L’Italia ha deciso di rinviare al prossimo anno la vendita di una quota fino al 14% di Poste Italiane, originariamente prevista per l’inizio di dicembre. Lo hanno dichiarato oggi a Reuters tre persone che hanno familiarità con la questione.
Nell’ambito della sua azione di vendita di beni statali per contenere il massiccio debito pubblico italiano, il Governo ha approvato quest’anno un decreto che consente al Tesoro di vendere parte della sua partecipazione del 29,3% nel servizio postale. Roma intende mantenere più del 50% di Poste in mani pubbliche, se si considera anche la quota del 35% detenuta dal finanziatore statale Cassa Depositi e Prestiti.
Poste è valutata oltre 17 miliardi di euro (17,98 miliardi di dollari) ai prezzi di mercato attuali, il che significa che la vendita di azioni proposta dovrebbe ridurre il debito dell’Italia di 2,4 miliardi di euro.
Il Governo ha ritardato l’offerta per mesi, a seguito della resistenza dei partiti di governo e di opposizione, nonché dei sindacati, al previsto allentamento della presa dello Stato sui servizi pubblici chiave.
Dal novembre dello scorso anno Roma ha già guadagnato più di 4 miliardi di euro vendendo il 52,5% del Monte dei Paschi di Siena e una partecipazione del 2,8% nel gruppo energetico Eni.
Nonostante le cessioni di asset, il Tesoro vede il debito pubblico italiano salire a quasi il 138% del prodotto interno lordo nel 2026, dal 134,8% del 2023, prima di diminuire marginalmente dal 2027.