L’attività manifatturiera della Malesia è rimasta in contrazione a novembre e ad un ritmo più veloce rispetto al mese precedente, toccando un minimo di sette mesi, secondo quanto ha riferito oggi S&P Global. L’indice in questione è sceso a 49,2 punti a novembre da 49,5 a ottobre, risultando al di sotto della soglia critica dei 50 punti.
I nuovi ordini sono diminuiti per la quarta volta in cinque mesi, in quanto la domanda è rimasta bassa. Di conseguenza, la produzione è diminuita a un ritmo modesto e l’occupazione è stata “ampiamente stagnante”.
Sul fronte dei prezzi, il tasso di inflazione dei prezzi degli input è rallentato ulteriormente a novembre, toccando un minimo di nove mesi.
Guardando al futuro, i produttori malesi sono rimasti convinti che la produzione aumenterà nei prossimi 12 mesi.
Ricordiamo che la Malesia si può considerare una delle economie più aperte ed in espansione del sud-est asiatico, come dimostra il crescente flusso di investimenti provenienti in primis dai Paesi dell’Asia orientale (in particolare Cina, Indonesia, Giappone, Singapore e Corea) ma in misura crescente anche da Stati Uniti e Paesi UE. L’economia vanta due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, il cui volume annuo si avvicina alla metà del volume complessivo mondiale, e quello della produzione di stagno, anch’esso quasi la metà del totale mondiale. Lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Sarawak e del Sabah ha consentito l’autosufficienza energetica del paese (logicamente in rapporto al suo limitato sviluppo industriale). Tra le attività più produttive ricordiamo la coltura, soprattutto quella del riso, seguono poi la manioca, il mais, le patate e le patate dolci, i frutti tropicali, soprattutto l’ananas, caffè, cacao, arachidi, palme da cocco, palme da olio, pepe e altre spezie. I principali giacimenti di stagno si trovano nel Perak, nel Johor, nel Pahangh e presso Kuala Lumpur. Altre risorse minerarie sono i minerali di ferro, oro, bauxite, manganese e tungsteno.