Per Notre Dame a Parigi non si è trattata di una normale ristrutturazione dopo il devastante incendio de 15 aprile 2019 ma siamo di fronte ad una revisione completa del celebre monumento, compresa la ridefinizione urbanistica del piazzale antistante la cattedrale.
E’ giusto definirlo un “progetto erculeo” vista la mole di materiale, mano d’opera e finanziamenti utilizzati.

Foto: Ansa
I materiali e costi
In tutta la Francia sono state raccolte 2.000 querce dalle foreste, tagliate in travi con asce e inchiodate a mano in grandi capriate usando strumenti medievali.
Oltre mille metri cubi di calcare trasportati in cantiere, cesellati in archi e gargoyle; 4.000 metri quadrati di piombo, arrotolati, piegati e modellati in coperture ornamentali.
Il costo complessivo è di 700 milioni di euro a fronte di 846 milioni raccolti da donatori privati, quasi tutti due giorni dopo l’incendio tra i miliardari francesi di beni di lusso che hanno fatto a gara per superarsi a vicenda nell’entità delle loro donazioni.
Il progetto ha mobilitato un esercito di 2.000 mastri muratori, falegnami, costruttori di tetti, vetrai, restauratori di organi e restauratori di dipinti, molti dei quali hanno utilizzato tecniche secolari.
La ricostruzione della torre
Uno dei momenti più drammatici dell’incendio del 2019 fu il crollo della torre che molti pensavano fosse medievale, ma in realtà l’originale fu rimosso nel 1790 perché considerato pericoloso.
I carpentieri hanno utilizzato un mix di strumenti tradizionali e computerizzati per progettare e costruire l’enorme base in legno, utilizzando la gru più grande d’Europa per issare prima l’impalcatura e poi la struttura.
Come il resto del tetto, anche la torre è rivestita in piombo. In alto è stato installato un nuovo gallo d’oro in sostituzione dell’originale caduto nel fuoco.
Il calcare luminoso
Come si è potuto ammirare dalle immagini dell’anteprima del restauro, la caratteristica più sorprendente della cattedrale rinnovata è la luminosità delle pietre. Questo perché tutti i blocchi di calcare sono stati ripuliti o, in alcune parti, sostituiti da una pietra ottenuta da cave nel nord della Francia.
Gli esperti sono stati in grado di rilevare piccole caratteristiche nella pietra originale – come alcuni fossili – che li hanno aiutati a determinare la loro origine geografica.
La stragrande maggioranza delle murature erano intatte, ma ricoperte oltre che da antichi strati di polvere e terriccio del passato, anche dalla fuliggine e polvere di piombo dell’incendio. Per pulirlo sono stati utilizzati aspirapolvere ad alta potenza e poi uno spray che ha scrostato la muratura per rimuovere lo sporco.
Complessivamente sono stati ripuliti circa 40.000 mq di pietra.
Il soffitto in legno
Nell’incendio è bruciato il tetto lungo 30 metri di legno di 800 anni, sostituiti il più fedelmente possibile con la quercia proveniente dalle foreste francesi.
Grazie ad uno studio approfondito della tesi universitaria di un architetto di nome Remi Fromont, si è potuto ricostruire il modello per i falegnami: il legno utilizzato doveva essere diritto, privo di nodi e lungo 40 piedi, in gran parte segato a mano e poi tagliato con l’ausilio di asce, proprio come avvenivano le travi nel XIII secolo.
I celebri gargoyle digitalizzati
Molte delle sculture all’aperto, compresi i famosi gargoyle e chimere già in pessime condizioni a causa dell’inquinamento, sono stati danneggiate dai tubi ad alta pressione utilizzati dai vigili del fuoco per combattere l’incendio.
Davanti alla cattedrale è stato allestito un laboratorio per riparare e, quando necessario, sostituire queste statue. Cinque dei gargoyle (opere di Viollet-le-Duc) sono stati scansionati al computer e poi rifusi in pietra calcarea.
