Nei primi 9 mesi del 2024 l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul Pil è migliorato sensibilmente in termini tendenziali. Secondo le stime diffuse stamani da Istat il deficit/Pil nel periodo gennaio-settembre è sceso al 4,6% dal 7,4% della stessa frazione 2023. Nel solo terzo trimestre si è attestato al 2,3% dal 6,3% di un anno prima.
Il deficit italiano ha toccato nel 2023 il 7,2% del Pil, il più alto della zona euro, spinto verso l’alto dagli incentivi governativi per l’efficientamento energetico degli edifici, il cosiddetto superbonus. Roma ha migliorato l’obiettivo di deficit/Pil per il 2024 a 3,8% dal precedente 4,3% e prevede di farlo scendere al 3,3% nel 2025 per poi riportarlo sotto il limite del 3% fissato dalla Ue nel 2026.
Nel terzo trimestre la pressione fiscale è stata pari al 40,5%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono saliti dell’1,6%. La propensione al risparmio è stata pari al 9,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali a livello congiunturale. Il potere d’acquisto ha registrato un +0,4%.
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,4%, è diminuita di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e il tasso di investimento, pari al 21,7%, è calato di 0,4 punti percentuali, confermando la tendenza negativa osservata a partire dai primi mesi del 2023.