Il lavoro ibrido sta diventando un elemento fondamentale per le aziende che puntano ad attrarre e trattenere i migliori talenti. Secondo uno studio di International Workplace Group (IWG), le imprese che non offrono opzioni di smart working stanno affrontando una perdita di talenti senza precedenti, evidenziando quanto la flessibilità sia ormai una priorità irrinunciabile per i lavoratori.
La ricerca ha rilevato un aumento significativo di candidature da parte di dipendenti di aziende che richiedono la presenza in ufficio cinque giorni a settimana.
Il 75% dei recruiter ha dichiarato di aver avuto candidati che hanno rifiutato opportunità di lavoro che non offrivano un lavoro flessibile.
Il 72% ha affermato che le aziende che non offrono il lavoro ibrido stanno diventando meno competitive sul mercato del lavoro.
«Oggi, la flessibilità non è più un semplice vantaggio per i dipendenti – afferma Mark Dixon, ceo e fondatore di International Workplace Group – Molti non prenderanno in considerazione nuovi ruoli che richiedono lunghi spostamenti quotidiani, vogliono avere accesso a spazi di lavoro più vicini a dove vivono, in un ambiente che permetta loro di rimanere motivati e produttivi».
Cosa spinge i lavoratori all’esodo
I principali motivi che spingono i lavoratori a evitare gli uffici centrali affollati e lontani sono i costi elevati del pendolarismo (44%), il tempo perso negli spostamenti (40%) e la mancanza di equilibrio tra vita privata e lavoro (33%).
Inoltre, un lavoratore su cinque (21%) che lavora in ufficio cinque giorni a settimana soffre di burnout quotidiano, con i lunghi spostamenti che incidono significativamente su questo problema.
Gli spazi di lavoro flessibili situati più vicino alle abitazioni, stanno diventando un’opzione sempre più attraente. Il 77% dei lavoratori considera essenziale un luogo di lavoro vicino a casa per valutare un nuovo impiego, mentre sono quattro volte più propensi a scegliere un ufficio di prossimità rispetto a uno in centro città.
Lo studio rivela che solo il 25% dei dipendenti ritiene necessaria la presenza in ufficio tutti i giorni per essere produttivi. Al contrario, il 55% si sentirebbe più motivato e valorizzato potendo lavorare da luoghi diversi. Tuttavia, molti dipendenti manifestano frustrazione per la percezione di una mancanza di fiducia da parte dei loro datori di lavoro.
Un’altra ricerca condotta dal professor Nicholas Bloom, accademico di Stanford, ha rilevato che le aziende che impongono la presenza in ufficio per cinque giorni potrebbero subire un aumento del 35% del tasso di abbandono dei dipendenti e prevede che alcune organizzazioni che applicano politiche rigide, potrebbero revocare questi obblighi entro la metà del 2025 a causa dell’aumento del tasso di abbandono.
Potenziare l’hybrid working per trattenere i talenti
Mentre l’idea dell’hybrid working ha guadagnato un ampio consenso, la sua concreta implementazione all’interno delle aziende presenta spesso criticità e ostacoli. In molti casi, l’adozione del modello ibrido viene accompagnata dalla riduzione degli spazi di lavoro, eliminando quelli ritenuti superflui.
Questo può portare a situazioni di confusione e disorganizzazione, in cui i dipendenti si trovano addirittura a competere tra loro per trovare una scrivania disponibile quando ne hanno bisogno. Ciononostante, se gestito in modo efficace, l’hybrid working può rappresentare una valida soluzione per rispondere alle esigenze di flessibilità sia dei dipendenti che dei datori di lavoro.
Combinando il lavoro da remoto con la presenza fisica in ufficio, questo modello offre numerosi vantaggi, tra cui la riduzione del turnover aziendale.
Gli esperti e sociologi del lavoro ritengono che il lavoro ibrido possa contribuire a trattenere i talenti in azienda e vi forniremo consigli pratici su come implementarlo con successo, creando un ambiente di lavoro produttivo e soddisfacente per tutti.
L’employee retention cos’è e la sua importanza
Quando si parla di employee retention si fa riferimento alla capacità di un’azienda di trattenere i propri dipendenti nel lungo termine. Un alto tasso di retention significa che l’azienda riesce a mantenere i propri migliori talenti, riducendo i costi legati alla ricerca e alla formazione di nuovi dipendenti, garantendo continuità e stabilità.
