Tossina botulinica e filler piacciono sempre di più ai giovani, mentre la popolazione italiana maschile è sempre più attratta dal ritocco migliorativo e ricorre al prestito pur di sottoporsi a una procedura di medicina estetica.
Le procedure di medicina estetica e di chirurgia plastica sono sempre più attrattive per giovani e uomini. Lo dicono le ricerche. Dalle più recenti, commissionate da facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Bilendi, emerge che negli ultimi due anni su circa 7,3 milioni di italiani che si sono avvalsi di questo tipo di protocolli, il 30% è under 25. La ricerca, inoltre, evidenzia che gli uomini hanno sostenuto una spesa del 28% in più rispetto al campione femminile. Tra questi, il 12,5% ha fatto ricorso a un prestito per sostenerla.
I dati emersi da questa ricerca, svolta tra l’11 e il 16 ottobre su un campione di 8.388 individui di età compresa tra 18 e 74 anni, sono sorprendenti. Ma cosa esprimono? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Femia, psicologo e psicoterapeuta della Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC).

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Quali sono le procedure più richieste dagli under 25
Che sia in corso un cambiamento nell’atteggiamento nei confronti della medicina estetica e della chirurgia plastica da parte degli under 25 lo ha segnalato già il report del 2022 dell’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery (ASPS), con i medici coinvolti nella ricerca che hanno evidenziato un incremento del 71% delle richieste di tossina botulinica e del 70% di filler rispetto al 2019 da parte della Generazione Z.
Quali sono le procedure più richieste dagli uomini
Sempre sul report dell’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, si legge che molti uomini stanno investendo di più nel loro aspetto, sfruttando però soprattutto i protocolli di medicina estetica che hanno tempi di recupero ridotti e risultati immediati, registrando un aumento del ricorso a questo tipo di procedure del 253% dal 2019.
Quali sono i trattamenti più apprezzati in Italia? Secondo la ricerca commissionata da facile.it agli istituti di ricerca mUp Research e Bilendi gli uomini del Bel Paese prediligono l’odontoiatria estetica (6,1%), la depilazione laser definitiva (3,6%), i filler con acido ialuronico (2,1%) e la rinoplastica. Inoltre, 275.000 uomini hanno fatto il trapianto di capelli.
Nella ricerca ASPS si legge che le procedure minimamente invasive proposte dalla medicina estetica esercitano un grande appeal tra i giovani, perché non sono troppo impattanti e hanno costi relativamente contenuti. Per questo motivo sono considerate accessibili e, quindi, inclusive.
Se è vero che i social media hanno generato una sorta di rivoluzione estetica, modificando in modo significativo icone di riferimento e desideri, la Generazione Z sembra più concentrata sull’estetica che faccia sentire a proprio agio, che dà la libertà di essere come si desidera.
In grado di rivelare, insomma, la visione che si ha di sé stessi, permettendo di vedersi al meglio. Neuromodulatori e riempitivi diventano quindi strumenti per la messa a punto della «propria bellezza», in grado di esprimere sé stessi.
Cosa cercano gli uomini nella medicina estetica
Dalle richieste maschili ai medici estetici e ai chirurghi plastici, si delinea un cambiamento, che riguarda la nuova visione che avanza dei tratti tipicamente maschili.
La mascolinità è stata storicamente associata a una mascella ben disegnata, un naso scolpito e un profilo forte, ma pare che da parte di chi frequenta gli ambulatori questi canoni siano messi in discussione.
Sempre da un’analisi più approfondita dei numeri della ricerca da ASPS, emerge che è in crescita il ricorso a procedure che restituiscano morbidezza ai tratti del viso.
Così gli impianti finalizzati ad affinare e donare volume agli zigomi hanno registrato un incremento dell’80%; le procedure che rimodellano e donano nuova definizione al mento sono aumentate del 21%, mentre le rinoplastiche sono incrementate del 6%.
Si sta forse delineando una nuova estetica decisamente fluida e gender-less, con le fisionomie maschili e femminili che si sovrappongono e confondono?
Per adesso non ci sono risposte nette a questa domanda. È certo però che le aziende cosmetiche si stanno attrezzando per incrementare le specialità unisex, che rientrano in una categoria di prodotti e trattamenti cosmetici in ascesa: il genere gender neutral.

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Non si tratta di un concetto nuovo, perché il primo prodotto pubblicizzato appartenente a questa categoria è stata una saponetta usata da Procter&Gambler nel 1930 per sponsorizzare una soap opera.
Successivamente, nel 1994 Calvin Klein ha introdotto nel mondo delle fragranze CK One «Una fragranza per un uomo o una donna», come recitava la réclame.
E poi, nel 2021 Harry Styles la lanciato Pleasing, una linea beauty e skincare per tutti, mentre oggi Paoma Paris mette sul mercato Fluide Hydratant Révitalisant, specificando che si tratta di una formula skincare adatta a tutti perché «indipendentemente dal tipo di pelle, dall’età o dal sesso, l’epidermide ha le stesse esigenze essenziali».
