A novembre l’inflazione italiana accelera nuovamente su base tendenziale. Secondo i dati provvisori diffusi stamani da Istat si registra una lettura invariata su mese e un rialzo dell’1,4% annuo, in linea con le attese. A ottobre l’indice aveva mostrato una variazione mensile nulla e un aumento dello 0,9% annuo.
La componente di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera a 1,9% da 1,8% del mese precedente, e quella al netto dei soli beni energetici a 2,2% da 1,9%.
L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a 1% per l’indice generale e al 2% per la componente di fondo.
Quanto all’Ipca, in base alle stime preliminari, l’indice registra una variazione nulla su mese e un incremento dell’1,6% su anno, da +0,3% e +1,0% rispettivamente di ottobre. Le attese erano di una flessione congiunturale dello 0,2% e un +1,5% a livello tendenziale.
«Un autunno rovente sul fronte dei prezzi! E’ gravissimo che l’inflazione, dopo essere scesa da marzo a settembre, abbia invertito la rotta con un aumento esponenziale, ma ancor più allarmante è l’impennata del carrello della spesa e dei prodotti alimentari, che dopo un andamento positivo durato, per entrambe le voci, da febbraio 2023 ad agosto 2024, ossia per 18 mesi, ora sono decollati, con il carrello che passa da +0,6% di agosto a +2,6 di novembre, ossia più che quadruplicato in appena 3 mesi, e i prodotti alimentari saliti da +0,9 a +3,2%, ossia 3 volte e mezzo – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Se l’inflazione tendenziale pari a +1,4% significa, per una coppia con due figli, un aumento del costo della vita complessivamente pari a 502 euro su base annua, 292 euro in più se ne vanno solo per i Prodotti alimentari e le bevande analcoliche e addirittura 313 per il carrello della spesa, una vera e propria stangata, Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 444 euro, ma 259 euro sono per cibo e bevande e 280 per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Per una famiglia media, invece, il carrello ora costa 218 euro in più».
«Per il secondo mese consecutivo il potere d’acquisto degli italiani rimane stabile, non intaccato dall’inflazione. A spingere il dato generale è soprattutto la ripresa dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+7,5% annuo) – cioè quei beni, come l’energia elettrica e il gas nel mercato tutelato – e il rallentamento della contrazione dei beni energetici non regolamentati (-6,6%) – ovvero quei beni come benzina e gasolio – spiega Gabriel Debach, market analyst di eToro. –In un contesto in cui l’inflazione di fondo rimane moderata, sebbene in aumento (+1,9%), si evidenzia come le tensioni si stiano spostando verso componenti più volatili e sensibili agli shock esterni. Il dato di novembre sembra quindi riflettere un’inflazione asimmetrica, dove l’aumento dei prezzi è circoscritto ma significativo nei settori chiave per il consumo quotidiano. Non a caso l’indice del “carrello della spesa”, riporta un incremento annuo del +2,6% e mensile dello 0,9%. Questo indicatore include beni di consumo essenziali, come alimenti e prodotti per la cura della casa e della persona, e riflette l’impatto diretto dell’inflazione sulle spese quotidiane delle famiglie. L’aumento riguarda sia i prezzi degli alimentari lavorati (+2,4% annuo) sia degli alimentari non lavorati (+4,1%). L’apparente stabilità congiunturale dei prezzi (+0% su base mensile) maschera, dunque, una realtà più complessa, in cui le dinamiche settoriali si stanno polarizzando. In questo contesto, la riduzione del differenziale tra beni e servizi (+2,4 punti percentuali, dai +3,2 di ottobre) può essere letta sia come un segnale di convergenza, sia come un riflesso di un rallentamento nei servizi, tradizionalmente più stabili».
Esistono valide ragioni per cui la BCE potrebbe considerare un ulteriore taglio dei tassi a dicembre, visto che sia l’inflazione in Europa sia la crescita economica si sono rivelate inferiori alle attese. Tuttavia, le divisioni all’interno del Consiglio direttivo e le persistenti incertezze globali potrebbero spingere verso una maggiore prudenza nella decisione finale (25 punti al posto di 50).