All’interno della cattedrale, le sculture più famose – come La Vergine del Pilar e Il voto di Luigi XIII – rimasero illese, ma sono stati comunque tutti puliti e hanno ricevuto piccole riparazioni.
Il ritorno del colore
Oltre alla ritrovata luminosità degli interni, una delle modifiche più notevoli apportate alla cattedrale è il ritorno del colore al coro e alle numerose cappelle laterali.
Rimossi decenni (se non secoli) di sporcizia e inquinamento, sono riemersi il rosso, il blu e l’oro tornati, anche in questo caso, allo splendore molto più vicino all’originale. Lo stesso vale per le vetrate, intatte ma sporche. Sono stati smontate, rimosse, pulite e ricomposte in sede.
Ripulite 8mila canne del grande organo
Il grande organo, risalente al XVIII secolo, non è stato intaccato né dal caldo né dall’acqua durante la notte dell’incendio, ma è stato “vittima” dell’accumulo di polvere gialla – monossido di piombo – nei tubi.
L’intera struttura – alta 12 metri, sei tastiere, 7.952 canne, 19 casse a fiato – è stata smontata e portata in officine fuori Parigi. Sostituiti i rivestimenti in pelle di pecora, aggiunti nuovi controlli elettronici, lo strumento è stato reinstallato e riadattato: un compito che richiede diversi mesi poiché ogni tubo viene scrupolosamente modificato.

Foto: Ansa
Nel 2023 sono state rimosse anche le otto campane della torre nord: un’operazione imponente date le sue dimensioni. Sono stati puliti e trattati e poi restituiti qualche settimana fa. La più grande delle campane si chiama Emmanuel.
Le rivelazioni durante il restauro
Oltre alle molte serie di ossa trovate durante le operazioni di restauro, un’altra grande scoperta sono stati i resti accuratamente sepolti del crivello medievale, che originariamente separava la parte sacra della chiesa dalla congregazione.
Si tratta di un divisorio in pietra di 11 metri, costruito nel XIII secolo, smantellato nel XVIII secolo dopo un cambiamento nelle regole della chiesa.
Ma il clero sperava sicuramente che i resti venissero ritrovati perché le parti sembrano essere state collocate con molta attenzione nel sottosuolo. Si spera che possano essere raccolti e messi in mostra.
La nuova vita di Notre Dame. I leader del mondo presenti: giornata di grande diplomazia
All’interno della struttura allestita sul sagrato di Notre-Dame, il presidente francese Emmanuel Macron, con al fianco la premiere dame Brigitte, ha accolto gli oltre 40 capi di stato e di governo che arrivano per la cerimonia di riapertura della cattedrale dopo la ricostruzione.

Foto: Ansa
Tra i primi ad arrivare, gli ex presidenti François Hollande e la moglie Julie Gayet, Nicolas Sarkozy e Carla Bruni.
Per l’Italia presenti il presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella giunto a Notre Dame accompagnato dalla figlia Laura, a inizio maggio 2019, Mattarella fu il primo leader straniero a visitare la cattedrale ancora coperta dalle macerie dell’incendio.
Meloni è stata accolta dal presidente Emmanuel Macron e dalla moglie, con la quale ha scambiato un abbraccio prima della foto di rito.

Foto: Ansa
La standing ovation è stata riservata per Volodymyr Zelensky a Notre-Dame de Paris. Al suo ingresso nella cattedrale, le centinaia di autorità e persone presenti all’interno si sono alzate in piedi per applaudire il presidente ucraino il cui Paese è stato attaccato dalla Russia di Vladimir Putin.

Foto: Ansa
A Notre-Dame anche il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Particolare anche la presenza del magnate Elon Musk
Dopo la cerimonia di riapertura Capi di Stato, di Governo e delle organizzazioni internazionali hanno partecipato ad una cena offerta dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron.
La Cattedrale Notre Dame è ufficialmente riaperta
Le porte di Notre Dame sono state ufficialmente riaperte dall’arcivescovo di Parigi monsignor Laurent Ulrich che è entrato nell’edificio ed è tornato indietro per accogliere il presidente Emmanuel Macron, la moglie Brigitte e la sindaca Anne Hidalgo.
