Il recente attentato che è costato la vita al CEO di United Healthcare assicurazione sanitaria privata americana nonché ottava azienda al mondo per fatturato, ha fatto tornare sotto i riflettori il sistema sanitario statunitense, un sistema sanitario caratterizzato da una serie di contraddizioni e da un regime particolarmente complesso. Infatti pur essendo una nazione leader nel settore della ricerca e dell’innovazione medica, una gran parte della popolazione piuttosto rilevante non ha accesso alle cure a causa dei costi elevati soprattutto dei medicinali. Questo avviene perchè a differenza di quanto avviene in molti stati, negli USA gli accordi tra il governo e le case farmaceutiche per calmierare i prezzi dei medicinali sono vietati per legge. Inoltre le cause farmaceutiche, approfittando di quello che a tutti gli effetti è un vero e proprio monopolio, spesso sono costrette a rivedere al rialzo i prezzi a causa dei brevetti e dei rinnovi. Ed è proprio in questo frangente che intervengono le assicurazioni private, una forma di previdenza, però, che non tutti possono permettersi.
Prima di tutto è bene evidenziare che il sistema sanitario a stelle e strisce è un sistema misto, pubblico/privato che vede, nel primo caso, cioè per il pubblico, due grandi pilastri, Medicare e Medicaid. Medicare è il programma nazionale di assistenza dedicata alla popolazione con oltre 65 anni di età, i disabili e le persone con malattie renali in fase finale, a prescindere dal reddito. Medicaid, invece, è un programma che è gestito dai singoli stati con un contributo federale pari al 60% delle spese. Quest’ultimo è indirizzato a specifiche fasce della popolazione considerate deboli. Da sottolineare anche un altro elemento: s differenza di quanto si crede, il servizio di pronto soccorso negli ospedali è gratuito nei casi di emergenza come stabilito dall’Emergency Medical Treatment and Labor Act (EMTALA).
La crescita delle spese mediche per riuscire a supportare queste fasce deboli (anche in virtù dell’aumento della popolazione indigente e di quella priva di assicurazione che dai 38 milioni nel 2000 sono passate a 46 milioni nel 2007), ha portato spesso i vertici delle varie amministrazioni ad interrogarsi sui sistemi per calmierare i costi. Parallelamente, però, la strategia di tagli si è dovuta accordare ad un’aspettativa di vita che, paradossalmente, negli Stati Uniti è inferiore rispetto alla media dei paesi industrializzati. Il confronto fra Washington e Roma, ad esempio, vede dagli anni 60 ad oggi un aumento per l’Italia che supera i 10 anni mentre per gli USA va da 70,2 anni del 1960-62 ai 77,7 del 2003-05. Forti anche le disparità interne ai vari gruppi sociali e alle fasce di popolazione in base al reddito. Anche il numero di malati cronici negli Stati Uniti è superiore a quello degli altri Paesi Ocse considerando come malattia cronica anche l’obesità e il fumo.
Da qui la necessità di voler rivedere il sistema sanitario nazionale anche in virtù della presenza, tra le abitudini di vita, di elementi come la scarsa educazione alla salute ed alla consapevolezza alimentare, un alto consumo di tabacco e alcol, una dieta spesso inadeguata e l’inquinamento.
Celebri, a suo tempo, le due proposte avanzate in occasione delle elezioni presidenziali che videro contrapposti Barack Obama ed il suo avversario John McCain. Il repubblicano suggeriva di puntare sulla competizione di mercato per ridurre i costi delle assicurazioni sanitarie, mentre Obama chiedeva una copertura sanitaria universale. Un progetto, quello del due volte presidente democratico, nato dal fatto che gli USA sono uno dei tre Paesi dell’Ocse, insieme a Messico e Turchia, a non avere una copertura sanitaria universale.
Il 23 marzo 2010 il presidente Barack Obama firmava la legge della riforma sanitaria, la cosiddetta Obamacare che avrebbe permesso ad oltre 30 milioni di americani di avere una copertura sanitaria. Il testo prevedeva anche incentivi fiscali per la stipula di un’assicurazione sanitaria, sanzioni per chi non ne avesse fatta una e obbligo per i datori di lavoro di imprese con più di 50 dipendenti di contribuire alle spese per l’acquisto di tali polizze. Nel 2017, però, l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca si è tentato più volte di abrogare, anche parzialmente, l’Obamacare ottenendo, alla fine, l’abrogazione di obbligo di stipula e di sanzioni. Uno spettro che, però, si potrebbe ripresentare nuovamente a gennaio con il secondo mandato del tycoon.