Un altro tassello del lungo cammino di Business 24 ed eToro è rappresentato da quello che è a tutti gli effetti un pilastro dei paesi presenti nel nucleo originario dei BRICS cioè il Sudafrica, una nazione ricca di storia ma anche un esempio di come un paese con fortissime potenzialità inespresse possa mettersi nuovamente in gioco. Heloise Greeff, Popular Investor di eToro oltre che esperto conoscitore della realtà sudafricana, delinea il profilo economico e sociale di questa nazione che, riforme permettendo, può ancora sfruttare le sue tante diversità come un motore attivo per la ripresa economica.
Nel 2010 i mondiali di calcio in Africa avevano fatto sperare nel riscatto di tutto il continente. Dopo 14 anni a che punto è l’economia sudafricana?
«Il Sudafrica ha compiuto importanti passi avanti per migliorare il benessere della popolazione dall’introduzione della democrazia a metà degli anni Novanta. Nell’ultimo decennio, tuttavia, il progresso economico è stato più stagnante e, se le speranze di una rivalsa duratura legata ai Mondiali del 2010 non si sono concretizzate appieno da un punto di vista strettamente economico, hanno contribuito a rafforzare un senso di orgoglio nazionale e coesione sociale. Ospitare un evento di tale portata rappresentava per il Paese una grande opportunità per mostrarsi come nuovo polo finanziario, creare partner commerciali, dare impulso al turismo, creare posti di lavoro e investire nel rinnovamento urbano. Tuttavia, le critiche non sono mancate e hanno evidenziato come molti dei progetti infrastrutturali non abbiano portati benefici equi alla popolazione, ma, per via degli accordi di sponsorizzazione con le grandi multinazionali, hanno finito per danneggiare le piccole imprese e gli imprenditori locali. L’impatto positivo è stato dunque temporaneo e, quattordici anni dopo, diverse sfide hanno rallentato o frenato i progressi del Sudafrica, soprattutto durante la pandemia di COVID-19. A interferire fortemente col progresso nel benessere della popolazione sudafricana è l’alto livello di disoccupazione, che ha raggiunto il 33,5% nel secondo trimestre del 2024, superando i tassi già elevati precedenti alla pandemia. Questo problema è particolarmente accentuato nella fascia critica dei giovani tra i 15 e i 24 anni, pari al 60,8%. In definitiva, nel Sudafrica permane un dualismo economico dove la già elevata disparità viene perpetuata da un retaggio di esclusione e dalla natura della crescita economica, che non è a favore delle fasce di popolazione più deboli e non genera sufficienti posti di lavoro. La disuguaglianza nella ricchezza è ancora più elevata e la mobilità intergenerazionale è bassa, il che implica che le disuguaglianze si trasmettono di generazione in generazione con pochi cambiamenti nel tempo. Malgrado tutte queste sfide, lo spirito e l’ottimismo del popolo sudafricano restano straordinariamente forti. Durante la pandemia di Coronavirus, le comunità di tutto il Paese hanno dimostrato un grande spirito di solidarietà e resilienza. Sono nate iniziative locali per sostenere le fasce più vulnerabili, mentre le organizzazioni del territorio si sono mobilitate per fornire servizi essenziali. Questo senso di unità ha rafforzato i legami sociali ed evidenziato la capacità del Sudafrica di superare le avversità grazie all’impegno collettivo. Un impegno che incarna lo spirito di Ubuntu di Mandela, vivo negli sforzi quotidiani volti al progresso comunitario».
Le elezioni di giugno hanno portato ad un governo di coalizione. Quanto potrà incidere sull’economia la mancanza di un’ampia stabilità al governo?
