Oxford Economics prevede che la crescita del PIL a livello globale sarà pari al 3,1% nel 2024, con una decelerazione sotto il 3% verso la fine del decennio a causa di fattori strutturali come la bassa natalità, la minore crescita cinese, la ridotta spinta della globalizzazione e l’elevato debito privato e pubblico.
Negli Stati Uniti le politiche economiche espansive del Presidente eletto Trump dovrebbero sostenere l’economia, con benefici per le aziende nei settori dei combustibili fossili, manifatturiero e alta tecnologia. Per il periodo 2024-2027 si prevede un aumento del Pil al 2,7%. Tuttavia, i rischi legati all’aumento del debito e dell’inflazione potrebbero influire negativamente sulla performance economica negli anni successivi. In Europa la crescita dell’Eurozona rimarrà modesta, influenzata da fattori strutturali e dall’elevata inflazione post-crisi energetica.
Ed in Italia? Il 2024 si chiuderà con una crescita del PIL dello 0,5% e nel 2025 registrerà un aumento dello 0,8%. Sono le stime che EY ha presentato nel corso del digital talk Investire in Italia. Ma come? Previsioni sul 2025, con i contributi appunto di Oxford Economics e di rappresentanti del mondo delle imprese. Sono proprio le aziende a dover affrontare le sfide maggiori, legate all’evoluzione tecnologica, alla riorganizzazione dei mercati target, ai cambiamenti nei comportamenti di consumo, alla riduzione della forza lavoro disponibile e all’incremento degli investimenti necessari. Abbiamo fatto il punto con Marco Daviddi, Managing Partner Strategy and Transactions di EY in Italia.
Secondo la vostra ultima analisi prevedete un PIL 2024 a +0,5% mentre nel 2025 la stima passa a +0,8%. Le stesse dell’ISTAT ma inferiori al Governo. Quindi bene ma non benissimo?
«Il nostro modello previsionale è autonomo rispetto a quello di ISTAT, ma certamente è significativo che si arrivi a risultati coerenti. In questa fase storica, ci sono alcuni trend in corso che hanno impatto sia per il consuntivo 2024 che per la previsione 2025. In particolare, registriamo un buon andamento dei consumi (+1,4% nel 2024 e +0,7% nel 2025), grazie ad un mercato del lavoro in salute e, finalmente, a segnali di inversione di tendenza sul fronte dei salari. Tuttavia, il fattore quello che pesa negativamente è quello degli investimenti. Infatti, mentre quelli pubblici sono in forte crescita, anche a dimostrazione che il PNRR sia in fase di attuazione, gli investimenti privati risultano molto penalizzati, con un calo del 3,7% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025, a causa di tassi di interesse ancora elevati, incertezza geopolitica ed economica a livello globale che frena le decisioni di investimento e a costi energetici alti. Riuscire a sbloccare gli investimenti privati, anche attraverso la revisione dei meccanismi di incentivazione, potrebbe essere la leva per consentirci di passare da un bene ad un benissimo».
Quali sono e saranno i driver di crescita?
«Per attivare una crescita sostenibile e duratura nel tempo, le aziende dovrebbero concentrare i propri sforzi su alcune priorità strategiche. A partire dall’evoluzione tecnologica, specie per quanto riguarda l’impatto dell’Artificial Intelligence, sia sui modelli operativi che sui modelli di business delle aziende. Inoltre, in un contesto geopolitico in evoluzione, grande attenzione dovrebbe essere posta alla riorganizzazione dei mercati target, per un tessuto aziendale nazionale fortemente orientato all’export. Occorre fronteggiare i cambiamenti dei comportamenti di consumo dei clienti finali e necessità di costruire un nuovo modello di servizio che integri tecnologie, esperienze e canali di vendita. Tutto questo comporta la necessità di spingere gli investimenti. Anche se il totale degli investimenti privati è previsto in calo per il 2025, questo dato è influenzato dalla riduzione nel settore immobiliare e delle abitazioni, dovuta alla fine degli incentivi edilizi. Tuttavia, stimiamo una crescita degli investimenti in macchinari (+5,9%) e intangibili, tra cui ricerca e sviluppo (+1,6%), grazie al calo del costo del denaro e alla ripresa della domanda mondiale».

