Continua il percorso nel variegato e sempre più ampio mondo dei BRICS, il club dei paesi che, da emergenti, stanno assumendo un peso sempre più ampio sul panorama economico e produttivo internazionale. L’Egitto, ad esempio, reduce da un recente passato di turbolenze politiche, sta riconquistando il passaporto per tornare ad essere una nazione forte e con un’economia diversificata. Il Cairo, infatti, ha deciso di creare un’agenda di sviluppo ed investimenti che punta anche a nuove collaborazioni attraverso l’entrata nel gruppo dei BRICS, strategia che potrebbe portare anche a ulteriori finanziamenti. Ma a che punto si trova, attualmente, l’economia egiziana? A rispondere è Gabriel Debach, market analyst di eToro.
L’Egitto da quest’anno è ufficialmente uno dei membri dei BRICS. Quali potrebbero essere i vantaggi per la nazione nordafricana?
«L’ultimo vertice BRICS a Kazan ha ufficializzato l’ingresso di nuovi membri nel gruppo, tra cui l’Egitto. Si tratta di un passo importante per lo Stato nordafricano, che aprirà nuove prospettive da un punto di vista economico, commerciale e diplomatico, migliorando la stabilità della regione e consolidando la sua posizione internazionale. Innanzitutto, l’annessione ai BRICS amplierà naturalmente le opportunità di commercio e investimenti: l’Egitto potrà infatti incrementare le esportazioni verso gli Paesi del gruppo e attirare nuovi capitali da destinare a settori cruciali come infrastrutture, agricoltura ed energie rinnovabili. Questa affluenza di investimenti esteri diretti non solo contribuirà al miglioramento delle infrastrutture, ma darà un impulso cruciale al rinnovamento di aree strategiche per l’economia nazionale. La partecipazione attiva al dibattito internazionale tra i membri del blocco consentirà inoltre all’Egitto di apprendere nuove politiche e riforme che già testate, facilitando la messa in atto di piani di sviluppo sostenibili e di lungo termine e l’adozione di pratiche comprovate in materia di governance e gestione economica. Il Paese potrà consolidare la propria influenza ma anche la sua rete di relazioni con Paesi esteri, ricevendo maggiore risonanza in ambiti chiave come il commercio globale, la lotta al cambiamento climatico e la sicurezza. Sul piano strategico, questo accordo apre la strada a collaborazioni in settori avanzati quali la cybersicurezza, l’esplorazione spaziale e il trasferimento di tecnologia, contribuendo a posizionare l’Egitto come un centro di innovazione e sviluppo a livello regionale. Tutti questi vantaggi potranno contribuire alla crescita economica e allo sviluppo sociale del Paese, ma dipenderanno naturalmente dalla capacità dell’Egitto di portare avanti e sfruttare al meglio tali opportunità.
Il ruolo del Canale di Suez nello sviluppo della nazione è ancora decisivo? Quanto lo è stato finora?
Il Canale di Suez ha sempre avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’Egitto e continua a essere un elemento cruciale per la sua economia. Inaugurato nel 1869, il canale ha rivoluzionato le rotte marittime globali, offrendo un passaggio diretto tra Europa e Asia. Questo ha non solo incrementato il commercio internazionale, ma ha anche generato entrate significative per l’Egitto grazie alle tasse di transito pagate dalle navi. Nel corso degli anni, queste entrate hanno avuto un impatto notevole sul bilancio statale, permettendo investimenti in infrastrutture nella regione. L’area intorno al canale ha visto lo sviluppo di porti e zone economiche, contribuendo alla crescita economica locale. Oggi, il Canale di Suez è ancora una delle vie marittime più importanti al mondo, il che ne aumenta la rilevanza, soprattutto in un contesto geopolitico complesso. L‘Egitto sta cercando di diversificare ulteriormente la sua economia, puntando sul potenziamento delle aree industriali e logistiche vicine al canale. Questo approccio non solo crea nuove opportunità di lavoro, ma attira anche investimenti stranieri. Inoltre, c’è una crescente attenzione verso pratiche sostenibili. Il governo egiziano sta esplorando modi per migliorare l’efficienza del canale e ridurre l’impatto ambientale del traffico marittimo, cercando di armonizzare sviluppo economico e sostenibilità. Insomma, il Canale di Suez non è solo una via di navigazione strategica, ma è anche un elemento chiave per il futuro economico e sociale dell’Egitto. Non a caso, gli attacchi degli Houthi dello Yemen sui trasporti marittimi che transitano dal Canale di Suez stanno mettendo una forte pressione all’economia egiziana, già colpita e indebolita su più fronti. Secondo le dichiarazioni del Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, da inizio anno gli attacchi hanno causato mancati introiti per 6-7 miliardi di dollari, portando il governo del Paese a richiedere una revisione degli accordi in essere con il Fondo Monetario Internazionale».
