Ben ritrovati a Pillole finanziarie, la rubrica di Business24 che vi guida attraverso il mondo delle finanze personali e che vuole spiegare l’economia in parole semplici. Io sono Marcello Cerro, consulente finanziario certificato EFPA. Oggi parliamo di private equity.
Negli ultimi anni il private equity in Italia ha registrato una crescita significativa, affermandosi come strumento strategico per rafforzare il tessuto economico nazionale, con un’attenzione particolare alle PMI. Questo settore, che prevede l’acquisizione di quote rilevanti di aziende non quotate, è stato trainato da una varietà di investitori e ha visto un’espansione nelle dimensioni, nelle tipologie di progetti e nell’interesse di capitali esteri.
Dimensioni del mercato e andamento degli investimenti
Nel 2024 il private equity italiano ha evidenziato segnali di ripresa e crescita, con un incremento del capitale raccolto e degli investimenti totali. Secondo i dati AIFI e PwC Italia, nei primi sei mesi del 2024, la raccolta ha raggiunto 2,831 miliardi di euro, in aumento del 43% rispetto allo stesso periodo del 2023. Gli investimenti totali hanno toccato i 4,5 miliardi di euro (+40%), anche se il numero di operazioni è diminuito del 14%, passando da 346 a 299 operazioni, evidenziando un trend di dimensioni maggiori.
La raccolta fondi è stata trainata da diverse categorie di investitori istituzionali e privati. Le principali fonti di capitale nel 2024 sono state:
– Fondi pensione e casse di previdenza (24%), come ENPAM e INARCASSA;
– Settore pubblico e fondi di fondi istituzionali(15%), con Cassa Depositi e Prestiti (CDP) in un ruolo di primo piano;
– Fondi sovrani(13%), tra cui il Government Pension Fund Global della Norvegia e l’Abu Dhabi Investment Authority (ADIA).
Anche le banche e istituti finanziari hanno giocato un ruolo significativo, sostenendo diverse operazioni di private equity sia tramite investimenti diretti che tramite servizi di supporto finanziario. Le compagnie di assicurazione hanno incrementato la loro presenza nel settore per diversificare il portafoglio, e anche family office e investitori privati hanno mostrato crescente interesse verso questo tipo di investimenti, attirati dal potenziale di rendimenti elevati. Infine, i fondi di private equity internazionali come KKR, Blackstone e Carlyle, hanno intensificato la loro presenza in Italia, soprattutto in settori strategici.
Tipologie di Progetti Finanziati
Il private equity in Italia copre diverse tipologie di operazioni:
- Buyout l’operazione prevalente, è destinata ad acquisizioni di maggioranza in aziende consolidate, mirando a ottimizzare strutture aziendali e redditività.
- Growth Capital sostiene aziende con prospettive di crescita, in particolare PMI, con capitali per espansione e sviluppo del modello di business.
- Venture Capital sebbene minore in percentuale, sta crescendo in ambito tecnologico, con molti investimenti in startup innovative.
- Turnaround rivolto ad aziende in difficoltà finanziaria, ha acquisito rilevanza con iniezioni di capitale e ristrutturazioni, in risposta all’aumento di situazioni di crisi economica.
Distribuzione Geografica degli Investimenti
Il mercato del private equity è concentrato principalmente al Nord, dove avviene circa il 75% delle operazioni. La Lombardia guida con il 45% degli investimenti, seguita da Friuli-Venezia Giulia e Lazio (entrambe con l’8%). Nel Centro e Sud Italia, il private equity è meno sviluppato, anche se Lazio e Campania hanno registrato una crescita sostenuta da fondi pubblici e dalla nascita di poli tecnologici e incubatori di startup. Tuttavia, il divario tra Nord e Sud rappresenta una sfida per un’espansione equilibrata sul territorio.
Partecipazione dei Capitali Esteri
Gli investitori esteri rappresentano circa il 60% delle operazioni di private equity in Italia, provenienti principalmente da Stati Uniti, Regno Unito e altri Paesi europei. Il mercato italiano attira per il valore strategico di alcune industrie, per la qualità del “Made in Italy” e per la possibilità di acquisire aziende a prezzi competitivi. La partecipazione estera è particolarmente forte nelle operazioni di buyout di grandi dimensioni, che richiedono capitali elevati e competenze specifiche. Tuttavia, l’ingresso di capitali internazionali è ostacolato da alcune difficoltà, come la complessità normativa e fiscale, nonché le sfide gestionali che derivano dalle strutture aziendali familiari.
Disinvestimenti e Rendimenti
Nel primo semestre del 2024 sono stati realizzati 70 disinvestimenti, un aumento del 30% rispetto ai 54 del 2023. L’ammontare disinvestito ha raggiunto i 2,363 miliardi di euro, segnando un incremento del 137%. Il rendimento medio del settore, con un IRR lordo aggregato (Internal Rate of Return) del 18,2% nel 2023, rimane in linea con le tendenze degli anni precedenti, confermando la stabilità e l’attrattività del mercato italiano del private equity.
Conclusioni e Prospettive Future
Il private equity si conferma come una leva strategica per l’innovazione e la competitività economica in Italia. La crescente partecipazione di investitori, sia nazionali che internazionali, e l’espansione verso operazioni di maggiori dimensioni mostrano un mercato in fase di consolidamento, con prospettive di crescita interessanti. Affrontare le sfide normative e colmare il divario geografico Nord-Sud saranno passi cruciali per rendere il private equity una componente sempre più rilevante del sistema economico italiano, capace di contribuire a rafforzare il tessuto industriale nazionale e la competitività delle imprese a livello globale.
Di Marcello Cerro
consulente finanziario