La scadenza è quella del 15 gennaio e riguarda la possibile, ma non certa, stipula di un accordo tra i 45.000 lavoratori portuali e i datori di lavoro. I primi, infatti, non esiterebbero, in caso di fallimento delle trattative, a incrociare nuovamente le braccia causando, quindi, un secondo sciopero dopo quello degli scorsi mesi. Per questo motivo gli spedizionieri statunitensi stanno evitando i porti della costa orientale e del Golfo dirottando le commesse previste per la prima metà di gennaio, verso la costa occidentale.
Il sindacato International Longshoremen’s Association (ILA) e l’associazione dei datori di lavoro United States Maritime Alliance (USMX) avevano dichiarato concluso lo sciopero ad ottobre con un accordo provvisorio sui salari, ma avevano lasciato ancora irrisolta la spinosa questione dell’automazione portuale.
L’accordo del 3 ottobre tra ILA e USMX ha garantito ai lavoratori un aumento salariale di circa il 62% in sei anni e ha riavviato il lavoro in 36 porti interessati, che gestiscono circa la metà del commercio oceanico degli Stati Uniti.
Tra i problemi contrattuali ancora in sospeso c’è l’automazione, un punto cruciale nelle negoziazioni, in quanto i sindacati la ritengono una perdita di posti di lavoro, mentre le aziende la vedono come una via per ottenere maggiori profitti.