L’Italia, nonostante i dubbi e le difficoltà dei problemi vecchi e nuovi che la nazione deve affrontare, è riuscita a convincere le agenzie di rating e a conquistare la loro fiducia. Ma cosa significa avere un rating positivo? Quali sono i vantaggi economici che ne derivano? A fare il quadro della situazione è Alessandro Bergonzi Financial Markets Content Specialist di Investing.com
Recentemente S&P Global e Fitch si sono espressi sul rating del debito italiano. La prima ha confermato il giudizio BBB con outlook stabile mentre la seconda mantiene la tripla B ma alza a positivo l’outlook. Nello specifico quali sono i significati di questi giudizi?
«Le due agenzie hanno premiato gli sforzi dell’Italia nel rafforzare il bilancio pubblico e seguire le regole dell’Unione europea riguardo il debito. In particolare, Fitch ha parlato di “piano fiscale credibile” e di una “situazione politica stabile”. Per S&P le prospettive di crescita del pil italiano sono rosee. Tuttavia, la sfida del debito è ben lontana dall’essere vinta, visto che rimane tra i più alti nei Paesi più sviluppati, pari al 135% del pil. Inoltre, desta preoccupazione il dato sulla crescita del terzo trimestre del 2024 che è rimasta piatta, complicando il raggiungimento degli obiettivi di crescita fissati dal Governo».
Quali sono le possibili conseguenze e gli impatti di un rating di questo tipo per l’economia italiana a pochi giorni dalla Manovra decisa dal governo?
«Esprimendo un rating le agenzie valutano l’affidabilità patrimoniale dei Paesi. Si va dalla AAA, che sta a indicare il massimo livello di stabilità, alla C o inferiore che indica un soggetto sull’orlo del fallimento. Più è elevato il rating e meno interessi si pagano per finanziarsi; quindi, è importante ottenere buoni risultati per poter emettere debito (titoli di Stato) pagando bassi interessi e ricevere risorse da destinare agli investimenti o alla spesa corrente dello Stato. In questo modo, le valutazioni delle agenzie di rating possono avere un impatto significativo sullo sviluppo economico di un Paese, influenzando sia le sue politiche interne che la sua posizione sui mercati globali».
Quali dinamiche influenzano i vari giudizi delle agenzie di rating? Quali eventuali vantaggi, o svantaggi, ne traggono le nazioni oggetto delle valutazioni?
«Dopo aver studiato le caratteristiche uno Stato in questo caso, ma avviene lo stesso con i privati, le agenzie di rating comunicano il loro giudizio sulla capacità di quell’ente di adempiere ai propri obblighi finanziari nei tempi stabiliti, cioè ne stabiliscono il livello di affidabilità. Tra i tanti aspetti che valutano i principali sono legati alla crescita del pil, al livello del debito pubblico, alle riforme fiscali e alla stabilità politica. Ma anche le variabili macro possono giocare un ruolo importante nel giudizio, ad esempio, per l’Italia la demografia e l’invecchiamento della popolazione costituiscono un problema rilevante. È importante ottenere un rating elevato perché facilità l’accesso al credito, alcune grandi banche d’affari non comprano debito al di sotto della soglia BBB, e permette di pagare tassi d’interesse inferiori sul debito sovrano»
A novembre è atteso il giudizio di Moody’s, l’agenzia che mantiene il rating più basso (Baa3 e outlook stabile). Sebbene si tratti solo di ipotesi, quale potrebbe essere l’esito?
«Speriamo abbiano ascoltato il recente discorso del presidente Mattarella che ha sottolineato come l’Italia sia cresciuta più di Francia e Germania negli ultimi 5 anni, chiedendo proprio alle agenzie di rating di riconoscere i meriti del nostro Paese. In realtà, nell’ultimo anno il giudizio di Moody’s sull’Italia è già migliorato, in quanto a novembre 2023 l’outlook era “negativo” prima di passare a “stabile”.
E chissà, conclude Bergonzi, che gli ultimi progressi sul debito non spingano anche l’agenzia di rating più severa a migliore ancora il proprio giudizio.