Il rito di riapertura ha visto l’arcivescovo bussare solennemente alle porte battendo con la croce tre volte e attendere la risposta del tempio gotico, cantato dai cori all’interno, prima di varcare la soglia.

Foto: Ansa
Nello specifico, i cantori di Notre Dame hanno pronunciato il Salmo 121 della Bibbia: “Alzo gli occhi verso i monti; da dove verrà il mio aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, creatore del cielo e della terra” – ciascuna delle tre volte l’arcivescovo ha chiesto a Notre Dame di aprire le sue porte.
Un grande applauso per il presidente francese, Emmanuel Macron al suo ingresso nella ‘rinnovata‘ Notre Dame de Paris. I partecipanti si sono alzanti in piedi. Il leader francese ha stretto le mani a chi era seduto in prima fila e si è seduto vicino al presidente del Togo, Faure Gnassingbe.
Per la prima volta dopo cinque anni le campane della cattedrale di Notre Dame hanno iniziato a suonare. Il suono marca l’inizio della cerimonia di riapertura del luogo di culto dopo il devastante incendio del 15 aprile del 2019.
La più grande delle campane di Notre-Dame de Paris risuona nel cielo di Parigi per segnalare l’avvio delle celebrazioni è stata fusa nel 1683 e venne battezzata ‘Emmanuel‘ da Luigi XIV.
“Eccoci. Il mondo ci guarda. Andiamo a riaprire Notre-Dame!“. È il messaggio che affida a X il presidente francese Emmanuel Macron.
La cattedrale di Notre Dame di Parigi riapre dunque i battenti, a cinque anni dal tragico incendio che il 15 aprile del 2019 la devastò.
Dopo le immagini scioccanti del rogo, trasmesse in tutto il mondo, il presidente Emmanuel Macron promise ai francesi una Notre Dame “ancora più bella entro cinque anni” e la promessa è stata mantenuta a suon di numeri da capogiro.
La storia di Notre Dame e il disastroso incendio del 2019
La cattedrale di Notre Dame, principale luogo di culto cattolico della capitale francese, fu realizzata tra il Dodicesimo e il Quattordicesimo secolo, a Parigi sull’Ile de la Cité, la parte orientale della città.
Si contraddistingue per la sua particolare architettura gotica ed è nei fatti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1991, ma la struttura nel suo complesso si compone di diversi tratti distintivi, come la presenza delle torri laterali di facciata che ospitano le campane, alte 69 metri, l’altissima guglia posta nella crociera della cattedrale e i coloratissimi rosoni in vetro.
Nonostante la sua longeva età, non è mai stata interessata da incendi, fino al 2019.
Probabilmente a causa di un cortocircuito interno, il 15 aprile 2019 un incendio divampò e distrusse la copertura in legno della cattedrale. Sebbene le cause non sono state mai definite con chiarezza, sulla struttura erano già in corso operazioni di ristrutturazione, sia interna che esterna.

Foto: Ansa
La ragione più accreditata dell’incidente pare sia quella di un danneggiamento del circuito elettrico che gestiva il movimento delle campane, a causa delle impalcature.
L’incendio fu così importante che condusse al crollo dello storico simbolo della cattedrale, ovvero la sua guglia, e causò un importante danneggiamento dei vetri formanti gli altrettanto iconici rosoni. I crolli interessarono circa i 2/3 del tetto e l’incendio fu domato solo dopo quasi 9 ore circa dall’innesco.
Costi del restauro: tutti i numeri di Notre Dame
Il costo della ristrutturazione ammonta a 700 milioni di euro e, da donatori privati, erano stati raccolti 846 milioni. La legge che disciplina l’opera, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale nel 2019, prevede comunque che tutte le donazioni siano destinate al progetto, quindi i 146 milioni di euro in più serviranno per ristrutturare l’esterno dell’edificio.