In aggiunta, un’azienda con una buona retention è vista come un datore di lavoro desiderabile, migliorando la sua reputazione nel mercato del lavoro.
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Per trattenere i migliori collaboratori e favorire la crescita aziendale, è fondamentale adottare strategie di retention mirate e accuratamente pianificate. In quest’ottica, ci concentriamo su alcuni aspetti chiave:
- Creare opportunità di crescita
Investire nella formazione dei dipendenti permette loro di accrescere le proprie competenze, assumere nuove sfide e sentirsi valorizzati all’interno dell’azienda.
Le opportunità di carriera sono anch’esse fattori determinanti per la talent retention. I dipendenti devono percepire che ci sono possibilità di crescita professionale e che il loro impegno e le loro competenze vengono riconosciuti e valorizzati.
Un percorso di carriera ben definito e il supporto per lo sviluppo delle competenze possono aumentare significativamente l’employee retention rate.
- Promuovere un ambiente di lavoro positivo
Un clima lavorativo sereno, collaborativo e inclusivo rappresenta un fattore determinante per il benessere e la motivazione dei talenti. Favorire la comunicazione aperta, il riconoscimento dei meriti e il work-life balance sono elementi essenziali per creare un ambiente positivo.
- Offrire un welfare aziendale
Un pacchetto di benefit attrattivi e personalizzati, che includa piani sanitari, previdenziali e servizi di conciliazione famiglia-lavoro, rappresenta un valore aggiunto per i dipendenti e contribuisce senza dubbio a fidelizzarli.
- Gestire gli spazi in modo funzionale e accogliente
Un ufficio ben organizzato, con spazi adeguati alle diverse esigenze lavorative e aree dedicate al relax, favorisce la produttività, il benessere e la collaborazione tra colleghi.
Risorse umane svolge un ruolo centrale nel delineare e implementare le strategie di employee retention che abbiamo analizzato. Attraverso una comunicazione aperta e un ascolto attivo, i professionisti HR possono comprendere le esigenze dei dipendenti, individuare i potenziali fattori di rischio e proporre soluzioni efficaci per trattenere i talenti e creare un ambiente di lavoro positivo e stimolante, supportando così la crescita aziendale.
I risultati degli ultimi studi
I periodi di lavoro da remoto mantengono una percezione estremamente positiva tra i lavoratori. Il sondaggio “State Of Remote Work 2023” di Buffer rivela che il 98% degli intervistati desidera continuare a lavorare da remoto, almeno per parte del tempo, per il resto della loro carriera.
È interessante notare che, nonostante la distanza fisica, il 75% dei lavoratori continua a sentirsi connesso ai propri colleghi, anche quando lavorano in fusi orari diversi.
Uno studio condotto da Gallup, anche questo lo scorso anno, ha dimostrato che i dipendenti con modalità di lavoro ibrida riportano costantemente i seguenti vantaggi:
- un miglior equilibrio tra vita lavorativa e privata;
- un uso più efficiente del tempo;
- meno burnout;
- una maggiore autonomia
Segnalano inoltre un senso di coinvolgimento più alto, un benessere complessivo migliore e una minore intenzione di turnover rispetto ai lavoratori che operano unicamente in presenza.
Questi benefici non sono percepiti solo dai dipendenti. Anche i datori di lavoro confermano questi vantaggi, affermando che la loro organizzazione trae beneficio da:
- un minore turnover;
- una migliore proposta di valore per i dipendenti;
- un bacino di talenti più ampio.
Gestire l’hybrid working
Il lavoro ibrido rappresenta una rivoluzione nel mondo del lavoro, capace di attrarre e trattenere talenti riducendo significativamente il turnover aziendale. Adottare una soluzione di gestione degli spazi come Place4You permette di massimizzare i benefici di questo approccio, incentivando la produttività e massimizzando la soddisfazione dei dipendenti.
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Il 56% delle aziende italiane sceglie il lavoro ibrido
A quattro anni dall’emergenza Covid-19, molte aziende italiane hanno adottato il lavoro ibrido come nuova modalità operativa.
