Secondo i numeri di Save the Children più di un milione di minori vivono in povertà assoluta in Italia. E sono proprio i bambini a rappresentare la generazione più povera, a fronte del 6,2% degli anziani over 65, del 9,4% dei 35-64enni, e dell’11,8% dei 18-34enni. L’incidenza maggiore si registra nella fascia di età compresa tra 4 e 6 anni (14,8%), mentre è del 13,4% da 0 a 3 anni. La scuola rappresenta uno spazio essenziale in cui dare ai più piccoli opportunità di crescita. Ed il Pnrr in questo rappresenta un’occasione unica, ma a volte non basta a ridurre le disuguaglianze.
Quello della povertà sociale, economica, educativa ed alimentare dei bambini è una emergenza nel mondo ma anche nel nostro Paese. Ne abbiamo parlato con Antonella Inverno, Responsabile Ricerca, Dati e Politiche presso Save the Children Italia, intervistata presso gli studi romani di Business24 dal direttore editoriale Matteo Vallero.
Dal vostro report emerge che il 13,4% dei bambini e delle bambine in Italia tra 0 e 3 anni è in povertà assoluta. Uno scatto davvero brutale. Come mai ci troviamo in questa situazione?
«I dati sono allarmanti, se guardiamo il complesso della popolazione, sono proprio i bambini ad essere più colpiti dalla povertà. Tra 0 e 6 anni è la fascia dìetà più colpita dalla povertà materiale, cioè ci sono famiglie con figli minorenni in estrema difficoltà in questo momento. Una povertà che per i bambini non può che essere multidimensionale con effetti anche a lungo termine, che preclude loro la possibilità di emancipazione da questo stato e di un futuro diverso. La povertà si può vedere sotto tanti punti di vista, noi abbiamo evidenziato con un focus sulla povertà alimentare e su quella energetica, perché sono quelle che impattano di più sulla quotidianità dei bambini. Tra gli 0 e i 5 anni non riescono a fare un pasto proteico e completo almeno ogni due giorni e vivono in case, almeno uno su dieci, non adeguatamente riscaldate d’inverno, mentre sono estremamente calde d’estate. La scienza ci ha confermato che quello che avviene nei primi 1000 giorni di vita fino al compimento dei tre anni rimane come imprinting di vita e questo fa parte delle determinanti sociali della salute. Ci troviamo in questa situazione perché le nostre politiche di contrasto alla povertà non sono efficaci».
Sul fronte della povertà infantile come si posiziona l’Italia rispetto al resto d’Europa?
«Siamo in fondo alla classifica per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti a rischio di esclusione sociale e povertà. Siamo i quintultimi con percentuale del 27%, più di un bambino su 4 è in questa situazione mentre la media Europea è del 24%. La povertà affligge molti bambini e bambine in tutto il continente ma noi siamo tra i peggiori. Le politiche sono caratterizzate da misure una tantum o bonus che non risolvono i problemi strutturali. Ci basiamo su un welfare familistico, cioè si conta ancora sul sostegno delle famiglie e non sul sostegno pubblico».
L’intervista completa ad Antonella Inverno (Save The Children) è andata in onda sul canale 410 del digitale terrestre
Dal nuovo Atlante dell’infanzia a rischio 2024, realizzato e diffuso proprio da Save The Children, viene messo in luce un paradosso singolare: culle vuote ma asili nido pieni. Com’è possibile?
«Gli asili nido sono disponibili per molto meno di un bambino su tre, con forti differenze regionali. Il Pnrr ha fatto un investimento in questo senso per creare nuovi posti, se tutto dovesse andare nel migliore dei modi e tutti i progetti avviati concludersi entro le date stabiliti, non avremmo comunque raggiunto l’obiettivo europeo del 45% di copertura, andremo vicini al 41% ma ci sarebbero regioni come la Sicilia e la Campania, che sono anche quelle con maggior numero di bambini in fascia d’età, si potrebbero attestare a una percentuale del 33% che era il vecchio standard che l’Ue aveva fissato».
Un altro problema che di certo non aiuta è che sono aumentati i costi pre-nascita e quelli per la cura dei neonati, compresi i prodotti alimentari. Mi fa un quadro generale e mi spiega le ragioni di tali aumenti?
«Alcuni di questi prodotti come i beni alimentari della prima infanzia, che rappresentano beni indispensabili, sono aumentati in alcuni casi di più dell’inflazione, sono costi che tutte le famiglie devono affrontare alla nascita di un figlio. L’aumento del costo della vita incide di più sulle famiglie povere, il perché risiede nelle leggi del mercato ma ancora una volta non ci sono misure sufficienti per sostenere queste famiglie. L’assegno unico è una misura strutturale molto apprezzato in Italia, aiuta ma andrebbe sicuramente rinforzato almeno per i primi anni di vita dei bambini. E’ stato fatto per i bambini fino a un anno di vita, secondo noi andrebbe esteso fino ai tre anni. Il Pnrr è uno strumento essenziale per aiutare le famiglie in povertà e le donne che non hanno nemmeno il tempo per cercare un lavoro. E’ vero che la disoccupazione in Italia diminuisce, ma aumentano le donne inattive, questo è un dato non trascurabile. Per aiutare queste donne a rimettersi nel mercato del lavoro, le mense possono essere uno strumento di aiuto come lo sono nel contrasto della povertà educativa, aiutando i bambini in svantaggio socio economico a frequentare le scuole a tempo pieno. Anche sulle mense il Pnrr fa un investimento, noi abbiamo chiesto che nella legge di bilancio in via di approvazione ci fosse un fondo di contrasto alla povertà alimentare che aiutasse quei comuni che offrono la mensa a quelle famiglie in stato di povertà certificata. Quella dell’accesso alle mense scolastiche dovrebbe essere un livello essenziale delle prestazioni, garantito oltre il Pnrr per tutti i bambini che frequentano almeno le scuole primarie».
Aiutare Save the Children significa aiutare i bambini, come?
«Dal 2010 Save the Children è molto radicata nel territorio italiano, con i partner locali. Siamo presenti con una serie di servizi che coprono tutto l’arco di vita dei bambini, a partire da un programma attivo in diversi ospedali per l’individuazione precoce delle famiglie in fragilità da quando si va a partorire, allo spazio mamme, con attività sia per i bambini che per i genitori, e i punti luce dove curiamo tutte le attività e il sostegno scolastico, il sostegno anche alle attività extra scolastiche e l’inserimento lavorativo. L’intervento che abbiamo reso trasversale a tutti questi servizi è quello di sostegno materiale delle doti, prassi ripresa dal ministero del lavoro e politiche sociali. Le doti sono percorsi personalizzati per ogni bambino e adolescente che ha bisogno di un sostegno economico per poter, a volte acquistare libri scolastici, altre volte frequentare un corso extrascolastico, insomma che mettono insieme tutta una serie di interventi sociali ed educativi e che rappresentano anche un patto tra la famiglia e gli educatori. Con questi interventi supportiamo economicamente e materialmente le famiglie in Italia».
Sosteniamo Save The Children, sia attraverso donazioni che possano essere di supporto alle loro attività sul territorio, sia contribuendo alla sensibilizzazione collettiva su questi temi.