Il viaggio di Business24 ed eToro nel mondo dei BRICS continua dopo la pausa natalizia. Oggi con Gabriel Debach, market analyst di eToro, parliamo della Bielorussia che presenta un’economia fortemente centralizzata in cui lo Stato controlla direttamente o indirettamente il 75% della produzione industriale, possiede il 60% degli investimenti in capitale fisso e impiega circa il 55% della forza lavoro.
La Bielorussia è uno dei partner dei BRICS, quali conseguenze potrebbero esserci per il destino economico della nazione grazie a questa alleanza?
«La Bielorussia, divenuta partner dei BRICS lo scorso novembre, potrebbe ottenere significativi vantaggi da questa alleanza. L’elemento comune, evidenziato in precedenza per gli altri Paesi e valido anche in questo caso è, in primis, la potenziale espansione dei mercati di riferimento e il rafforzamento delle relazioni diplomatiche con potenze emergenti. Questo scenario offre a Minsk la possibilità di incrementare le esportazioni e attrarre investimenti esteri diretti, sfruttando le dinamiche di cooperazione economica all’interno del blocco. Particolarmente strategica potrebbe rivelarsi, in particolare, la collaborazione con la Cina, vista l’importanza crescente di Pechino come motore economico globale e promotore di iniziative come la Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS, che potrebbe finanziare progetti infrastrutturali e tecnologici in Bielorussia. L’adesione al gruppo rappresenta un’opportunità cruciale per riposizionarsi economicamente e geopoliticamente, valorizzando la collocazione geografica della Bielorussia quale snodo naturale tra Asia ed Europa. L’accesso a piattaforme logistiche e tecnologiche avanzate, come quelle sostenute dalla Belt and Road Initiative cinese, potrebbe permettere al paese di sviluppare sistemi di trasporto integrati e innovativi. A livello politico, il presidente Lukashenko ha sottolineato la necessità di costruire un nuovo ordine mondiale basato sul rispetto reciproco, sulla sicurezza indivisibile e su garanzie di sviluppo pacifico. La Bielorussia, in linea con questi principi, si sta muovendo all’interno dei BRICS con proposte concrete, tra cui progetti nel settore della scienza agraria. Questi includono la ricerca sull’adattamento delle colture ai cambiamenti climatici, la bonifica dei terreni e l’integrazione di nuovi terreni nella rotazione agricola. Tali iniziative potrebbero posizionare la Bielorussia come un attore chiave per affrontare sfide globali legate alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità. Un ulteriore punto di forza per Minsk è il crescente sviluppo del settore tecnologico e IT. Nonostante un contesto politico interno complesso, le start-up bielorusse hanno dimostrato capacità di innovare e resilienza. La Bielorussia potrebbe sfruttare l’integrazione con i BRICS per rafforzare la cooperazione tecnologica e diventare un fornitore di servizi digitali, come soluzioni di sicurezza informatica, sviluppo software e infrastrutture tecnologiche. Questo consentirebbe al paese di contribuire ai progetti digitali dei BRICS e di migliorare la propria posizione all’interno del blocco».
L’economia della Bielorussia dipende strettamente da Mosca sia per i prodotti energetici che per le materie prime. Quali sono, invece, i pilastri su cui Minsk potrebbe poggiare autonomamente?
«È vero che, in ambito energetico, la Bielorussa è fortemente legata alla Russia, che le fornisce petrolio e gas naturale a prezzi agevolati. Tuttavia, sono diversi i settori che potrebbero agevolare una maggiore autonomia economica per il Paese: innanzitutto, l’industria manifatturiera rappresenta un pilastro fondamentale, con una produzione diversificata che include mezzi pesanti, macchinari e apparecchiature elettriche. In particolare, la produzione di camion e autoarticolati è un segmento di eccellenza, con aziende che esportano in diversi mercati internazionali. L’industria chimica e petrolchimica è un altro settore rilevante, con una produzione diversificata che include fertilizzanti e prodotti chimici di base. Nonostante la dipendenza dalle materie prime russe, la trasformazione e la produzione di prodotti chimici avviene localmente, contribuendo all’economia nazionale. Anche il settore agricolo riveste un ruolo importante per Minsk, che gode di una produzione significativa di prodotti lattiero-caseari, ma anche carne, patate e lino. L’agricoltura bielorussa è specializzata nell’allevamento e nella coltivazione di colture tradizionali, supportando sia il consumo interno che le esportazioni. Inoltre, l’industria del legname e della lavorazione del legno beneficia delle vaste risorse forestali del paese, producendo legname lavorato, mobili e altri prodotti in legno destinati sia al mercato interno che all’esportazione. Infine, il settore tecnologico, in particolare lo sviluppo di software, ha mostrato una crescita significativa negli ultimi anni, posizionando la Bielorussia come un hub emergente nell’Europa orientale per l’innovazione tecnologica».
La Bielorussia ha dovuto combattere, direttamente o indirettamente, con le sanzioni che hanno colpito la Russia? Qual è il peso dell’alleanza con la Russia considerando la posizione di Minsk nella guerra con l’Ucraina?
