Ben ritrovati a Pillole finanziarie, la rubrica di Business24 che vi guida attraverso il mondo delle finanze personali e che vuole spiegare l’economia in parole semplici. Io sono Marcello Cerro, consulente finanziario certificato EFPA, ed oggi parleremo di un tema affascinante che unisce finanza e psicologia: la finanza comportamentale, con un focus particolare sull’home bias, un concetto molto discusso.
La finanza comportamentale è una branca dell’economia che analizza come i fattori psicologici influenzano le decisioni finanziarie degli investitori. A differenza della finanza tradizionale, che presume che gli individui siano razionali e che prendano decisioni basate su criteri puramente economici, la finanza comportamentale riconosce che spesso le persone agiscono in modo irrazionale a causa di emozioni, bias cognitivi o errori di giudizio. Questo porta a decisioni che si discostano dall’ottimo teorico e, di conseguenza, influiscono sui rendimenti degli investimenti.
Un concetto centrale della finanza comportamentale è l’home bias, una tendenza comune tra gli investitori a preferire titoli e investimenti del proprio Paese o regione, trascurando o sottovalutando opportunità sui mercati esteri. Questo comportamento si basa su una sorta di comfort psicologico, dove ci si sente più sicuri investendo in ciò che è familiare. Ad esempio, un investitore italiano potrebbe preferire concentrare i propri investimenti su azioni italiane o obbligazioni emesse da aziende locali, piuttosto che diversificare all’estero.
L’home bias, sebbene naturale, può rappresentare un limite. Concentrarsi eccessivamente su titoli locali espone il portafoglio a rischi specifici del Paese, come crisi economiche, instabilità politica o svalutazioni valutarie. Inoltre, questo tipo di portafoglio perde l’opportunità di beneficiare di altre opportunità globali e risulta meno diversificato, aumentando così il rischio complessivo. In altre parole, si rinuncia alla possibilità di bilanciare meglio i rischi tramite una diversificazione geografica.
Nonostante ciò, l’home bias non è sempre un errore. Ci sono situazioni in cui ha senso concentrare parte degli investimenti a livello locale. Ad esempio, un investitore che conosce profondamente il mercato nazionale potrebbe avere un vantaggio informativo che gli consente di prendere decisioni più consapevoli. Inoltre, alcuni mercati domestici offrono dinamiche favorevoli, come tassi di crescita elevati in determinati settori o vantaggi fiscali rispetto agli investimenti esteri.
Per bilanciare l’home bias con la necessità di diversificazione, è importante considerare la proporzione ideale di investimenti locali e internazionali. Un approccio equilibrato potrebbe prevedere, ad esempio, di destinare il 50-60% del portafoglio a investimenti globali, mantenendo il resto su asset locali. Questo permette di sfruttare la propria conoscenza dei mercati domestici senza perdere le opportunità globali.
Gestire in modo consapevole l’home bias può quindi offrire vantaggi in termini di sicurezza e controllo. Investire in aziende locali o in settori con cui si ha familiarità può dare una maggiore tranquillità, ma è fondamentale non esagerare per evitare una concentrazione eccessiva su un solo Paese o mercato, che può aumentare la vulnerabilità del portafoglio. La chiave è trovare un equilibrio tra familiarità e diversificazione.
Infine, per evitare di cadere nella trappola dell’home bias, è consigliabile valutare regolarmente il proprio portafoglio per verificare se vi è un’eccessiva concentrazione di investimenti domestici. Se così fosse, potrebbe essere il momento di diversificare maggiormente. Inoltre, è utile informarsi sui mercati internazionali e considerare l’aiuto di un consulente finanziario per identificare opportunità globali e costruire un portafoglio equilibrato. Monitorare costantemente i propri investimenti e fare aggiustamenti regolari aiuta a mantenere una diversificazione adeguata e a ridurre i rischi.
Di Marcello Cerro
consulente finanziario