Agricoltura, turismo e petrolio sono i soli pilastri dell’economia nazionale? Quali sono le potenzialità inespresse della nazione? È necessario muoversi verso un’ulteriore diversificazione delle entrate come ha fatto l’Arabia Saudita?
«L’Egitto ha una base economica storicamente legata all’agricoltura, al turismo e al petrolio, ma la situazione attuale sta mettendo pressione al Paese, chiamato a importanti riforme. L’agricoltura, pur essendo una tradizione radicata, ha bisogno di modernizzazione e di pratiche più sostenibili per massimizzare la produttività. Il petrolio e il gas naturale rappresentano anch’essi fonti significative di reddito, ma la dipendenza da queste risorse può essere rischiosa. La volatilità dei mercati energetici e la crescente attenzione verso le energie rinnovabili pongono interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine di un’economia basata esclusivamente su queste risorse. Infine il turismo, che è stato un pilastro economico per anni, ha subito fluttuazioni dovute a fattori geopolitici e pandemici, ma resta un settore con enormi potenzialità, considerando la ricchezza culturale e storica dell’Egitto. Gli sforzi del governo per lo sviluppo del settore, tradotti nella Strategia nazionale egiziana per il turismo sostenibile 2030 sono ingenti. L’obiettivo è aumentare il numero di turisti in arrivo nelle destinazioni egiziane del 25%-30% all’anno, come parte della Vision 2030 dell’Egitto, per arrivare a 30 milioni di visitatori nel 2028. Ad oggi, i dati riferiti ai primi sei mesi del 2024 mostrano che il numero di viaggiatori arrivati in Egitto è stato di 7,07 milioni, quasi lo stesso del record stabilito nello stesso periodo del 2023, che era di 7,06 milioni. Il piano Vision 2030 dell’Egitto, oltre al turismo, tocca vari temi ed è un chiaro segno della volontà del Paese di diversificare la propria economia, in maniera inclusiva e sostenibile. Si intende promuovere lo sviluppo di settori emergenti, come l’industria e i servizi, creando così nuove opportunità di lavoro e stimolando l’innovazione, anche attraverso il miglioramento delle infrastrutture e dei centri abitativi. Grande attenzione è riservata allo sviluppo sociale, attraverso l’istruzione e il rafforzamento del sistema sanitario, e sostenibile. L’Egitto affronta sfide significative legate alla gestione delle risorse naturali, in particolare in un contesto di cambiamento climatico. Il piano prevede investimenti in progetti di energia rinnovabile, come l’energia solare e eolica, per diversificare le fonti energetiche e ridurre l’impatto ambientale».
Attualmente il paese registra timidi segnali di ripresa. Il rischio di una stagnazione delle riforme potrebbe bloccare nuovamente il processo di modernizzazione?