Secondo una ricerca di Great Place to Work Italia, che ha intervistato quasi 21mila dipendenti di 33 ambienti di lavoro eccellenti, il 56% di queste organizzazioni ha scelto il lavoro ibrido per incrementare la soddisfazione e la produttività dei collaboratori.
Il lavoro ibrido permette di mantenere un equilibrio tra presenza in ufficio e lavoro da remoto, trasformando il modo di lavorare in Italia. Le aziende italiane di successo stanno adottando il lavoro ibrido, con una prevalenza del 56% rispetto alla media nazionale.
In un contesto in cui il lavoro in presenza è ancora dominante in Italia (74%), le organizzazioni d’eccellenza stanno sfruttando il lavoro ibrido per promuovere flessibilità e benessere lavorativo, dimostrando un approccio più moderno e adatto alle nuove esigenze dei dipendenti.
I vantaggi del lavoro ibrido secondo il Report Smartworking 2024
Il Report Smartworking 2024 di Great Place to Work Italia mette in luce come il lavoro ibrido contribuisca a migliorare l’esperienza lavorativa.
In particolare, i dipendenti che lavorano 2 o 3 giorni a settimana da remoto riportano una maggiore soddisfazione, mentre chi lavora 4 giorni in smart working tende a percepire minori benefici, evidenziando che il lavoro ibrido è la scelta più vantaggiosa per molte organizzazioni.
Lavoro ibrido e tecnologia: strumenti essenziali per il successo
Affinché questa formula possa esprimere appieno il suo potenziale, è essenziale che le aziende forniscano tecnologie adeguate e supportino una cultura aziendale solida.
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Chi lavora quattro giorni in remoto percepisce spesso una maggiore difficoltà nel ricevere supporto tecnico e manageriale, dimostrando che il successo del modello ibrido dipende da una tecnologia efficace e da una comunicazione aziendale strutturata.
Equilibrio vita-lavoro: un valore aggiunto
Il lavoro ibrido consente ai dipendenti di bilanciare meglio lavoro e vita privata, riducendo i costi di trasporto e aumentando l’autonomia.
Tuttavia, secondo l’indagine, chi lavora 4 giorni a settimana da remoto sperimenta un calo nella percezione dell’equilibrio vita-lavoro rispetto a chi lavora da remoto per 3 o 5 giorni. Il lavoro ibrido si conferma quindi un modello vantaggioso per rispondere ai bisogni dei lavoratori.
Una sfida per i manager
Gestire team in un contesto di lavoro ibrido richiede ai manager di adottare uno stile di leadership flessibile. L’indagine mostra che i lavoratori che operano 4 giorni in remoto percepiscono difficoltà nella comunicazione con i leader, segnalando la necessità di migliorare le competenze manageriali per una gestione efficace del lavoro ibrido.
Come la flessibilità promuove la creatività
Lavorare dividendosi tra casa e ufficio, secondo il Report Smartworking 2024, stimola l’innovazione tra i dipendenti, che percepiscono maggiori opportunità creative rispetto al full remote o al lavoro completamente in presenza.
Tuttavia, il modello “quasi full remote” di 4 giorni a settimana appare meno vantaggioso, dimostrando che un equilibrio tra lavoro in ufficio e da remoto promuove al meglio la creatività.
Equità salariale e vantaggi economici del lavoro ibrido
Il lavoro ibrido contribuisce a migliorare la percezione dell’equità salariale tra i dipendenti, grazie alla riduzione dei costi di trasporto e a un miglior equilibrio vita-lavoro.
I dati mostrano che i dipendenti che beneficiano del lavoro ibrido sentono una maggiore equità economica e un miglior benessere complessivo, riflettendo l’impatto positivo della flessibilità lavorativa sulla soddisfazione personale e professionale.
Usa, la spinta per riportare tutti in ufficio rallenta
Meno lavoratori vengono richiamati in ufficio, in quella che gli esperti definiscono una “stabilizzazione” della battaglia sul lavoro remoto.
Quest’anno la stagione del ritorno a scuola non sarà accompagnata da un’ondata di ordini di ritorno in ufficio. Negli ultimi quattro anni il Labor Day (la festa del lavoro statunitense, che si celebra il primo lunedì di settembre) non ha rappresentato solo la fine dell’estate, ma anche l’inizio degli sforzi per far tornare i dipendenti negli uffici fisici.
