizione a fumi, gas e polveri “nocivi”. La notizia positiva è che ILO dichiara che questi decessi appaiono diminuiti di oltre il 20 % negli ultimi vent’anni.
In deciso aumento le neoplasie del polmone e le altre malattie respiratorie legate all’ esposizione all’ amianto (+40%) e al cromo (+100%) sempre negli ultimi venti anni. Anche in questo caso, è palese che le cose stanno peggiorando.
Gli sforzi di ILO sono mirati a stabilire nuovi punti di riferimento a livello globale per la sicurezza sul lavoro. Le differenze culturali e geopolitiche saranno d’ostacolo per mettere d’accordo i circa 200 paesi del mondo, come lo sono state ad esempio per decidere la segnaletica unica in tutto il mondo (circa 20 anni). Il cambio culturale mondiale appare la questione più complessa in assoluto.
Al riguardo ILO ha deciso in questi mesi di lanciare una Strategia globale sulla sicurezza e salute sul lavoro per il 2024-2030.
L’obiettivo, oltre a quello di ridurre gli incidenti e i morti sul lavoro, è quello di promuovere i sistemi di gestione della sicurezza conformi alla ILO-OSH 2001 che di fatto è simile allo standard ISO 45001.
Discorso analogo negli Usa dove OSHA (Ente statale che si occupa della SSL) sta promuovendo adozione e implementazione dei sistemi di gestione.