«Le elezioni di quest’anno hanno consegnato un esito storico: l’African National Congress (ANC), ovvero il più antico movimento di liberazione coloniale dell’Africa, la cui ascesa è stata guidata niente di meno che da Nelson Mandela, per la prima volta ha perso la maggioranza assoluta, ottenendo solo il 40,18% dei voti. Ciò rappresenta una flessione di 17 punti percentuali rispetto alle elezioni del 2019. Conseguenza diretta del voto è stata la necessità, per l’ANC, di formare un governo di coalizione, o di unità nazionale, come dichiarato dall’ANC stesso. A far parte della coalizione di governo c’è anche Alleanza Democratica (Democratic Alliance), il secondo partito del Paese e, storicamente, il principale partito di opposizione dell’ANC. Questa alleanza senza precedenti rappresenta un raro esempio di rispetto completo della democrazia africana, e segna una tappa fondamentale nel percorso di maturazione di questa forma di governo, oltre all’inizio di una nuova era per il Paese. Questa nuova dinamica presenta sia sfide che opportunità. Da un lato, un governo che racchiude centro-destra e sinistra potrebbe portare a una maggiore inclusività e cooperazione, favorendo potenzialmente soluzioni innovative ai problemi del Paese. Dall’altro lato, si amplificano i rischi di instabilità e di stallo politico. A specificarlo è stato proprio John Steenhuisen, il leader di DA, che ha adottato una posizione comunque costruttiva, dichiarando che il conflitto tra i partner della nuova coalizione di governo è probabile, ma non sarà “catastrofico” per le speranze di risollevare le sorti del Paese. Al di là dei punti di disaccordo, gli obiettivi economici appaiono chiari: secondo Steenhuisen sussiste “una lunga lista” di politiche che ANC e DA hanno concordato. Sono passati ormai quattro mesi da quando la coalizione si è formata e i segnali sembrano positivi. Durante un incontro a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, Cyril Ramaphosa, il Presidente del Sudafrica, si è dimostrato soddisfatto dell’operato del governo, dichiarando che “la comunità imprenditoriale sta rispondendo molto positivamente alle riforme”. E’ probabilmente troppo presto per fare una valutazione dell’operato del governo. Tendenzialmente, una coalizione di partiti può portare a un processo di riforma più lento o a una forma di stallo. Per ora, l’economia del Paese sta guadagnando slancio, grazie all’implementazione di riforme per la stabilità fiscale e il miglioramento della governance. Tuttavia, il governo deve affrontare sfide infrastrutturali, in particolare nel settore dell’energia e della logistica. Il successo dipenderà dal mantenimento della stabilità della coalizione e dall’attuazione di riforme più profonde per una crescita a lungo termine. Ad ogni modo, questo contesto offre un terreno fertile per imprenditori e innovatori, e stanno già emergendo sempre più aziende che intendono proporre soluzioni concrete a queste sfide».
Quali sono i punti di forza dell’economia sudafricana? E quali quelli di debolezza?
«Uno dei principali punti di forza dell’economia sudafricana risiede nella sua diversità che non solo attenua i rischi associati alle flessioni settoriali, ma presenta anche molteplici possibilità di crescita e investimento. Tra i settori di punta troviamo il suo ampio bacino di minerali e risorse naturali, tra cui oro, platino e diamanti, che contribuiscono significativamente all’economia e alle esportazioni. A ciò si aggiungono il comparto agricolo, manifatturiero e quello dei servizi, compreso quello dei servizi finanziari, che si delinea come solido e ben regolamentato. Negli ultimi anni, inoltre, c’è stata un’intensa promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità tecnologica che hanno visto fiorire città come Città del Capo e Johannesburg a vivaci hub tecnologici. La creazione di un ambiente favorevole all’innovazione è sostenuto da iniziative come gli incentivi fiscali per la ricerca e lo sviluppo e i poli di innovazione gestiti dal governo, nonché dalla definizione di un chiaro quadro normativo. Se, da un lato, le caratteristiche dell’economia del Sudafrica pongono il Paese ai vertici per competitività nel suo continente, ci sono altri elementi che ne frenano la crescita, anche oltre i problemi di corruzione ai vertici che hanno logorato nel tempo la fiducia dell’elettorato verso il partito di maggioranza. L’elevato capitale umano disponibile è vessato da un tasso di disoccupazione particolarmente elevato, soprattutto tra i giovani. Ciò limita anche l’inclusione sociale, ampliando le disparità di reddito e alimentando le tensioni sociali. Uno dei tasti dolenti, inoltre, è legato alle infrastrutture. Il Paese vanta la più grande e sofisticata rete di trasporti e logistica dell’Africa, supportata da porti, aeroporti e reti stradali. Nonostante ciò, la mancanza di manutenzione e di investimenti mirati ha portato ad una perdita di efficienza, con porti congestionati, colli di bottiglia e ritardi nella movimentazione dei carichi. Il governo sta cercando di porre rimedio, collaborando con le imprese per il potenziamento delle attrezzature e delle infrastrutture, il miglioramento delle prestazioni operative, l’aumento della disponibilità di materiale rotabile e la messa in sicurezza delle reti ferroviarie e portuali. Infine, il Sudafrica ha un approvvigionamento energetico inaffidabile, con blackout che portano ad un aumento dei costi di gestione e a una riduzione della produttività e della redditività delle aziende. Le interruzioni di corrente in Sudafrica sono uno dei principali ostacoli agli investimenti e alla crescita e costituiscono un grave freno all’economia».