«L’Egitto sta vivendo una fase molto delicata, dove la ripresa economica viene ostacolata da molteplici sfide, sia a livello endogeno che esogeno. Ai livelli elevati di povertà e inflazione, si affianca infatti il clima di tensione crescente scatenato dall’escalation dei conflitti in Medio Oriente. In questo contesto, l’implementazione di riforme strutturali si rivela essenziale, soprattutto alla luce della dipendenza del Paese dai prestiti internazionali, in particolare provenienti dal Fondo Monetario Internazionale, che ha richiesto al Cairo condizioni rigorose per il rilascio di nuovi prestiti, come l’aumento dei tassi d’interesse e la svalutazione della sterlina egiziana, per controllare l’iperinflazione. Inoltre, è stato chiesto al governo di ridurre il ruolo dell’esercito nell’economia, condizione che si rivela complessa da attuare data la natura centralizzata del potere al-Sisi e l’appoggio militare su cui esso si fonda. Tuttavia, senza il rispetto di queste richieste, i finanziamenti del FMI, vitali per il bilancio statale, potrebbero bloccarsi, lasciando l’Egitto in una posizione finanziaria estremamente precaria. Il rischio di una stagnazione delle riforme, non solo allontanerebbe investimenti internazionali e quindi l’afflusso di nuovi capitali, ma aggraverebbe ulteriormente le difficoltà sociali, specialmente considerando il tasso di povertà e il peso dell’inflazione alimentare. L’ingresso nei BRICS rappresenta senz’altro un’opportunità strategica, che porterebbe all’Egitto l’accesso a nuovi finanziamenti con condizioni meno stringenti rispetto a quelle del FMI e consentirebbe di ridurre la dipendenza dal dollaro. Tuttavia, la sfida per l’Egitto risiede nella capacità di continuare ad attuare riforme incisive che riescano a modernizzare l’economia, migliorando la trasparenza e riducendo l’ingerenza militare in aree chiave, così da poter attrarre capitali e alimentare una crescita sostenibile».
Quello dell’Egitto è un quadro molto complesso. Le ultime stime parlano di un debito tra i 160 e i 300 miliardi di dollari. Solo il settore del turismo e quello petrolifero possono contare su capitali esteri mentre il settore immobiliare, con le tante città costruite nel deserto (la nuova capitale amministrativa, ad oggi non ancora attiva, è costata oltre 60 miliardi di dollari) resta ancora un terreno in mano alla politica. Come poter attirare gli investitori internazionali?
«Come dichiarato dall’Amministratore delegato dell’Autorità generale per gli investimenti e le zone franche egiziane, Hossam Heiba, l’Egitto mira ad attrarre almeno 12 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri nel corso di quest’anno, puntando su una serie di riforme, che comprendono nuove esenzioni fiscali, tariffe doganali più basse e incentivi per i progetti. Il governo egiziano mira anche ad aumentare il ruolo del settore privato nel campo economico, che è una componente chiave del suo programma di riforme economiche. Questo programma è supportato da un programma di prestiti da 8 miliardi di dollari del Fondo Monetario Internazionale (FMI), mirato a stabilizzare l’economia e incoraggiare gli investimenti. Nel settore del turismo, il governo sta lavorando per aumentare i posti aerei e le camere d’albergo, così da poter accogliere meglio i viaggiatori e migliorare l’esperienza complessiva dei visitatori. Inoltre, l’Egitto intende offrire agli investitori quattro o cinque aree costiere lungo il Mar Rosso, tra cui Ras Benas e Berenice, così da attirare ulteriori investimenti in accordi simili a quello di Adq per Ras El-Hekma, del valore di 35 miliardi di dollari. Il Paese ha inoltre promosso la sua immagine in Europa. In occasione della due giorni della Conferenza sugli investimenti Egitto-UE di luglio, le imprese europee hanno siglato numerosi accordi e protocolli di intesa con le loro controparti egiziane, per un totale di 49 miliardi di euro. Inoltre, altri accordi e protocolli d’intesa con entità non affiliate all’UE, ma che esportano verso l’UE, sono stati siglati per altri 18,7 miliardi di euro».
L’Egitto ha un mercato energetico sviluppato basato su carbone, petrolio, gas naturale e idroelettrico. Qual è il peso del settore energetico sull’economia della nazione?
«Il settore energetico dell’Egitto riveste un’importanza fondamentale per l’economia del paese sotto diversi fronti. Innanzitutto, offre un contributo importante al prodotto interno lordo (PIL), alimentando sia il bilancio statale che il reddito dei cittadini, garantendo numerose opportunità di occupazione. Negli ultimi anni, l’Egitto ha anche attirato investimenti sostanziali nel settore energetico, in particolare grazie alla scoperta di nuovi giacimenti di gas nel Mediterraneo. Questi investimenti sono vitali non solo per aumentare la capacità produttiva, ma anche per stimolare l’intera economia, creando opportunità in altri settori come l’industria e i servizi. La sicurezza energetica è un altro aspetto cruciale. L’Egitto si sta sforzando di diventare un hub regionale per l’energia, con infrastrutture che facilitano il trasporto di gas e petrolio verso altri paesi».
Questo, conclude Debach, non solo rafforza la posizione economica del paese, ma contribuisce anche alla stabilità della regione.