Anche la medicina estetica e la chirurgia plastica, dove tradizionalmente i protocolli maschili e femminili sono sempre stati ben separati, stanno intercettato questa nuova necessità.
Così, la divisione netta tra “protocolli per uomo” e “protocolli per donna” si sta rapidamente dissolvendo, per rispettare e accogliere l’identità di tutti. In sostanza, le procedure sono sempre meno proposte specificamente per lui o per lei, e sono sempre più spesso progettate per un approccio globale, indipendentemente dall’identità di genere, con regimi di cura della pelle sempre più personalizzati e calibrati sulle esigenze individuali.
«Per l’uomo, ma anche per la donna, la medicina estetica e la chirurgia plastica rappresentano la possibilità di modificare i propri connotati sulla base delle proprie aspettative», spiega lo psicologo e psicoterapeuta della Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC).
«È molto probabile che la medicina estetica si stia muovendo in direzione di generi meno nettamente distinti, mentre i social propongono volti gender-fluid non troppo maschili né troppo femminili, riflettendo le evoluzioni sociali che stiamo vivendo e che riguardano la sfera psicologica. E questo va molto bene. Il punto è capire quanto questa esigenza sia legata a una forma di sano narcisismo, piuttosto che la spia di un disagio più profondo che può diventare patologico».
Senza dimenticare che il ricorso al bisturi diventa pericoloso quando la chirurgia estetica si muove al solo scopo di soddisfare una credenza disfunzionale di specialità, che cerca a tutti i costi realizzazione e approvazione sociale. In fondo la bellezza, anche se ideale e quando da tutti riconosciuta, rischia comunque di rimanere sola e incompresa.
«Proprio nell’ultimo capolavoro Parthenope, il film di Paolo Sorrentino, si osserva quanto sia la bellezza sia la giovinezza rischino di illudere potere e controllo», conclude Giuseppe Femia.
La storia del Botox: curiosità sulla sostanza botulinica molto in voga
Cosa lifta le rughe, cosa le cancella, le elimina, distende i tratti, congela i muscoli mandando indietro le lancette del tempo? Nella mente di tutte si palesa una sola parola, cinque lettere: Botox.
Amato da molte celeb e comuni mortali ma anche criticato, non compreso, in realtà è relativamente sicuro, con pochi effetti negativi. Abbiamo provato a smantellare i pregiudizi e i cosiddetti falsi miti che circondano il mondo della medicina estetica e che potrebbero portare a scelte sbagliate. E pensare che tutto ha avuto inizio con una salsiccia.
Botox, le origini
La tossina botulinica prende il nome dal latino botulus che significa «salsiccia». Infatti, è studiando le cause di un’intossicazione alimentare seguita a un banchetto nuziale durante il quale furono consumate delle salsicce che, nel 1820, il poeta romantico e ufficiale medico della cittadina di Welzheim in Germania, Justinius Kerner, coniò questo nome, fornendo per primo una descrizione clinica del botulismo.
Dobbiamo però a un’oftalmologa canadese, Jean Carruthers, l’utilizzo cosmetico della tossina che per caso negli anni ‘80 si trovò a osservare una riduzione delle rughe della fronte di una paziente (da qualche anno prima la tossina botulinica era stata approvata per trattare pazienti affetti da strabismo e blefarospasmo).
La dottoressa condivise questa scoperta con il marito dermatologo, Alastair, e i coniugi pubblicarono il loro primo lavoro sull’applicazione della tossina botulinica per uso estetico nel 1996.
La scoperta della coppia, diventata in seguito un’industria da miliardi di dollari, ha letteralmente cambiato il volto della bellezza.
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In origine chiamata Oculinum, il Botox (tossina botulinca di tipo A) che conosciamo oggi ha acquisito il suo nome di fama mondiale dal direttore scientifico Mitchell Brin quando la compagnia farmaceutica Allergan ne ha acquistato i diritti nel 1989.
In ogni caso è solo nel 2001 che il Botox ha ricevuto la sua prima approvazione medico estetica in Argentina per il trattamento delle rughe tra le sopracciglia. Di strada la tossina botulinica da allora ne ha fatta ed è ora approvata per 35 indicazioni in circa 97 paesi al mondo.
Dal 1995 a oggi i numeri sono da record: più di 100 milioni di fiale di botox sono state distribuite nel mondo che, però, si divide ancora tra i favorevoli e i “vade retro Satana”.
Ricordiamo che la tossina botulinica è tra i veleni più potenti, tanto che si ero cercato di utilizzarla all’inizio del secolo scorso per fini bellici, ma se anche in forma altamente elaborata, altamente purificata e iniettabile potesse uccidere davvero, «la meta di Beverly Hills sarebbe morta», ha affermato la dermatologa Ava Shamban ad Allure.
Medicina estetica esasy: Botox e filler a prezzi democratici
La verità nuda e cruda è che la medicina estetica non è per tutti. I costi dei protocolli viso e corpo, a partire dai famosissimi iniettivi, sono inevitabilmente riservati a un’élite. Eppure tossina botulinica, filler volumizzanti e biorivitalizzanti non sono mai stati così popolari, richiestissimi anche dalle under 30.