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Con ancora anni di locazione degli edifici previsti dai contratti e i crescenti timori degli amministratori delegati sulla produttività del lavoro da remoto, i datori di lavoro hanno spesso fatto coincidere gli ordini di ritorno in ufficio con il Labor Day, quando la maggior parte dei bambini è tornata a scuola e i viaggi estivi finiscono. Quest’anno, tuttavia, la spinta è molto più contenuta.
Anche se ai dipendenti di aziende come Kohls e Walmart è stato chiesto di tornare in ufficio quest’autunno, gli esperti che si occupano di lavoro ibrido dicono che, a livello aneddotico, osservano meno discussioni sull’argomento questo settembre.
Anche negli anni scorsi le politiche sul ritorno in ufficio non hanno prodotto grandi cambiamenti nei comportamenti: il tasso di occupazione degli edifici si è stabilizzato intorno al 50% dall’inizio del 2023, secondo dati di Kastle Systems, e i picchi di gennaio e settembre, quando in genere avvengono le spinte al ritorno in ufficio, sono stati seguiti in genere da un riassestamento sui valori pre-picco nelle settimane seguenti.
Molti dirigenti dicono di aspettarsi che il loro posto di lavoro diventi più flessibile nel prossimo anno, anziché il contrario. Un sondaggio condotto ad agosto da Zoom ha riscontrato che l’82% dei dirigenti prevede di rendere il suo lavoro più flessibile nei prossimi due anni.
Rob Sadow, cofondatore e amministratore delegato di Scoop, una società di software per la gestione del lavoro ibrido che pubblica il Flex Index (un rapporto e database che tiene traccia delle politiche delle aziende), dice che gran parte dei datori di lavoro è andata oltre i modelli pienamente da remoto o pienamente in presenza, e ora si concentra sulla ricerca del giusto numero di giorni in ufficio o del giusto approccio alla flessibilità per la sua forza lavoro.
Le aziende pensano sempre più a ciò che conta come giorno in ufficio (per esempio, se gli incontri con i clienti fuori sede debbano essere conteggiati) e si chiedono se queste decisioni debbano essere prese a livello di azienda, di reparto o di team.
Come cambia il mondo del lavoro
La spinta più debole post-Labor Day di quest’anno non sorprenderà chi ha seguito il processo a lungo termine di stabilizzazione del numero di giorni in cui le persone lavorano in ufficio. I dati dell’economista della Stanford University Nick Bloom mostrano che, prima della pandemia, meno del 10% dei giorni di lavoro interamente pagati era svolto a casa. Il dato è salito fino a un picco del 60% durante la pandemia, ma si è poi assestato intorno al 30% o poco sotto dalla metà del 2022.
Nel frattempo una buona parte delle oltre seimila aziende nel database di Flex Index – circa il 38%, secondo il rapporto del terzo trimestre – ha ora politiche ibride strutturate, in cui i dipendenti devono lavorare in presenza uno specifico numero di giorni.
Una netta differenza rispetto all’inizio del 2023, quando il 49% delle aziende chiedeva ai dipendenti di essere sempre presenti e solo il 20% aveva una politica ibrida strutturata.
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Una tendenza simile si riscontra anche negli annunci di lavoro. Mentre coloro che cercano un impiego si preparano alla tradizionale impennata di assunzioni di settembre, la quota di annunci per lavori da remoto o ibridi sta salendo, secondo un rapporto di metà anno pubblicato ad agosto dalla società Robert Half.
La quota di annunci per lavori sempre in presenza è scesa al 67% nel secondo trimestre del 2024, contro il 75% dello stesso periodo dell’anno scorso, mentre le quote di lavori ibridi o totalmente da remoto sono salite, rispettivamente, al 22% e all’11%, contro il 14% e il 10% del 2023.
Questione di fiducia
Gli esperti dicono che, al di là del fatto che le politiche ibride richiedano la presenza una volta a settimana o una volta a trimestre, vedono più aziende spiegare ai lavoratori perché devono andare in ufficio, nel tentativo di motivare politiche più stringenti sulla presenza.
In un momento in cui la maggior parte dei dipendenti statunitensi resta poco coinvolta e riceve meno promozioni, alcuni datori di lavoro potrebbero abbandonare le richieste di lavoro in presenza riconoscendo che questa politica potrebbe erodere la fiducia residua tra lavoratore e azienda.