Secondo l’Fmi, otto delle 15 economie a più rapida crescita del mondo si trovano in Africa. Quale futuro potrà avere il Sudafrica in un continente con così tanta concorrenza?
«Il Sudafrica è un Paese ricco di potenzialità, ma per sprigionarle è necessario che operi importanti riforme strutturali che possano rilanciarne l’economia. Possiamo dire che il futuro del Sudafrica è nelle sue mani. È comunque incoraggiante osservare come l’incrollabile ottimismo e la resilienza della popolazione siano vere e proprie forze trainanti del cambiamento. Questo spirito indomito non solo stimola l’attività economica, ma rafforza anche un senso di unità e di scopo, due elementi che da sempre hanno definito lo Mzansi (il nome colloquiale del Sudafrica derivato dagli Xhosa)».
A gennaio di quest’anno i dati di Ocse e FMI denotavano una crescita asfittica. Tra le minacce di una crescita lenta anche disoccupazione e criminalità. Partendo da questi presupposti è possibile considerare il Sudafrica ancora un’economia promettente?
«Non è un’opinione mia, quanto della Banca Mondiale. Nel rapporto intitolato “Unlocking South Africa’s Potential: Leveraging Trade for Inclusive Growth and Resilience”, l’istituzione ha suggerito alcune riforme chiave che potrebbero rilanciare il Paese come principale economia di esportazione, favorendo la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, e rafforzando la resistenza agli shock. Secondo la Banca Mondiale occorrono sforzi significativi per ripristinare la fiducia delle imprese e incentivare nuovi investimenti nel settore privato. Tra i punti di maggiore rilievo, la necessità di colmare le inefficienze che limitano l’offerta, investendo in infrastrutture, tecnologia e innovazione negli impianti produttivi, con l’obiettivo di ammodernare industrie di rete, tra cui l’elettricità, l’acqua, i trasporti e le comunicazioni digitali, attraverso la collaborazione con il settore privato. Gli investimenti devono riguardare però anche il capitale umano, assicurandosi che politiche sociali e istruzione siano in linea con le esigenze del mercato del lavoro. Il report segnala, inoltre, come la partecipazione a nuovi accordi commerciali, come l’African Continental Free Trade Agreement, possa aiutare il Paese a diversificare le sue esportazioni e a migliorare le opportunità commerciali. Se il Sudafrica riuscirà ad attuare queste riforme con rigore, avrà l’opportunità di posizionarsi nuovamente come un’economia promettente a livello globale, sfruttando appieno le sue potenzialità per promuovere l’integrazione e l’industrializzazione del continente».
Il nuovo governo di coalizione, conclude Greeff, ha già compiuto significativi progressi nelle riforme interne e nel miglioramento dell’efficienza in un arco di tempo relativamente breve, dimostrando un forte impegno nel promuovere il progresso della nazione.