Marco Daviddi, Managing Partner Strategy and Transactions di EY Italia (ufficio stampa)
Gli investimenti privati sono visti invece in calo sia quest’anno sia il prossimo. Come mai?
«Gli investimenti privati sono previsti in calo del 3,7% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025. Questa diminuzione è dovuta a vari elementi, tra cui i tassi di interesse che rimangono elevati, l’incertezza geopolitica ed economica con i conseguenti impatti sulle imprese del Paese. Inoltre, stiamo uscendo da una fase storica dove gli inventivi edilizi hanno di fatto portato ad un incremento anomalo e non duraturo di tale voce del bilancio».
Aumenta però il mercato delle M&A. Perché? E quali saranno i trend?
«Il mercato delle M&A è previsto in crescita, con circa 1300 operazioni nel 2024 (+7% rispetto al 2023) e una crescita stimata a doppia cifra nel 2025. Questo aumento è dovuto al consolidamento in settori produttivi e al ruolo significativo dei fondi di Private Equity. Circa il 75% delle operazioni è stato guidato dal consolidamento in settori o filiere produttive. Inoltre, le aziende italiane mantengono un solido trend di investimenti all’estero, con oltre 270 operazioni e un investimento complessivo di circa €15 miliardi».
Si punta molto sul Pnrr per la crescita. È così anche per voi? Quali misure, secondo voi, dovrà adottare il Governo per aumentare il PIL del nostro Paese?
«Il PNRR è fondamentale per guidare e sostenere la crescita economica e per agire per la modernizzazione dell’Italia, anche dal punto di vista infrastrutturale. L’attuazione del Piano deve rimanere una priorità. In aggiunta, Governo e istituzioni possono svolgere un ruolo cruciale per accelerare ulteriormente la crescita utilizzando le risorse a disposizione per favorire la riduzione dei costi energetici, incentivare la transizione tecnologica, ridefinire la politica industriale nel settore automotive e aumentare la capacità di attrazione di investimenti diretti esteri. Queste misure sono fondamentali per stimolare la crescita economica e accelerare la trasformazione del Paese e delle aziende italiane nel 2025».
Come ci posizioniamo rispetto agli altri Paesi?
«Secondo le stime di Oxford Economics, a livello globale la crescita del PIL è prevista al 3,1% nel 2024, con una decelerazione sotto il 3% verso la fine del decennio. Nell’Eurozona, la crescita annuale per il 2024 è stimata allo 0,8%. Questi dati posizionano l’Italia in linea con la media europea. Le prospettive economiche globali per il 2025 offrono un quadro complesso e variegato, con una crescita moderata influenzata da fattori strutturali come l’invecchiamento della popolazione, la scarsa crescita della produttività e l’elevato debito pubblico».
Quanto il contesto geopolitico incerto e l’alta inflazione hanno influenzato ed influenzeranno in futuro lo scenario di crescita? Cosa prevedete?
«L’incertezza geopolitica e l’elevata inflazione hanno influenzato la fiducia delle imprese e gli investimenti privati. Tuttavia, l’inflazione appare oramai sotto controllo e si prevede che l’allentamento della politica monetaria da parte della BCE possa stimolare investimenti e consumi, fornendo sollievo all’economia».
Le prospettive economiche, conclude Daviddi, rimangono cautamente ottimistiche, condizionate dagli aggiustamenti interni, dall’attuazione del PNRR e dall’evoluzione del contesto geopolitico internazionale. Le aziende italiane sono fiduciose rispetto alle sfide e opportunità future, con il 62% dei CEO ottimisti sulle prospettive del Paese e il 72% che prevede una crescita dei ricavi e della profittabilità della propria azienda.