La anche il numero dei partecipanti alla “rinascita” della cattedrale è impressionate: 340.000 donatori. Tra questi, ci sono ricchissime famiglie francesi, come gli Arnault e il gruppo LVMH, o i Bettencourt-Meyers e L’Ore’al, che hanno versato 200 milioni ciascuna.
La famiglia Pinault e il gruppo Total hanno pagato 100 milioni di euro. Nell’elenco dei grandi donatori non mancano i Bouygues o JC Decaux, Socie’te’ Ge’ne’rale, BPCE, Axa e Sanofi.
Secondo la Fondazione Notre-Dame, una delle quattro organizzazioni autorizzate a ricevere donazioni, i privati hanno contribuito in media con 236 euro per un totale di 350 milioni di euro ed anche grazie a loro la Cattedrale gotica è pronta a riaprire anche al pubblico che potrà partecipare alla prima messa, domenica 8 dicembre.
Uno “spirito di fraternità unico” per un “progetto senza precedenti” ha detto Macron ricordando anche il generale Jean-Louis Georgelin, nominato capo dei restauri nel 2019 e morto nel 2023, prima della riapertura.
Al cantiere, durato un totale di 2.063 giorni di lavoro (5 anni, sette mesi e 22 giorni), hanno partecipato 2.000 artigiani. “Eravate gli alchimisti del sito e avete trasformato il carbone in arte”, ha dichiarato Macron davanti ai 1.300 contributori presenti sul posto durante l’ultima visita prima della riapertura.
Hanno lavorato artigiani del legno, del metallo e della pietra, ponteggi e conciatetti, campanisti, doratori, scultori e persino architetti. Durante i lavori è stato necessario montare e smontare diverse impalcature man mano che il cantiere avanzava, costruendo più di 1.200 tonnellate di impalcature interne.
Il piano di restauro della cattedrale è partito ufficialmente il 9 dicembre 2021, data della prima approvazione avuta dall’ente francese di competenza. I lavori hanno beneficiato anche di importanti finanziamenti di cittadini privati e lo stato di avanzamento ha indicato sempre progressi costanti verso il restauro completo della cattedrale.
La protezione al fuoco
La ricostruzione ha ovviamente previsto la presenza di un più efficiente sistema di protezione incendio, che si distingue ora in una componente attiva ed una passiva.
La parte attiva riguarda il sistema di tubature che distribuisce acqua tramite una diffusa rete di ugelli di copertura: questa si attiva automaticamente se l’analisi dell’aria interna alla cattedrale, costantemente monitorata, rileva una anomalia.
In aggiunta, la struttura è monitorata internamente nelle parti più suscettibili, come la nuova guglia, tramite un sistema di termocamere. La parte passiva, invece, è rappresentata da un inspessimento dello spessore degli elementi di copertura (circa 15 mm più del necessario per resistenza) e dalla realizzazione di una compartimentazione dei volumi, realizzata tramite le stesse travature reticolari che supportano il peso del tetto.
Questa compartimentazione permette di isolare l’eventuale incendio e aumentare sensibilmente il tempo di esposizione della struttura alle alte temperature.
La ricostruzione del tetto e della guglia
Di pari importanza, le operazioni di ricostruzione hanno riguardato la realizzazione di una guglia identica alla storica esistente, distrutta dagli avvenimenti del 2019.
La stessa, insieme a tutta la copertura lignea, è stata riprogettata basandosi sui disegni originali e utilizzando legno ricavato da circa 2000 alberi. Il processo di realizzazione e montaggio della guglia, nello specifico, si è concluso da circa un anno ed è stato eseguito mediante un meticoloso lavoro di assemblaggio in sito, sostanzialmente suddiviso in quattro parti.
Nella parte finale, 11 anelli concentrici in legno di diametro decrescente formano l’ossatura portate del sistema. La guglia ritorna quindi ai suoi originari 96 metri di altezza. Sicuramente però, il sistema di impalcature, alto fino a 100 metri e pesante circa 600 tonnellate, ha rappresentato una delle maggiori sfide nella sua ricostruzione.
Tutto il sistema di copertura ha una successiva finitura in piombo, mentre il punto più alto della guglia pare contenere delle reliquie di copertura salvate dall’incendio e il conseguente crollo del 2019.