Si tratta di una tendenza esplosa prima in Sud Corea, nazione di beauty junkie per definizione, quindi negli Stati Uniti e di recente approdata anche da noi. In questo scenario si inserisce il nuovo filone della medicina estetica easy: l’approccio degli stessi dottori è informale, i prezzi diventano più democratici (a volte addirittura rasentando il low cost), l’ambientazione della clinica diventa pop, accogliente, colorata e divertente.
La spesa media che si attesta annualmente tra i 1.000 e i 3.000 euro. Sì perché la medicina estetica non va intesa come qualcosa che viene fatto una tantum e poi non ci si pensa più, ma come un percorso di mantenimento che si modula e adatta in base ai cambiamenti e alle esigenze di ognuno.
Beauty tourism: mercato estero low cost
Il motivo di questo sempre più ricercato turismo della bellezza è il prezzo: eseguire una rinoplastica a Tirana costa circa la metà.
Sono molte le persone che decidono di andare all’estero per operarsi perché gli interventi arrivano a costare anche il 50% in meno rispetto all’Italia. Vengono proposti dei pacchetti completi che comprendono volo aereo, intervento e alloggio pre e post-operatorio.

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Ma a cosa stare attenti per non mettere a rischio la salute in nome della ricerca della perfezione?
L’industria del turismo medico non è regolamentata a livello internazionale, quindi sono disponibili pochi dati comparativi sui tassi di complicanze post-procedura nei diversi paesi. Il rischio maggiore è di trovare standard di sicurezza non conformi e medici poco qualificati.
Secondo Isaps (The International Society of Aesthetic Plastic Surgery) le principali destinazioni per la chirurgia plastica low cost sono la Turchia, il Messico, la Colombia e la Thailandia. Ma poiché l’industria del turismo medico continua a crescere, sempre più paesi stanno diventando destinazioni consolidate.
Il Costa Rica, ad esempio, è un paese in ascesa nel mercato della chirurgia plastica, in particolare per procedure come lifting, impianti dentali e blefaroplastica. Così come la Turchia, che può contare su un’industria medica rigorosamente regolamentata con un forte sostegno da parte del governo turco.
Tra le procedure più richieste ci sono la mastoplastica additiva, la rinoplastica, l’addominoplastica, la liposuzione e il brazilian butt lift, oltre al trapianto di capelli gettonatissimo tra gli uomini che soffrono di calvizie.
Il turismo della chirurgia plastica ha, senza dubbio, reso i miglioramenti chirurgici accessibili a un numero crescente di persone, ma la mancanza di dati adeguati, l’assenza di regolamenti internazionali e le risorse sanitarie limitate per aiutare i pazienti a prendere decisioni informate costituisce un elemento di rischio maggiore per la salute, che colpisce soprattutto le persone più vulnerabili.
A essere differenti, infatti, sono le normative e gli standard di sicurezza rispettati.
«In Italia e in Europa, i chirurghi plastici sono soggetti a normative statali, dai dispositivi medici utilizzati alle procedure di sterilizzazione. All’interno della sala operatoria, ci affidiamo a un team di pulizia chirurgica dedicato che sterilizza gli ambienti e gli strumenti dopo ogni intervento con una meticolosità ossessiva che ci permette di avere un rischio di infezioni bassissimo. I costi in Italia sono legati a degli obblighi normativi per cui le operazioni non possono essere fatte in ambienti non idonei», afferma il professor Roberto Bracaglia, vicepresidente Aicpe.
Motivi per cui si va all’estero per un trattamento estetico
Le persone decidono di viaggiare all’estero per i costi nettamente più bassi che arrivano fino al 60% rispetto al proprio paese d’origine.
Sono attirate dai pacchetti all-inclusive che rendono il viaggio per la chirurgia estetica più simile a una vacanza.
Può sembrare un paradosso, ma andare all’estero permette di velocizzare le procedure per ottenere prima il risultato desiderato. Inoltre, le lista d’attesa possono essere più corte.
La scelta del medico a cui affidarsi è l’aspetto più importante. Mettersi nelle mani di un chirurgo plastico estetico certificato e membro di una associazione riconosciuta significa che ha ricevuto il più alto livello di formazione e accreditamento offerto per la sua specialità.
La chirurgia estetica eseguita all’estero, però, non è sempre sinonimo di bassa qualità. In Corea del Sud e negli ultimi anni negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita, ma anche nella stessa Turchia, ci sono chirurghi qualificati e rispettabili, che hanno costruito una solida reputazione sulla base della loro esperienza e dei risultati ben fatti.
I consigli di Aicpe, l’Associazione italiana Chirurgia Plastica Estetica: affidarsi ad un medico chirurgo specializzato in Chirurgia Plastica, Estetica e Ricostruttiva e diffidare da chi non ha un Curriculum Studiorum chiaro o non sia membro della società scientifica di riferimento del paese in questione.