«L’impatto delle sanzioni internazionali alla Russia si è inevitabilmente esteso alla Bielorussia, sia direttamente che indirettamente. Sebbene inizialmente le misure fossero rivolte principalmente a Mosca, la stretta alleanza tra i due Paesi ha spinto l’Unione Europea e altri attori internazionali a includere Minsk nel regime sanzionatorio. Queste sanzioni hanno colpito settori strategici dell’economia bielorussa, come il commercio, i servizi e i trasporti, limitando l’accesso ai mercati internazionali, ostacolando le operazioni finanziarie e aggravando ulteriormente l’isolamento economico del Paese. Il supporto logistico e territoriale fornito da Minsk alle forze russe, attraverso la concessione del proprio territorio per operazioni militari, ha consolidato i legami politici ed economici tra i due Paesi. Tuttavia, questo sostegno ha comportato un pesante costo geopolitico, intensificando le tensioni con l’Occidente e provocando ulteriori misure restrittive che hanno penalizzato l’economia bielorussa. L’allineamento con la Russia non ha solo incrementato l’isolamento internazionale della Bielorussia, ma ha anche aumentato la sua dipendenza dal sostegno economico e politico di Mosca. In particolare, l’intensificazione delle spese militari e la riallocazione delle risorse verso settori legati alla difesa hanno sottratto investimenti cruciali ad altri ambiti economici, limitando le prospettive di sviluppo e diversificazione. Questo approccio ha ulteriormente accentuato le vulnerabilità strutturali dell’economia bielorussa. Sebbene la mancanza di trasparenza renda difficile stimare con precisione l’impatto dell’economia di guerra sul PIL bielorusso, è evidente che la partecipazione indiretta al conflitto e l’imposizione delle sanzioni hanno ostacolato la crescita economica e ridotto la capacità di Minsk di promuovere uno sviluppo sostenibile. Le risorse destinate al conflitto non solo hanno frenato investimenti in settori produttivi, ma hanno anche reso la Bielorussia ancora più dipendente da Mosca, compromettendo la sua capacità di operare in maniera autonoma sul piano internazionale».
Quali sono le voci maggiori che costituiscono il PIL della nazione? Qual è il peso dell’economia di guerra per Minsk?
«Il PIL della Bielorussia si basa principalmente su tre pilastri: industria, servizi e agricoltura. L’industria manifatturiera è da sempre un elemento trainante per l’economia bielorussa. Il paese è noto per la produzione di macchinari pesanti, veicoli e apparecchiature industriali, che vengono esportati in mercati chiave, tra cui Russia e altri Stati post-sovietici. Tuttavia, l’impatto delle sanzioni occidentali e la crescente dipendenza dai mercati russi stanno riducendo la capacità della Bielorussia di diversificare le proprie esportazioni, limitando le prospettive di crescita nel settore industriale. Recenti dati indicano che, pur rimanendo una componente centrale del PIL, la produzione industriale ha subito una leggera contrazione nel 2024, a causa di restrizioni commerciali e difficoltà logistiche. Il settore agricolo, sebbene di dimensioni inferiori rispetto all’industria, rappresenta un pilastro importante dell’economia. La Bielorussia è uno dei principali produttori di cereali, patate e prodotti lattiero-caseari nell’Europa orientale. L’abbondanza di terreni agricoli e un sistema di gestione centralizzato consentono una produzione su larga scala, che non solo soddisfa il fabbisogno interno, ma sostiene anche le esportazioni, principalmente verso la Russia. Tuttavia, il settore agricolo non è immune alle sfide, come i cambiamenti climatici e l’accesso limitato ai mercati occidentali, che ostacolano il pieno sviluppo del suo potenziale. Il comparto dei servizi, che include commercio, trasporti e comunicazioni, ha acquisito un ruolo sempre più rilevante nell’economia bielorussa. Questo settore ha beneficiato in parte della posizione geografica strategica del paese, che funge da ponte tra Europa e Asia. Tuttavia, le sanzioni e l’isolamento internazionale hanno ridotto l’accesso della Bielorussia ai mercati globali, limitando le opportunità di espansione per il settore dei servizi. Nonostante ciò, il comparto rimane una componente significativa del PIL, sostenendo la domanda interna e le attività di transito regionale. Un elemento chiave che ha inciso sull’economia nazionale negli ultimi anni è l’aumento delle spese militari, legato al contesto geopolitico e alla guerra in Ucraina. La Bielorussia ha destinato una quota crescente delle risorse economiche alla difesa, sostenendo l’alleato russo e rafforzando le proprie capacità militari».
Questa riallocazione di risorse, conclude Debach, ha inevitabilmente ridotto i margini di investimento in altri settori, limitando lo sviluppo economico e aggravando la dipendenza dal sostegno russo. La mancanza di trasparenza sui dati relativi alla spesa militare e al suo impatto economico complessivo rende difficile stimare con precisione l’influenza di questa economia di guerra sul PIL, ma è chiaro che le implicazioni sono significative.