Chi ha finanziato i lavori
Tra i liberi donatori privati si contano più di 250 aziende e centinaia di esperti, tra cui archeologi, storici dell’arte, restauratori e artigiani, hanno contribuito a questo imponente progetto.
Alcuni nomi, almeno quelli citati dal quotidiano Le Figaro, sono i più altisonanti come: Bernard Arnauld con la sua multinazionale Lvmh (proprietaria di marchi come Dior, Loro Piana, Vuitton, ecc.) che ha donato 200 milioni, così come Françoise Bettencourt Meyers, di L’Oréal. François Pinault, fondatore di Kering Sa e oggi proprietaria Gucci, ha donato 100 milioni di euro.
Anche la Disney ha donato 5 milioni per la ricostruzione di Notre Dame. Insieme alla lunga lista di donatori privati ci sono poi alcune fondazioni, come Fondation du patrimoine o Fondation de France, nonché la pubblica Centre des monuments nationaux.
Le assicurazioni
Facciamo un passo indietro. L’incidente che ha causato l’incendio di Notre-Dame è stato originato da un cortocircuito durante i lavori di restauro condotti da alcune imprese appaltatrici.
Al momento dell’incendio, la cattedrale non era assicurata in quanto, come spiegato dal Ministero francese, lo “status di monumento storico” la rendeva autoassicurata. Tuttavia, sebbene lo Stato francese fosse sia il proprietario che l’assicuratore, alcune compagnie assicurative sono state chiamate a contribuire (sebbene le polizze non abbiano potuto coprire l’intero ammontare delle perdite).
Come spiegato dall’agenzia americana Reuters, due delle principali imprese coinvolte nei lavori di restauro, Europe Echafaudage e Le Bras Frères, erano coperte da polizze di responsabilità civile fornite dalla compagnia assicurativa Axa.
In particolare, Axa Art si è occupata dell’assicurazione di oggetti e reliquie religiose all’interno della cattedrale, offrendo così un supporto, certo parziale, nella gestione dei danni causati dall’incendio.
La nuova vita di Notre Dame, cosa significa per la Francia
La cerimonia inaugurale apre ad una settimana di celebrazioni, denominata Ottava di riapertura, che si terrà dall’8 al 15 dicembre. Durante questo periodo, i visitatori potranno ammirare la bellezza ritrovata della cattedrale di Notre-Dame, con orari straordinari che consentiranno l’ingresso fino alle 22.
A partire dal 16 dicembre, si tornerà agli orari di visita abituali: dalle 7.45 alle 19. È importante sottolineare che l’ingresso sarà gratuito, nonostante la ministra della Cultura Rachida Dati avesse proposto l’introduzione di un biglietto simbolico di cinque euro per contribuire ai costi di mantenimento degli edifici religiosi in Francia.
La proposta è stata scartata dalla segreteria della cattedrale, che desidera “tornare ad accogliere il mondo” dopo quasi cinque anni di chiusura.
Nel frattempo, il calendario degli eventi culturali è già definito: per tutto il 2025, la cattedrale ospiterà concerti ogni martedì sera e altre performance artistiche.
Nuovo sistema di prenotazioni online
L’ingresso a Notre Dame, da sempre gratuito, sarà organizzato con un sistema di prenotazione online. Attraverso una piattaforma dedicata sul sito ufficiale della cattedrale, i visitatori potranno prenotare una fascia oraria con qualche giorno di anticipo.
Rimarrà comunque possibile accedere senza prenotazione, ma con tempi di attesa stimati tra due e tre ore.
In meno di due ore sono andati esauriti i posti disponibili per partecipare alle prime Messe dopo la riapertura di Notre-Dame de Paris.
Il sistema di prenotazione online, attivato alle 11 del 3 dicembre, è stato immediatamente preso d’assalto. Molti utenti si sono trovati in una coda virtuale di oltre un’ora, solo per scoprire che la maggior parte delle date era già al completo al momento del loro accesso.