Il fallimento che rischia di essere la Convention potrebbe trasformarsi in un successo qualora venissero trovati i mille miliardi di cui si è parlato proprio durante la conferenza climatica e che è stato indicato come obiettivo globale di finanza per il clima. Un livello minimo, è da sottolineare, che è stato chiesto più volte da Cina e dal gruppo che ingloba i 134 Paesi del Sud del mondo. Così come è da sottolineare che, oltre la cifra (teorica) dei mille miliardi, non si è deciso altro, quindi né modalità né tempistiche. Tutti temi che, presumibilmente, dovranno affrontare le delegazioni presenti nella capitale azera per stilare una nuova bozza di accordo.
Attualmente l’argomento più pregnante della COP 29, in corso a Baku, sembra essere l’impegno delle grandi potenze a garantire risorse economiche significative per finanziare le riforme e i cambiamenti nei paesi in via di sviluppo per combattere i cambiamenti climatici. Risorse per sostenere la transizione ecologica, ridurre le emissioni di gas serra e aiutare i paesi più deboli ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico.
Quindi il focus si sposta dalla necessità delle azioni, ormai palese, all’impatto economico di eventi climatici estremi sempre più frequenti. A questo, poi, deve aggiungersi anche la gravissima problematica della produttività agricola compromessa che, a sua volta, potrebbe dare vita a guerre per la conquista delle risorse primarie, cibo e acqua tra queste.
Anche in vista di queste problematiche il dibattito della Cop29 si sta indirizzando verso la revisione dei flussi finanziari globali, orientandoli verso investimenti sostenibili che riguardino, in primo luogo, energie rinnovabili, tecnologie sostenibili e sviluppo di strategie di resilienza climatica.
La transizione, infatti, potrebbe stimolare settori innovativi come quello delle energie rinnovabili. Il segretario Onu per il cambiamento climatico, Simon Stiell, ha dichiarato: “I costi dell’adattamento climatico stanno aumentando per tutti, specialmente per i Paesi in via di sviluppo. Potrebbero salire a 340 miliardi all’anno nel 2030, raggiungendo 565 miliardi all’anno nel 2050. Abbiamo bisogno di fiumi di denaro, che devono essere più facili nell’accesso, specialmente per i Paesi più vulnerabili, che spesso si trovano di fronte le barriere maggiori”.